Non solo la Regione Lombardia. Anche l’Asp di Catania è pronta a esternalizzare il proprio servizio di call center per le prenotazioni sanitarie. Nonostante la selezione pubblica per dei contratti a tempo determinato bandita da appena qualche anno e da cui, proprio per questo servizio, negli ultimi tempi si è pescato con una quarantina di […]
L’Asp di Catania pronta ad affidare il call center ai privati: dopo la selezione pubblica e le partite iva (ma con badge e turni)
Non solo la Regione Lombardia. Anche l’Asp di Catania è pronta a esternalizzare il proprio servizio di call center per le prenotazioni sanitarie. Nonostante la selezione pubblica per dei contratti a tempo determinato bandita da appena qualche anno e da cui, proprio per questo servizio, negli ultimi tempi si è pescato con una quarantina di chiamate. Ma a partita iva – seppure con badge e turni – e la possibilità di chiudere subito queste posizioni, qualora si concretizzi l’affidamento ai privati del servizio di Cup (il Centro Unico Prenotazioni) provinciale. Di certo c’è che, al contrario della commessa lombarda – tornata alla cronache nell’indagine per corruzione a carico del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno -, stavolta il lavoro potrebbe essere quasi a chilometro zero. Magari sempre a Paternò, nel Catanese: patria indiscussa dei centralini isolani del settore, con una realtà nata vent’anni fa grazie al lontano appalto lombardo, in ambienti vicini al presidente del Senato Ignazio La Russa. E, d’altronde, a gestire oggi quel call center è l’azienda trentina Gpi che, per l’Asp di Catania e non solo, cura già l’infrastruttura digitale delle prenotazioni usata dagli operatori, compresa la gestione delle liste d’attesa.
Dalla selezione del 2023 alle partite iva
Siamo a dicembre del 2022 quando l’Asp pubblica una selezione per una graduatoria di operatori informatici di categoria B, da chiamare con contratti a tempo determinato per varie necessità. Le prove si svolgono l’estate successiva e, nell’autunno del 2023, in poco più di cento prendono servizio, per lo più dislocati nelle farmacie territoriali di Catania e provincia. Con regolari contratti che, di rinnovo in rinnovo, li garantiscono fino a dicembre 2025. Durante lo scorso anno, la graduatoria scorre: con un secondo gruppo e poi un terzo a cui si propone di svolgere servizio al Cup provinciale. In sostanza, gestire le chiamate dei cittadini che vogliono prenotare una visita o un esame. Con una differenza sostanziale, però, rispetto ai primi colleghi chiamati: la loro è una proposta di collaborazione a partita iva, contrariamente a quanto previsto dalla selezione. E con una tariffa oraria che si è andata abbassando: intorno ai dieci euro per gli ultimi arrivati e poco di più per i primi. Alcuni poi stabilizzati per aver già prestato servizio durante il periodo Covid. Nonostante le diverse forme contrattuali, però, il lavoro richiede un «impegno orario settimanale di 30 ore, secondo l’articolazione oraria giornaliera concordata con la Direzione sanitaria aziendale», con un badge che segna gli orari di ingresso e di uscita dalla sede, e turni fissati e comunicati.
Il passato tentativo fallito di affidarsi ai privati
L’idea di esternalizzare il servizio di prenotazioni sanitarie non è affatto nuova per l’Asp di Catania. Un tentativo era già stato fatto prima del Covid, ma ha visto le aziende aggiudicatrici ritirarsi. È così che l’Asp organizza un servizio interno, formando il proprio personale, che però non poteva certo bastare. Anche da qui nasce dunque la selezione per creare un bacino di futuri operatori e dare una forma stabile al call center del Cup provinciale. Almeno fino a novembre 2024, quando la nuova dirigenza – definita a luglio dal presidente della Regione Renato Schifani – chiede esplicitamente di poter esternalizzare il servizio, in deroga alla legge che vieta alle aziende sanitarie pubbliche di affidare ai privati «funzioni il cui esercizio rientra nelle competenze di uffici o di unità operative aziendali». Se non per «casi di comprovata necessità derivante da carenza di organico» o generiche «cause non ascrivibili a scelte della direzione generale».
La procedura di esternalizzazione del Cup etneo
Ed è proprio per «l’organico non sufficiente» che l’Asp di Catania chiede, come prevede la legge, il parere dell’assessorato regionale alla Sanità. Ma non solo. Perché – nonostante la selezione, la graduatoria e la successiva formazione interna – a servire sarebbero operatori con «non solo competenze informatiche, ma anche specifiche attitudini relazionali e organizzative». Una lacuna che si è provato a colmare con la «ridistribuzione interna delle risorse» e anche, si spiega nella nota, «per un tempo limitato e in via assolutamente eccezionale, al conferimento di incarichi libero professionali di personale informatico». Gli operatori a partita iva, appunto. Con «l’eventuale possibilità di cessazione anticipata – si legge in un successivo documento – in caso di definizione della procedura di esternalizzazione del Cup». Procedura che, in effetti, prende corpo dopo l’autorizzazione dell’assessorato, arrivata ad aprile. Da quel momento, le partite iva vengono prorogate di due mesi in due mesi. Fino ad agosto, secondo l’ultimo rinnovo, in base ai «tempi di previsione di conclusione della procedura di esternalizzazione», allo studio degli uffici. E che sembra essere prevista a breve.
La risposta dell’Asp di Catania
Nel ricordare come, anche per gli incarichi libero-professionali, si sia proceduto «nel pieno rispetto dell’ordine di merito», l’Asp di Catania spiega a MeridioNews che il ricorso alla stessa graduatoria anche per le proposte a partita iva rispondeva «all’esigenza di celerità e di contenimento della spesa pubblica, evitando l’avvio di una nuova procedura selettiva». Impossibile applicare a tutti le stesse condizioni – ossia il contratto a tempo determinato -, perché «l’Asp di Catania non dispone, nella propria dotazione organica, di figure professionali dedicate al servizio Cup». Un classico paradosso pubblico, insomma, di un servizio senza posti previsti. Per cui è dunque possibile stipulare solo collaborazioni. Organizzate «in autonomia», secondo «la propria disponibilità oraria», con una turnazione «funzionale alla gestione di un servizio telefonico che opera su fasce orarie estese», ma che, per l’azienda, «non determina in alcun modo un vincolo di subordinazione». Mentre sull’esternalizzazione, l’Asp etnea conferma di avere «avviato le attività propedeutiche di progettazione» di affidamento del servizio e di stare valutando le modalità più adatte. Compreso «il possibile utilizzo di convenzioni Consip», ossia la centrale acquisti delle amministrazioni pubbliche. In ogni caso, si tratterebbe di un affidamento breve: l’assessorato regionale alla Salute, infatti, ha previsto «l’obbligo – concludono dall’Asp di Catania – di procedere all’internalizzazione del servizio entro un anno dalla data di esternalizzazione».