Ieri il presidente ha chiarito la propria linea. Ufficialmente il timore è quello di vedersi bacchettato dal Tar sul nodo quote rosa ma sullo sfondo resta la questione politica e l'ipotesi di acquisire il sostegno di Genovese. La delusione del sacrificato
Pierobon, l’Udc ha pochi giorni per trovare sostituta Per Musumeci l’assessore ha esaurito i suoi compiti
Come il finale di una serie televisiva che divide il pubblico. Da una parte chi ritiene che la storia sia rimasta in sospeso, dall’altra chi pensa che possa bastare così. Il senso, d’altronde, si capisce. Le trame della politica siciliana si confermano sempre intricate e l’ultima conferma arriva dal caso Pierobon. L’assessore regionale ai Rifiuti per anni ritenuto fiore all’occhiello dell’azione di giunta, con un’immagine di tecnico capace di oscurare le simpatie centriste, è già con le valigie in mano. Anche se chi lo conosce bene assicura che fino all’ultimo continuerà a lavorare sodo. Di lavoro per il 59enne nativo di Cittadella, in provincia di Padova, ce ne sarebbe ancora parecchio da fare, ma a pensarla diversamente è il presidente della Regione Nello Musumeci.
È proprio questo il consuntivo delle due riunioni che ieri pomeriggio si sono tenute via webcam per stabilire il da farsi a brevissimo termine. La volontà del governatore, infatti, è quella di avere già a inizio della prossima settimana il nome del sostituto. O meglio, della sostituta, perché l’unico punto fermo è che a entrare in giunta sarà una donna. Non tanto per le polemiche delle settimane scorse seguite alle nomine di Toni Scilla e Marco Zambuto, che hanno azzerato la componente femminile nella squadra di governo, ma quanto per il timore di vedersi bacchettato dal Tar chiamato a esaminare il ricorso presentato dal Partito democratico. Questa, perlomeno, è la versione ufficiale. Perché poi, a registratori spenti, più di uno ammette di avere qualche perplessità di fronte alle motivazioni portate da Musumeci nel corso della riunione – la prima – con i vertici dell’Udc. Dal coordinatore Decio Terrana ai deputati Eleonora Lo Curto, Giovanni Bulla e Mimmo Turano (quest’ultimo anche nelle vesti di assessore), fino al presidente del partito Antonio De Poli. D’altra parte proprio nei giorni scorsi si è avuta la prova di come il governo Musumeci per altro tipo di questioni, non meno importanti almeno dal punto di vista economico, abbia saputo tirare dritto indipendentemente dalla presenza o meno di ricorsi.
Il governatore, invece, ieri è stato chiaro: bisogna che l’Udc, che in giunta ha due assessori (Pierobon e Turano), metta sul tavolo un nome. Meglio due, tra cui scegliere la futura responsabile dei Rifiuti. Il ramo forse più difficile, per la materia in sé ma anche per tutto ciò che ruota attorno a essa. Un compito che però sarà agevolato – e questo è stato uno dei pilastri del ragionamento di Musumeci – da un fatto: il grosso che serviva è stato fatto. Il compito di Pierobon, per il presidente, è stato completato: il piano rifiuti, al netto delle polemiche giudicate strumentali, a breve riceverà l’ok dal Cga, il ddl di riforma è pronto per incamminarsi verso sala d’Ercole e le direttive, sull’impiantistica pubblica e la necessità di vederci chiaro sulla qualità delle autorizzazioni in mano ai privati, sono state date.
Manco a dirsi il pensiero di Pierobon va in tutt’altra direzione e non ne ha fatto mistero nel corso della seconda riunione. Lasciare adesso rappresenta un azzardo, non tanto per la propria imprescindibilità ma quanto per il fatto che di cose da fare ce ne sono. Anche a livello di opportunità da coltivare e in questo caso il pensiero va all’idea di convincere Roma a stabilire in Sicilia il centro nazionale per l’idrogeno. Poi c’è anche una questione di stile: concordare una linea comunicativa per congedarsi sarebbe stato un gesto non disprezzabile.
Così però non sarà e ai deputati Udc, che avrebbero gradito continuare con l’attuale formazione, tocca guardarsi attorno e proporre le papabili. Pena lasciare carta bianca a Musumeci e, a quel punto, rinunciare a tenere il secondo assessorato. Il governatore sui nomi non ha voluto mettere becco, limitandosi a dare un’indicazione: la nuova assessora deve avere un’immagine immacolata, lontana dalle lenti delle procure. E in questo senso qualsiasi pensiero a Ester Bonafede – nel 2019 coinvolta nelle vicende dell’Orchestra sinfonica – è meglio accantonarlo. Tempo per pensarci tuttavia non ce n’è molto. Quello che sembra probabile è che la nuova assessora dovrebbe arrivare da Palermo, Catania, Siracusa o Agrigento.
E Maria Annunziata Astone? La presidente del Corecom Sicilia per qualcuno sarebbe stata in pole position. Il problema è che quel qualcuno non è nessuno dei colonnelli siciliani dell’Udc. La professoressa di UniMe è considerata nome gradito a Luigi Genovese, l’enfant prodige della politica messinese che da qualche tempo ha avviato un dialogo con i centristi per un possibile ingresso. La nomina di Astone, in tal senso, sarebbe il migliore dei benvenuti per il figlio dell’ex parlamentare Pd Francantonio ma anche, indirettamente, un fatto positivo per lo stesso Musumeci. Il motivo, in questo caso, andrebbe ricercato in quel che si palesa all’orizzonte della politica siciliana: le trattative in vista delle Regionali dell’anno prossimo. Iniziare a mettere radici a Messina – nella terra del nemico giurato Cateno De Luca – con un alleato come Genovese non sarebbe malaccio. O quantomeno il gioco varrebbe il cerino da lasciare in mano a Pierobon.