A rimettere in libertà l'armatore, sotto processo per il carico di dieci tonnellate di hashish sulla Quest, sono state le autorità dell'isola dei cavalieri. Il gip che ha firmato il mandato d'arresto ha fatto riferimento al reato di omicidio e non al traffico di stupefacenti
Droga, armatore maltese Attard arrestato e scarcerato Tribunale di Catania sbaglia a indicare il capo d’accusa
Arrestato, detenuto e rilasciato. Il tutto in pochissimi giorni. È quanto accaduto a Malta all’armatore Paul Attard, attualmente imputato a Catania. All’origine della controversia giudiziaria c’è, secondo la giudice maltese Donatella Frendo Dimech, una serie di errori commessi dall’autorità giudiziaria etnea nella formulazione del mandato d’arresto europeo.
Attard, il 22 maggio 2019, è stato tratto in arresto dall’Interpol su mandato del tribunale di Catania poiché a giudizio – il processo è in corso di svolgimento a piazza Verga, con la prossima udienza fissata per il 19 giugno e la sentenza per il 3 luglio – per traffico di droga con l’aggravante di ingente quantità. I fatti che gli sono contestati risalgono a un anno fa, quando la motonave da pesca Questè stata fermata nel Mediterraneo dal Reparto Operativo Aeronavale di Messina della finanza con a bordo un carico di dieci tonnellate di hashish proveniente dal Marocco e diretto in Libia. Attard, secondo la procura guidata da Carmelo Zuccaro, sarebbe l’organizzatore del traffico. Contro di lui ci sono gli elementi raccolti dalla guardia di finanza di Palermo e la testimonianza di alcuni dei marinai presenti sulla Quest.
Dopo una prima udienza di convalida dell’arresto, ai primi di giugno ce n’è stata un’altra in cui l’armatore ha potuto esprimersi rispetto all’estradizione verso l’Italia. Attard si è opposto al provvedimento, lasciando alla giudice la decisione sulla richiesta proveniente dall’Italia. Ed è a questo punto che Donatella Frendo Dimech ha valutato l’istanza partita da Catania come non ricevibile per una serie di vizi di forma. Tra essi, viene citato nella sentenza di scarcerazione, l’indicazione di un capo di imputazione errato: nel mandato d’arresto, infatti, si menziona l’articolo 575 del codice penale italiano, ovvero quello riguardante l’omicidio. Mentre manca il riferimento al traffico di droga. Inoltre, come riportato da alcuni media maltesi, un’altra discrepanza riguarderebbe il luogo in cui Attard avrebbe commesso il reato: in un’occasione «Catania e acque internazionali», in un’altra «diversi Stati, tra i quali Malta, Algeria ed Egitto». La giudice maltese nel proprio pronunciamento sottolinea come l’autorità italiana non abbia provveduto a correggere l’errore, pur avendone avuto la possibilità due volte, e specificando che l’indagato avesse ragione a lamentarsi della «leggerezza» con cui le autorità italiane hanno fatto richiesta a Malta.
Nel frattempo, quindi, Attard è tornato un uomo libero, e il processo a suo carico continuerà in contumacia con la prossima udienza che si terrà nel capoluogo etneo la prossima settimana. Secondo la procura di Catania, Attard sarebbe un armatore speciale. Stando alle indagini, sarebbe stato in affari di un altro maltese, Darren Debono. Anche quest’ultimo è un volto noto alle cronache giudiziarie siciliane, per il suo coinvolgimento nell’inchiesta Dirty Oil, per cui è attualmente sotto processo a Catania per traffico di gasolio. Anche lui è tornato a Malta dopo la scarcerazione avvenuta per decorrenza dei termini cautelari.
A legare Attard e Debono, seppure non in modo diretto, è la stessa nave Quest. Sulla carta l’imbarcazione è di proprietà della Malta Towage Ltd, che precedentemente aveva posseduto la motonave Progress, già sospettata di traffico di stupefacenti e poi trasferita alla Andrea Martina Ltd, società di Darren Debono. Come scoperto dai giornalisti di Irpi, nell’ambito del Daphne Project, la Malta Towage è di un altro armatore, Joseph O’Connor. Tuttavia a riguardo O’Connor, così come più volte Attard, ha affermato di non avere a che fare con il carico illecito della Quest. O’Connor, che non è stato toccato dalle indagini, ha consegnato inoltre a Irpi un atto di vendita della Quest risalente al 16 maggio 2018, in cui risulta averla ceduta a un ucraino: Mykola Khodariev. Quest’ultimo due giorni prima aveva aperto in Inghilterra un’azienda omonima della nave: la Quest Shipping Ltd. Khodariev, però, sembra un fantasma: il suo nome non compare in nessun documento ufficiale rinvenuto a bordo della Quest dai finanzieri. Allo stato attuale non è stato neanche possibile verificarne l’identità, né tantomeno per conto di chi abbia acquistato la Quest. Tutte queste domande verrebbero probabilmente poste ad Attard – difeso da Pawlu Lia, avvocato di fiducia del primo ministro maltese Joseph Muscat – qualora le autorità italiane riuscissero a portarlo nelle aule giudiziarie catanesi.
La figura dell’armatore maltese è stata al centro delle attenzioni anche del Gico della guardia di finanza di Catania, per un’inchiesta da cui tuttavia è presto uscito. Quella riguardante i rifiuti della nave Aquarius usata dalle ong Sos Mediterranée e Medici senza frontiere. A gennaio, infatti, MeridioNews ha rivelato come l’inchiesta della procura di Catania sia partita dall’intercettazione di una conversazione, tra l’agente marittimo Francesco Gianino e un altro uomo, in cui si faceva riferimento a presunti affari illeciti che avrebbero visto protagonista Attard. Ciò ha portato gli inquirenti a sospettare che sulle navi delle ong, con cui Gianino aveva rapporti professionali e per i quali è indagato, potessero viaggiare di contrabbando gasolio, elettrodomestici e alcolici. Ipotesi che poi si è rivelata del tutto infondata..