Comizio del senatore leghista nella sala dell'Al Massimo. Esposto uno striscione di solidarietà nei confronti dei processi che rischia da ex ministro. Tra i presenti anche parlamentari regionali, nazionali ed europei
Salvini riempie il teatro e lancia le proprie sfide Tra Sardine, giudici e Orlando. «Siamo in Urss?»
Applausi, l’inno di Mameli e uno striscione con l’hashtag #Processatecitutti. La Palermo leghista, o perlomeno quella che è riuscita a entrare al teatro Al Massimo, ha salutato così Matteo Salvini. Il leader del Carroccio, dopo essersi seduto in prima fila, ha preso la parola per il comizio. Jeans blu e maglione azzurro, il senatore lombardo non ha lesinato attacchi agli avversari. A partire dal sindaco del capoluogo Leoluca Orlando.
«Qua c’è qualcuno che ritiene che alcuni quartieri della città siano cosa sua. Io penso che siamo in democrazia e ognuno ha il diritto di portare le sue idee», ha detto dal palco Salvini. Il riferimento è alla tappa, prima annunciata e poi saltata, a Ballarò. «Una follia che ci sia qualcuno che pensa che in alcuni quartieri di Palermo una persona non può andare – continua -. Siamo in Unione Sovietica? Cosa c’è la monarchia?». Per alcuni, tuttavia, il cambio di programma potrebbe essere stato dettato dalla volontà di evitare la contestazione. E a essere di questo avviso è proprio Orlando. «Salvini ha perso una grande occasione per spiegare ai palermitani, ai residenti e ai commercianti di Ballarò le sue idee – ha commentato il sindaco -. Evidentemente dovendo scegliere fra twittare in modo compulsivo senza contraddittorio e confrontarsi coi cittadini, ha scelto una molto meno rischiosa fuga».
Tra i presenti in sala anche i quattro componenti del neonato gruppo leghista all’Ars, gli eurodeputati Annalisa Tardino e Francesca Donato e i parlamentari nazionali Alessandro Pagano e Nino Minardo. Anche a loro Salvini si è rivolto per rilanciare la sfida che più di ogni altra lo tiene impegnato in queste settimane, quella ai tribunali. Scampato il pericolo con il caso Diciotti, l’ex ministro rischia seriamente di essere processato per le vicende Gregoretti, per cui si attende tra non molto il pronunciamento del Senato, e Open Arms, sulla quale il tribunale dei ministri ha chiesto l’autorizzazione a procedere. «Sono curioso di andare in quel tribunale, lo farò con un vestito elegante, per capire se ho esercitato il diritto-dovere di ministro e di italiano di difendere la Costituzione o se sono un criminale che merita 15 anni di galera», ha detto Salvini.
Prima del discorso del leader leghista, sul palco è salito anche un dipendente di Almaviva che, dopo aver riassunto la situazione della propaggine palermitana del colosso dei call center, si è lasciato andare a un appello accorato nei confronti di Salvini: «Matteo, a te chiedo di darci il massimo supporto per fare rientrare il lavoro che al momento viene gestito all’estero e di ridarlo al popolo italiano».
Intanto fuori dal teatro, in piazza Verdi, va in scena la contestazione. Oltre alle Sardine, sono diverse centinaia le persone che intonano cori contro il leader del Carroccio e più in generale contro ciò che Salvini rappresenta. Numerose le copie della Costituzione tenute in mano e altrettanti i citofoni di cartone con i pulsanti che ne richiamano i valori. «Adoro chi la pensa diversamente da me, ma se qualcosa nasce perché gli sta antipatico Salvini…. che vita triste», aveva commentato nel pomeriggio il senatore leghista, uscendo da palazzo d’Orleans dopo un colloquio di due ore con il presidente della Regione Nello Musumeci.