Negli ospedali mancano i medici, così tra le misure del Cura Italia ce n'è una sulla parte finale della formazione. «L'online è una modalità di emergenza, aspettiamo il decreto del ministero», dicono a MeridioNews dalle Scuole di Medicina dell'Isola
Covid-19, quando la laurea in Medicina diventa abilitante Presidi: «Per i tirocini si valuti ipotesi della teledidattica»
«Il conseguimento della laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia abilita all’esercizio delle professione di medico-chirurgo, previa acquisizione del giudizio di idoneità». L’addio, o forse è meglio dire l’arrivederci, all’esame di Stato in Medicina rientra tra le misure adottate con il decreto Cura Italia del 17 marzo per affrontare la pandemia di Covid-19. Per il sistema di abilitazione, già da anni messo in discussione e di recente alleggerito, adesso arriva l’abolizione.
Negli ospedali mancano i medici e, in questo momento di emergenza, anche i neolaureati possono essere una valida risorsa. È per questo che l’articolo 102 del provvedimento, di fatto, riscrive la parte conclusiva del percorso di formazione degli aspiranti medici. Fino a oggi, dopo la laurea si doveva sostenere un esame di Stato diviso in due parti: una pratica, ovvero il tirocinio pratico valutativo, che prevedeva tre mese anche non consecutivi (per un totale di 300 ore) in area chirurgica, medica e della medicina di base; e una teorica, il classico quiz. Un passaggio che, sebbene considerato importante, per molti rappresentava solo «una lungaggine». Con le novità del decreto sul Covid-19, i neolaureati in Medicina che hanno svolto il tirocinio pratico potranno essere considerati medici a tutti gli effetti.
«Il diploma di laurea magistrale che rilascerà l’ateneo avrà in sé direttamente la doppia valenza di titolo accademico e di titolo abilitante». Così si legge nella nota esplicativa del ministero dell’Istruzione del 25 marzo sulle novità introdotte e gli sviluppi attuativi. La differenza sostanziale tra i diversi atenei riguarderà dunque la pregressa possibilità di svolgere i tirocini pratici valutativi già durante il corso di laurea. Come funzionerà, dunque, nelle tre facoltà di Medicina dell’Isola di Palermo, Catania e Messina? C’è chi non aveva attivato ancora le pratiche per accedere alla laurea abilitante, chi stava cominciando e chi era a buon punto. Adesso, dopo la conferenza telematica dei presidi di tutta Italia di giovedì pomeriggio, anche in Sicilia le possibilità per i laureandi potrebbero essere allineate. Per avere la certezza, però, bisogna attendere l’emanazione del decreto del ministero che dovrebbe essere imminente.
All’università di Catania i tirocini durante i corsi di laurea non erano ancora attivi. «Lo sarebbero stati tra marzo e aprile – spiega a MeridioNews il presidente della Scuola di Medicina Pietro Castellino – ma le attività sono state sospese dal ministero che le ha rinviate a giugno». L’interruzione è arrivata insieme alla pandemia. «Frequentare gli ospedali è rischioso, meglio esporre un numero minimo di persone al rischio». Non solo, dato il periodo, sarebbe complicato anche trovare dei medici senior che possano essere disponibili a fare da tutor ai laureandi. «Una situazione straordinaria – sottolinea Castellino – in cui però non si può pensare, giustamente, di derogare alla valutazione del tirocinio anche per continuare a mantenere per la laurea il riconoscimento del titolo a livello europeo».
Un passo più avanti stavano già gli atenei di Messina e Palermo. «A Messina i tirocini abilitanti sono stati in gran parte espletati – dice Antonio Toscano, il presidente della Sir-facoltà di Medicina e Chirurgia – durante il regolare corso delle lezioni, come previsto dal regolamento didattico. Adesso però, come quasi ovunque in Italia, è arrivato il blocco dovuto alle disposizioni di legge per l’emergenza Covid-19». Anche a Palermo «era già possibile fare tirocini durante il corso di studi», conferma il presidente della Scuola di Medicina Marcello Ciaccio.
Nell’attesa delle nuove direttive (non permanenti) per la regolamentazione, dai presidi di tutta Italia sono arrivate alcune proposte, già inoltrate ai ministeri della Salute e dell’Università. Una di queste soluzioni potrebbe arrivare dalla telematica. «Data la difficoltà a frequentare le corsie degli ospedali – chiarisce Ciaccio – per completare i tirocini, si fa strada l’ipotesi di adottare la didattica a distanza, parzialmente (si parla del 30-40 per cento delle ore mancanti, specie per la simulazione dei casi clinici, ndr) o totalmente». Una innovazione da sperimentare in un periodo di emergenza sanitaria. «L’online è una modalità emergenziale che viene presa in considerazione, soprattutto per dare a tutti gli aspiranti medici le stesse possibilità di laurearsi nei tempi previsti», precisa Toscano. Una formula che permetterà di mimare le attività pratiche che, di solito, mettono a contatto i laureandi con i docenti nei reparti medici e chirurgici.