Cinque Comuni verso le Amministrative d’autunno Vince l’attendismo: giochi fatti solo a Montelepre

Nei cinque Comuni del Palermitano che saranno chiamati alle urne il prossimo autunno sembra prevalere la linea dell’attendismo. A eccezione di Montelepre, dove sono già quattro le figure che hanno sciolto le riserve annunciando la propria candidatura, negli altri centri si agisce con cautela. D’altra parte Montelepre è uno dei soli due Comuni (l’altro è Terrasini) della rosa in cui la prima cittadina Maria Rita Crisci è decaduta per regolare scadenza del mandato. Crisci, che ha subito annunciato la sua volontà di tentare la corsa per il secondo mandato consecutivo, con tutta probabilità sarà assistita dalla stessa squadra che si rivelò vincente quattro anni fa. 

A contenderle la poltrona saranno il funzionario regionale Giuseppe Terranova, sostenuto, tra gli altri, dal Movimento 5 stelle; Nino Plano e Beniamino Gaglio. Terranova, che all’attivo ha già una campagna elettorale persa nel 2009 contro Giacomo Tinervia, conterà anche sull’appoggio del movimento Cantiere 2.1, del gruppo consiliare Insieme per Montelepre, reduce dall’esperienza di opposizione a Crisci e della corrente capeggiata dall’ex assessore Giuseppe Pizzurro. Proprio per le tante alleanze è improbabile che il simbolo del M5s comparirà sui tabelloni elettorali, dove invece ci saranno logo e simbolo dell’annunciata lista Vivere Montelepre, che dovrebbe raccogliere esponenti di ogni corrente a sostegno del candidato. Il nome di Plano è stato partorito dal Laboratorio Politico Montelepre diversi mesi fa, con una lunghissima campagna elettorale per lui e per i suoi sostenitori, tra cui il consigliere uscente Salvatore Pisciotta, membro attivo di Diventerà Bellissima di Nello Musumeci. Infine, Beniamino Gaglio si presenterà con il sostegno della lista civica Per Montelepre.

A Terrasini è praticamente certa la ricandidatura del sindaco uscente Giosuè Maniaci, si aspetta solo di sapere chi saranno i suoi avversari nella corsa alla poltrona più ambita del palazzo. Tutto da scrivere il destino di Alia, dove ancora non si è spenta l’eco delle polemiche che hanno portato nel dicembre dello scorso anno alla sfiducia del sindaco Felice Guglielmo, andato a casa insieme a tutto il Consiglio comunale dopo una serie di lotte intestine alla maggioranza, ormai frantumata. Tra candidature ritenute scherzose e smentite, nel piccolo Comune del Palermitano si attende che qualcuno faccia la prima mossa per scatenare una campagna elettorale che si preannuncia infuocata, tanto che qualcuno già giura di «aspettare l’ex sindaco al varco». Si gioca sulle strategie anche a San Giuseppe Jato, dove c’è da sostituire il sindaco dimissionario Rosario Agostaro, che aveva lasciato la carica lo scorso ottobre, dopo l’insediamento della commissione ispettiva inviata dalla prefettura per indagare su presunte infiltrazioni mafiose all’interno del Comune. Difficile che il sindaco dimissionario, dopo i commissari e il proiettile in busta ricevuto nel 2018, decida di ritentare l’esperienza delle Amministrative. 

E poi c’è San Cipirello, dove la situazione è senza dubbio molto più complicata. Il Comune, all’epoca guidato da Vincenzo Geluso, è stato sciolto per infiltrazioni mafiose per la forte possibilità di ingerenze da parte della criminalità organizzata all’interno del Consiglio comunale. Una decisione mai accettata dagli amministratori costretti a farsi da parte che, per tutta risposta, hanno fatto ricorso al Tar. E il Tar del Lazio si è pronunciato solo tre giorni fa, confermando la decisione del ministero dell’Interno e rincarando persino la dose, con la condanna nei confronti del sindaco e della sua squadra a risarcire 3000 euro di spese giudiziarie al ministero. E dire che Geluso e i suoi puntavano molto su questo verdetto, tanto che diversi ex amministratori pare avessero già iniziato a muoversi gettando le basi per la prossima campagna elettorale a suon di riunioni. Basi che ora richiedono una riorganizzazione radicale, anche alla luce della sentenza di incandidabilità, pure questa confermata, che grava su Geluso e sull’ex assessore Giuseppe Clesi.


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