Nuovi calcoli sulla distanza del sito - approvato dalla Regione - dal Comune di Montallegro, nell'Agrigentino. Mentre si discute sul doppio incarico della guida del progetto privato, già a capo di una partecipata pubblica nello stesso settore. Fava: «Si verifichi»
Rifiuti, ancora scontro sul nuovo impianto di compostaggio Sullo sfondo, il ruolo pubblico-privato dell’amministratore
Si gioca su una distanza di un centinaio di metri la disputa tra il Comune di Montallegro, nell’Agrigentino, e la Regione siciliana. Oggetto del contendere è l’impianto di compostaggio, progettato dalla ditta Catanzaro Costruzioni, e già autorizzato. Per la legge, i siti come questo – che riceverà ogni anno 78mila tonnellate di rifiuti, tra organico e sfalci, e produrrà compost e metano liquido – devono trovarsi ad almeno tre chilometri dai centri abitati. Stando ai documenti presentati, l’impianto dista 3,1 chilometri dal piccolo Comune, ma i suoi poco più di duemila abitanti, insieme al sindaco Giovanni Cirillo, non sono così convinti del conteggio.
Facendosi portavoce dei cittadini che vivono già non lontano dalla discarica che i Catanzaro hanno a Siculiana, il Comune a settembre aveva presentato ricorso al presidente della Regione. L’iniziativa, presa qualche mese dopo il rilascio dell’autorizzazione ambientale da parte dell’assessore Toto Cordaro, a febbraio è stata rigettata dalla giunta Musumeci. Poche settimane e il primo cittadino Cirillo ha deciso di ritentare: stavolta a essere contestata è la distanza tra l’area di progetto e il centro abitato. Il nuovo reclamo, notificato il 7 marzo, ha portato la giunta Musumeci a dare mandato al dipartimento regionale tecnico di recarsi sul posto e appurare lo stato dell’arte. Determinante, oltre all’operazione di misurazione in sé, sarà l’individuazione del centro abitato da prendere a riferimento per i conti. Secondo il codice della strada, almeno 25 fabbricati con accesso diretto sulla strada e che costituiscano un «raggruppamento continuo». Di fatto, quindi, a rimettere in gioco l’iter non potranno essere case sparse tra le campagne, anche se abitate.
Percorso, quello per il nuovo impianto, che aveva già avuto i suoi aggiustamenti: tarato per ricevere oltre 250mila tonnellate all’anno, nel progetto originale prevedeva l’ingresso non solo della frazione organica ma anche dei rifiuti urbani residuali (Rur). Una capacità decisamente superiore rispetto al fabbisogno della provincia di Agrigento e poi ridotta su richiesta della commissione tecnico-scientifica regionale. Intanto, nell’attesa di conoscere il risultato delle nuove misurazioni circa la distanza dal centro abitato, fa discutere il doppio ruolo a tema rifiuti in capo a Giuseppe Panebianco, amministratore della privata Catanzaro Costruzioni, ma anche di una società legata all’ente pubblico che gestisce i rifiuti a Enna.
Nel primo caso, come risulta anche da documenti camerali, Panebianco viene nominato dal Gruppo Catanzaro – società che controlla la Costruzioni – a giugno del 2020. Il professionista, a maggio dell’anno precedente, era già stato scelto dalla Srr Enna Provincia come amministratore della Ambiente e Tecnologia, tramite la quale si occupa tutt’ora della gestione della discarica pubblica e dell’impianto di trattamento di Cozzo Vuturo (Enna). Una situazione simile coinvolge Panebianco anche nel Nisseno, dove dal 2018 è amministratore della Servizi ed Impianti, società che fino al 2020 ha operato per conto della Srr Caltanissetta Provincia Nord nella raccolta dei rifiuti e che da qualche mese ha presentato richiesta di concordato preventivo al tribunale.
Tre diverse province, ognuna con i suoi rifiuti. Ma anche una situazione che, nel caso – non troppo remoto in Sicilia – di un’emergenza con la necessità di trasportare i sacchetti altrove, potrebbe creare qualche imbarazzo nella scelta dei siti. «Sappiamo del ruolo che Panebianco ha nella società privata, ce lo ha comunicato lui, ma non abbiamo ritenuto potesse esserci incompatibilità o conflitto d’interesse – spiega Antonio Licciardo, il presidente della Srr Enna Provincia – Per noi l’importante è che non ci siano rapporti diretti tra le società e non ce ne sono». Su eventuali scenari futuri MeridioNews ha interrogato anche Catanzaro Costruzioni e lo stesso Panebianco, che hanno scelto di non rilasciare dichiarazioni.
Qualche mese fa, in effetti, Panebianco avrebbe anche presentato le sue dimissioni a Enna, «ma erano legate a divergenze di vedute, nulla a che vedere con la sua collaborazione con Catanzaro Costruzioni», specifica Licciardo. Che manifesta la propria stima per il professionista: «La società sta lavorando bene – continua il presidente della Srr – e l’amministratore unico è riuscito a portare i conti in attivo, nonostante i contrattempi». Il riferimento è al progetto per Cozzo Vuturo presentato nel 2020 dalla Ambiente e Tecnologia: l’ampliamento di una delle vasche della discarica che finora si è però scontrato con una serie di criticità – messe nero su bianco in un parere della Cts regionale – legate alla gestione del sito. Tra cui la possibile mancata stabilizzazione dei rifiuti. La scorsa estate, invece, la discarica era rimasta danneggiata da un rogo.
A porre sul tavolo una questione di opportunità è invece Claudio Fava. Secondo il deputato – che, con la commissione regionale Antimafia, ha dedicato un’indagine al ciclo dei rifiuti in Sicilia – la duplice veste di Panebianco è un tema da affrontare. «Ritengo necessario verificare se esistano profili di incompatibilità tra i due ruoli, ma in ogni caso siamo davanti all’ennesima situazione anomala che si registra nel settore dei rifiuti – dichiara Fava a MeridioNews -. Le commistioni tra pubblico e privato in questo campo hanno già prodotto numerosi disastri dando vita a situazioni quantomeno nebulose. Per questo scriverò all’assessorato affinché faccia luce su quanto emerge dalla lettura dei documenti camerali».