Artigiani 2.0, storie di giovani che si reinventano Sarte, falegnami e barbieri per sfuggire alla crisi

Inventarsi un’attività per reagire alla crisi e non dover fuggire lontano. Lo fanno molti giovani catanesi che, nonostante anni di studi e una laurea in tasca, si sono saputi reinventare. Artigiani 2.0 che si fanno conoscere attraverso i social network, dove postano foto degli oggetti in vendita e prendono ordinazioni. Anche se le occasioni d’oro arrivano con i mercatini allestiti in città, dove possono esporre le loro creazioni ed entrare a contatto con la gente. Girando tra gli stand del Pop up market – il mercato di vintage, artigianato e oggetti di seconda mano – ci si imbatte in storie interessanti. 

Come quella di Federica Galfo che, con la sorella Giuliana e la loro mamma, ha creato il brand Choc Chic. «La manodopera principale è quella della mamma – racconta Federica – che fin da piccole ci ha influenzato con la sua passione. Ci cuciva i vestiti e, crescendo, abbiamo deciso di imparare quest’arte». Federica studia all’accademia di moda San Camillo e la sorella Giuliana è laureata in Scienze della comunicazione internazionale. Anche quest’ultima ha imparato a cucire da autodidatta. Le tre stiliste per passione – dopo aver registrato il marchio – stanno pensando di aprire uno showroom. «Manca la location, più avanti vedremo come organizzarci», spiegano.

Di recente è tornata tra i giovani anche la moda delle barbe e dei barbieri di una volta, che coccolavano il cliente con asciugamani caldi e prodotti specifici. Il 23enne Leandro Giannizzi fin da piccolo ha avuto la mania di sistemare i capelli ai fratelli e agli amici. Oggi lavora da Il Barbiere ModHairha trasformato il suo hobby in un lavoro e si è ritagliato un angolino all’interno del market, dove chiunque può sedersi e godersi un momento di relax. «È nato come un gioco – spiega Leandro – e mi sono appassionato a questo mondo. È importante dedicare un po’ di tempo alla barba e ai capelli, anche l’uomo si deve curare e prendersi un momento per sé».

Cosa fare poi delle maniglie rotte che non possono essere sistemate? La risposta la danno Peppe Palumbo, studente di Scienze politiche, e la fidanzata Stella Taverna, diplomata all’istituto d’arte, che vendono degli appendini realizzati proprio con le maniglie. Il marchio Wop style è nato quasi da una necessità e ora vanta un piccolo laboratorio. «L’idea è nata dal fatto che si era rotta la maniglia della camera da letto di Stella – racconta Peppe – ma c’era affezionata e non voleva buttarla. Così ha deciso di riciclarla». I due non sapevano molto di falegnameria e pian piano hanno migliorato la loro tecnica, fino a creare le maniglie che hanno ottenuto tanto successo. «Il nostro campo di lavoro è la creatività, siamo sempre aperti a nuove idee».

Ma è il cucito a farla da padrone. Maria Grazia realizza a mano vestiti per le Barbie. Ognuna delle sue creazioni è un capo unico, curato nei minimi dettagli. «Da piccola non avevo i soldi per comprare una Barbie – racconta – e creavo i vestiti per quelle delle mie amiche». La stoffa le ispira il modello da realizzare, che finirà esposto nella sua bancarella. Carla D’Anna, in arte Cool Lalla, è una fashion designer. Nella sua bancarella spiccano, tra vestiti e cappelli, i turbanti che realizza in diversi modelli. «L’idea mi è venuta mentre preparavo la mia tesi di laurea sulla cultura africana nella moda», racconta. Per Carla, il ritorno dei giovani al fatto a mano è positivo. «Non è come comprare in un grande magazzino – commenta – Le cose create da me rendono particolare il mio stile e il mio modo di essere».

Luana Cotroneo, infine, è una consulente del lavoro che nel fine settimana si trasforma in artigiana per vendere gli orecchini che realizza. Fin da piccola ha la passione per la moda e, considerato che comprava sempre orecchini, ha pensato di iniziare a crearli. Oggi, a 35 anni, impiega delle ore per realizzare modelli particolari. «Faccio anche dei sacrifici perché spesso la sera o la domenica non esco con gli amici per creare, però mi diverto e mi piace». 


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