Nosaworu Otoriyekemwen è finito in manette, accusato di essere tra i vertici della confraternita degli Eiye. A lui è riconducibile un pub oggi chiuso. Al centro dell'inchiesta la corsa alla reggenza del gruppo. «Dovrebbero rompergli le gambe», diceva al telefono
Ascesa di Super, rispettato boss della mafia nigeriana «Capo a Palermo e Catania» col locale a San Berillo
Tra i vicoli di San Berillo tutti lo chiamavano Super oppure Giulio. Conosciutissimo per essere il gestore del One love Africa club. Un locale minuscolo ma sempre molto affollato al civico 9 di via Ciancio. Nel cuore della parte vecchia della città di Catania. Lui, Nosaworu Otoriyekemwen, 37 anni, in realtà avrebbe avuto un sogno nel cassetto: tenere alto il nome della confraternita degli Eiye, ritenuta tra quelle maggiormente in ascesa all’interno del panorama siciliano della mafia nigeriana. Super è finito in manette nei giorni scorsi nell’ambito dell’operazione No fly zone della squadra mobile di Palermo. Accusato di associazione mafiosa insieme ad altri 18 connazionali. Per i magistrati apparterrebbe all’aristocrazia mafiosa della Cosa nera.
Capace di muoversi a suo agio tra conflitti interni e complicate corse alla poltrona di comando. Perché sul modello della mafia di Totò Riina e Bernardo Provenzano anche all’interno degli Eiye ci sarebbe una precisa organizzazione interna. Ci sono i soldati, chiamati bird, e ci sono i capi dei mandamenti provinciali riconosciuti come Ibaka. Questi ultimi si fanno affiancare dai fidati Ostrich, cioè gli struzzi. E poi c’è anche quella, con una riunione monitorata a Caltanissetta, che ha i contorni della vecchia commissione di Cosa nostra diretta per primo da Salvatore Cicchiteddu Greco. In tutto questo, Super negli atti dell’inchiesta viene indicato come un personaggio di assoluto prestigio. Un membro storico che avrebbe dato il suo parere nelle principali vicende degli Eiye.
Ad accusarlo non ci sono soltanto le forze dell’ordine ma pure un suo ex compare: Chuckwudi Ofladu. Che non è soltanto l’ultimo pentito della mafia nigeriana. Perché nel suo passato più recente c’è anche un breve passaggio da reggente della confraternita, da dicembre 2017 a giugno 2018. Salvo poi essere destituito. Colpevole, forse, di non avere dato la giusta considerazione al nido di Catania. «Per questo motivo mi sono spostato a Mineo – diceva intercettato al telefono – Ho visto i birds e a Mineo sono molto fedeli e conoscono le tradizioni. Se Catania fosse ben organizzata avrei fatto la mia cosa lì». Nel mirino finisce anche colui che poi verrà eletto suo successore: Desmond Augustin, bollato senza giri di parole come «una piccola lucertola».
Con la famiglia siciliana nel caos, Super avrebbe provato a mettere la pace. Secondo gli investigatori si sarebbe pure recato a Padova per consultare gli anziani della confraternita. E quando Desmond diventa il maggiore oppositore alla reggenza di Ofladu spunta un progetto per punirlo. Una sorta di caccia all’uomo. «Ho detto di inoltrare il suo numero a tutti i bird d’Italia – spiegava Super mentre era intercettato – così possono iniziare a chiamarlo. Dovunque lo vedranno lo troveranno, dovrebbero rompergli le gambe […] Gliela farò pagare, non ti preoccupare». Intanto in via Ciancio si continuava a ballare. Tra serate per festeggiare l’indipendenza della Nigeria, dj, ballerine e tavoli riservati venduti a cento euro. In alcune foto spuntano anche i colori bianco-blu, distintivi proprio della confraternita degli Eiye e spesso indossati da Super.
Dentro alla mafia nigeriana si rimane capi per almeno tre anni. E secondo un altro pentito, Augustin Johnbull, detto il Buscetta nero, anche Super avrebbe comandato a lungo, raccattando denunce per falsificazione di documenti e droga: «Quando è diventato ibaka a Palermo ha esercitato la sua posizione anche a Catania. Ha una voce forte e può spaventare chi lo ascolta, ma non fa male a nessuno», si legge in un verbale agli atti dell’inchiesta. Dietro all’arresto di Super potrebbero aprirsi ulteriori spiragli sulla presenza della gang degli Eiye nel capoluogo etneo. Già finito sotto i riflettori nei mesi scorsi con un’operazione che ha colpito la confraternita rivale dei Vikings.