Tensione a bordo della nave della ong. Intanto il governo iberico apre allo sbarco ma in una destinazione che si trova a sette giorni di navigazione, difficile da raggiungere dopo 17 giorni a bordo. Per gli ispettori sanitari non c'è un'emergenza
Open Arms, quattro migranti si buttano in mare «Disperazione ha un limite». Spagna offre un porto
Dopo 17 giorni di attesa non ce l’hanno fatta più.
Quattro migranti dei 107 rimasti sulla Open Arms si sono buttati in mare e hanno tentato di raggiungere la vicina Lampedusa a nuoto. Un video della ong spagnola mostra i quattro, con salvagente, nuotare inseguiti da alcuni soccorritori che li hanno recuperati. «Lo avevamo detto, la disperazione ha un limite», twitta il fondatore Oscar Camps.
Momenti di forte tensione a bordo con donne in lacrime e diversi migranti in preda a crisi di nervi. «Di che altro abbiamo bisogno? Di altri morti? – denuncia Camps in un video – Che chi non è morto in mare, muoia qui sulla Open Arms? Tutto questo è insostenibile».
URGENTE
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August 18, 2019
Intanto arrivano novità sia sul fronte dell’ispezione sanitaria a bordo che su quello dello sbarco. Secondo quanto riferisce l’agenzia Ansa, confermato anche a
MeridioNews da fonti sanitarie, gli ispettori della sanità marittima, saliti sulla nave su delega della Procura di Agrigento, non hanno riscontrato una situazione di emergenza sanitaria.
Nella relazione redatta ieri sera durante un briefing nella caserma della guardia costiera a Lampedusa, si parla di «condizioni abbastanza accettabili». Ma allo stesso tempo si sottolinea che il quadro psicologico dei migranti è molto critico. A riprova di quanto successo all’ora di pranzo, con i quattro che si sono lanciati dal ponte.
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— Open Arms (@openarms_fund) August 18, 2019
Dalla Spagna invece arriva la dichiarazione del primo ministro
Pedro Sanchez: «Ho indicato che il porto di Algeciras sia abilitato per ricevere Open Arms. La Spagna agisce sempre nelle emergenze umanitarie. È necessario stabilire una soluzione europea, ordinata e di supporto, che guidi la sfida migratoria con i valori del progresso e dell’umanesimo dell’Ue».
Disponibilità quindi di un porto dove sbarcare, che però si trova in Andalusia, a sette giorni di navigazione. Una soluzione che la ong al momento valuta non percorribile. «Dopo 26 giorni di missione, 17 di attesa con 134 persone a bordo, una sentenza giudiziaria a favore e sei paesi pronti ad accogliere – scrive la ong su Twitter – vogliono che navighiamo per 950 miglia, altri cinque giorni, fino ad Algeciras, il porto più lontano del Mediterraneo con una situazione insostenibile a bordo?».
«L’inconcepibile risposta delle autorità italiane, e in particolare del suo ministro dell’ Interno Matteo Salvini, di chiudere tutti i suoi porti e le difficoltà esposte da altri paesi del Mediterraneo centrale, hanno portato la Spagna a guidare nuovamente la risposta alla crisi umanitaria». È quanto si legge, secondo El Pais, in un comunicato della presidenza spagnola, nel quale si annuncia la decisione del premier Pedro Sanchez di accogliere l’Open Arms in Andalusia. Pronta la risposta di
Salvini via social: «Chi la dura la vince: la Spagna ha aperto i porti. Non ho risposto agli insulti, alle minacce di morte. Si ragiona con calma e si lavora da ministro».
Sempre secondo fonti del governo spagnolo,
i migranti verrebbero distribuiti in sei Paesi europei che avevano già offerto la propria disponibilità: Francia, Germania, Portogallo, Lussemburgo e Romania, e la stessa Spagna.