Opposizioni all'attacco del governatore, che replica riprendendo il principio espresso questa mattina all'Istituto di Storia Patria a Palermo: «Non sono corresponsabile dello stato delle cose». Intanto, dalle parti del governo, l'umore è basso
Conti in rosso, tra sconforto e sorrisi di circostanza «Quale futuro può esserci in una Regione così?»
«Che futuro può esserci qui?». Secco e lapidario, ad ammettere lo sconforto è un vicinissimo all’esecutivo regionale, a margine del giudizio di parifica della Corte dei conti. Ma anche dalle parti della commissione Bilancio dell’Ars, i commenti non sono dei più ottimisti. A chi a margine dell’udienza sulla parifica parla di «bancarotta», replica un esponente della seconda commissione precisando che «perché gli enti pubblici non vanno in bancarotta». Ma se la Regione Siciliana fosse un ente privato, insomma, oggi ne sarebbe stato sancito il fallimento. Certo, all’Istituto Storia Patria di Palermo, questa mattina, i sorrisi sono rimasti stampati sui volti, per non far trapelare nulla. Ma la giunta convocata immediatamente dopo il pronunciamento della magistratura contabile sullo stato di saluti della finanza regionale, la dice lunga.
La cronaca di un fallimento annunciato, accusano le opposizioni. Secondo il deputato pentastellato Luigi Sunseri, il governatore dovrebbe «presentare a Roma un piano di riforme tale da dimostrare la buona volontà nel sanare un bilancio ormai distrutto». Altrimenti, le strade per Musumeci sarebbero due: «Dimettersi o spegnere tutte le luci di ospedali, scuole e città e mettere in vendita Palazzo d’Orleans».
Non ci va più leggero il renziano Luca Sammartino, secondo cui Musumeci dovrebbe «abbandonare l’arroganza e l’atteggiamento del saper fare tutto da solo e presentarsi subito in Aula dicendoci da dove vuole iniziare a razionalizzare la spesa». Anche secondo il presidente dell’antimafia Claudio Fava, la Corte dei conti avrebbe messo «definitivamente fine alle favole raccontante dal governo Musumeci. Quello che più imbarazza è la certezza che questo governo non ha soluzioni e idee, privo della necessaria autorevolezza e forza parlamentare per affrontare seriamente l’emergenza finanziaria».
Netta bocciatura anche da parte di Roberto Agnello, docente alla Lumsa, già assessore regionale all’Economia nel 2014. «Quando rientrando in casa, malauguratamente la si trova allagata – dice Agnello – la prima cosa che fa una persona saggia è cercare di chiudere la fonte dell’allagamento, prima ancora di raccogliere l’acqua». Secondo Agnello, dunque, «è imprescindibile dotarsi di un moderno, efficace ed efficiente sistema informativo, gestionale e di controllo, che faciliti e renda trasparenti e ripercorribili le azioni di monitoraggio interno svolte (o volutamente ignorate) dalla dirigenza; inibendo a chiunque la possibilità di commettere errori o azioni corruttive dirette a falsificare dati e informazioni di bilancio, vero cancro che continua a divorare la nostra Regione».
Ma Musumeci minimizza, sottolineando intanto di non avere responsabilità sulla situazione ereditata e puntando ancora una volta il dito contro i suoi predecessori. «Chi ieri fra i deputati è stato responsabile del disastro – dice in una nota -, oggi trova spudoratamente il coraggio di dare lezioni. Vergogna! Ci vorranno anni per sanare le ferite di una Regione fondata quasi sempre su sprechi, clientelismo e assistenzialismo. E noi abbiamo finalmente cominciato la bonifica».