In aula si discutevano le modifiche, proposte dalla deputata Giusy Savarino, dell'organismo che si occupa di rilasciare le autorizzazioni ai progetti. A fare discutere nelle ultime settimane il rischio di perdere il ruolo terzo rispetto all'amministrazione
Ars, il voto sulla commissione per le valutazioni ambientali Mantiene autonomia ma aumenta componenti da 30 a 60
Tanto rumore per nulla. La Commissione regionale che valuta gli impatti ambientali salva la sua autonomia, allargando però il numero dei componenti che passeranno dagli attuali 30 a 60. A stabilirlo sono stati i deputati dell’Assemblea regionale siciliana che oggi pomeriggio hanno votato, con alcuni correttivi, l’emendamento proposto dalla deputata Giusy Savarino, presidente della commissione Ambiente e parlamentare di Diventerà Belissima. Dietro la versione iniziale del testo nelle ultime settimane si era aperto un dibattito politico molto accesso. La proposta di riforma prevedeva infatti, oltre ad alcune novità inserite per velocizzare i tempi di risposta a progetti particolarmente delicati come inceneritori, energie alternative e riqualificazione del paesaggio, anche di sottoporre il controllo della commissione all’assessorato al Territorio e ambiente. Modificando di fatto l’autonomia di cui gode l’organismo.
Uno stravolgimento generale, su proposta del movimento del presidente della Regione Nello Musumeci, che avrebbe inciso non solo sull’ossatura della commissione ma anche sul suo presidente: il professore Aurelio Angelini. Nominato dallo stesso Musumeci alla guida del Cts. Sulla questione si è espresso in aula l’assessore al ramo Totò Cordaro. Rivendicando da un lato il cambio di passo della commissione rispetto al passato nel valutare i progetti: «La produttività è aumentata del 50 per cento», spiega in aula sottolineando la volontà di mantenere l’autonomia dell’organismo, allargando però il numeri dei componenti. «Angelini? È presidente perché lo abbiamo scelto noi del governo Musumeci e per questo su autonomie e terzietà non si torna indietro». L’attuale composizione venne scelta nell’estate 2019 dopo lo scandalo Paolo Arata-Vito Nicastri e il coinvolgimento di alcuni componenti dell’organismo che sarebbero finiti a libro paga per sistemare le carte di alcuni progetti.
A non passare, rispetto alla proposta iniziale presentata in aula, è il correttivo che avrebbe permesso all’assessore di stabilire eventuali incompatibilità temporanee per i componenti della commissione. Attualmente gli esperti del Cts non possono svolgere nessuna attività professionale nell’ambito delle valutazioni ambientali. Adesso bisognerà capire come si organizzerà la macchina amministrativa davanti a un numero di componenti raddoppiato. Tra i più critici su questo punto il deputato Antonello Cracolici, del Partito democratico: «Come possiamo giustificare che in Sicilia si raddoppino i componenti della commissione quando al ministero dell’Ambiente è composta da 50 persone? – spiega durante le dichiarazioni di voto – Interroghiamoci sui numeri anche per non farci ridere sopra così da non apparire come la solita Sicilia che sbraca sui numeri».
Prima di lui gli interventi di Anthony Barbagallo (Pd) e delle deputate di Attiva Sicilia Angela Foti e Valentina Palmeri, quest’ultime si erano fatte sentire nelle scorse settimane rivendicando la delicatezza della questione Cts. A ribadire la volontà di mantenere indipendente la commissione sono stati anche i deputati Giampiero Trizzino (M5s) e Claudio Fava (Misto). La commissione deve mantenersi terza rispetto alla pubblica amministrazione», spiega il pentastellato, anche lui concorde sulla volontà di eliminare le incompatibilità parziali. «La Direzione investigativa antimafia ci dice che gli investimenti mafiosi sull’eolico possano virare su altri campi – spiega Fava prima del voto – Con questa norma viene meno l’autonomia del Cts e la collegialità che è stata certezza di legalità. Rischiamo di trasformare questo organo permeabile a molte interferenze».