«Qualcosa nelle indagini non è andata bene». Ne è sempre più convinta Piera Maggio, la madre della bambina scomparsa 17 anni fa da Mazara del Vallo. Intanto, la procura di Marsala ha convocato un supertestimone che ha fatto una rivelazione importante
Denise, un uomo la vide in hotel il giorno della scomparsa Avvocato: «Preoccupato dall’aggressione a una testimone»
«Qualcosa nelle indagini non è andata bene». Lo dice con voce ferma e sguardo dritto Piera Maggio che, parlando della vicenda di sua figlia Denise Pipitone, usa il termine «sequestro» e non scomparsa. Sono trascorsi 17 anni dalla mattina di quell’1 settembre quando a Mazara del Vallo, nel Trapanese, della bambina di quattro anni si sono perse le tracce. «Abbiamo mandato tre informazioni alla procura di Marsala (che di recente ha riaperto le indagini, ndr), facendo uno screening rispetto alle moltissime segnalazioni che abbiamo ricevuto», spiega l’avvocato Giacomo Frazzitta che da anni assiste Piera Maggio, durante lo speciale di Ore 14 in onda su Rai2.
«Un fatto grave che mi preoccupa – aggiunge il legale – è che, qualche giorno fa, una testimone chiave è stata aggredita sotto casa da tre soggetti che non sono stati ancora identificati. Si tratta di una persona che ha fatto una rivelazione importante – aggiunge l’avvocato – e bisogna capire se quest’aggressione sia collegata al caso di Denise. Quel che è certo è che non le hanno rubato nulla: sembrano le dinamiche di una spedizione punitiva». Intanto, la procura di Marsala ha convocato un supertestimone che ha raccontato di avere visto Denise proprio quell’1 settembre all’hotel Ruggero II. La struttura ricettiva dove all’epoca lavorava Anna Corona, la moglie di Piero Pulizzi, il padre biologico di Denise.
Quello del supertestimone, che non ha mai avuto nulla a che fare con le indagini, sarebbe un racconto particolareggiato che confermerebbe i dubbi sulle ricostruzioni fatte da Jessica Pulizzi, imputata e poi assolta per mancanza di prove nei tre gradi di giudizio dall’accusa di avere sottratto la bambina e di averla ceduta ad altri. La versione del supertestimone però avrebbe un punto debole: non sono state riscontrate prove certe della sua presenza in quell’hotel dove sarebbe stato in vacanza con la famiglia. Dopo 17 anni, non ci sono documenti delle banche e nemmeno dei registri dell’albergo. Quello che, di recente, è finito al centro della vicenda per via del foglio delle presenze su cui a scrivere le 15.30, come orario uscita di Corona, era stata la collega e amica Francesca Adamo fornendole, così, un alibi. Su quel giorno, diverse e contraddittorie sono state le ricostruzioni fatte da diversi dei protagonisti che ruotano attorno all’albergo.
Nei giorni scorsi, intanto, la procura di Marsala ha indagato per false dichiarazioni ai pm la magistrata Maria Angioni. Colei che per prima si era occupata del caso di Denise Pipitone e che più di recente è tornata a parlare di depistaggi e fughe di notizie nelle indagini dell’epoca. «Il reato di false dichiarazioni ai pm – spiega l’avvocato Frazzitta – sussiste quando rispetto agli elementi che la procura ha nel fascicolo non è rintracciabile il contenuto delle affermazioni fatte. Il soggetto, comunque, non perde credibilità». Negli ultimi mesi, alcuni tasselli per ricostruire quanto accaduto 17 anni fa stanno arrivando dall’analisi delle intercettazioni grazie a nuove tecniche con cui gli audio importanti sono stati rallentati e puliti. Nel frattempo, alcuni deputati hanno proposto l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta per «esaminare l’efficacia dell’attività investigativa, valutando se vi siano state inadempienze o ritardi». Nel 2015 era stata una sentenza della corte d’Appello a mettere nero su bianco che, in effetti, c’erano state «approssimazione, superficialità, omissioni, ritardi e mancate perquisizioni».