Si chiude il commissariamento per il rischio infiltrazioni mafiose. Ma la vigilia delle elezioni è stata segnata dalle indagini della magistratura. Intervista a Salvatore Caccamo, che ha guidato la città negli ultimi due anni: «Purtroppo non vedo un futuro roseo»
Castelvetrano al voto, il commissario lancia l’allarme «In tutte le liste vedo nomi in continuità col passato»
Dopo due anni di commissariamento per il rischio di infiltrazioni mafiose e due recentissime indagini che hanno terremotato il quadro della politica locale, Castelvetrano torna al voto il 28 aprile. Sono sei i candidati ai nastri di partenza. Un settimo, Luciano Perricone, che da più parti nei mesi scorsi era stato indicato tra i favoriti, è stato arrestato nell’operazione Artemisia, che ha fatto luce su un gruppo di potere occulto guidato dall’ex deputato Giovanni Lo Sciuto. Un quadro che porta il presidente della commissione prefettizia uscente Salvatore Caccamo a non essere per niente ottimista. «Purtroppo non intravedo un futuro roseo per questa città e lo dico con rammarico», spiega a MeridioNews.
Lo ha ribadito più volte negli ultimi tempi: forse la città non è ancora pronta. Perché?
«Sì, sono molto scettico. Lo dico in base all’esperienza maturata in questi mesi. C’è ancora moltissimo da fare, innanzitutto per il risanamento della situazione finanziaria. Dopo la dichiarazione di dissesto abbiamo avviato molti pignoramenti nei confronti di chi non paga le tasse, soprattutto i grandi contribuenti, gli operatori commerciali».
Crede che chi verrà eletto continuerà con questa linea di rigore?
«Si deve per forza continuare su questa scia per avere un bilancio equilibrato, altrimenti il Comune non potrà erogare servizi. In questo periodo abbiamo messo delle toppe per evitare situazioni irrimediabili, ma già le aziende non vogliono lavorare col Comune di Castelvetrano perché è un pessimo pagatore. Serve coraggio, ma è l’unica strada».
Nei candidati che si schierano per queste amministrative vede la necessaria discontinuità col passato?
«Tutt’altro. Un po’ in tutte le liste vedo nomi che rappresentano la continuità con le passate amministrazioni, nomi noti a Castelvetrano per aver ricoperto già ruoli di natura politica. Le recenti cronache ci hanno detto che dietro il famoso corteo del 16 giugno, dietro gli slogan sulla voglia di riscatto e di cambiamento, c’erano tanti soggetti colpiti negli ultimi mesi da indagini della magistratura. Persone che in teoria sostenevano la tesi di un associazionismo pronto a risanare il Comune, ma la realtà sta tutta nelle cronache più recenti. Un sondaggio dice che il 56 per cento dei cittadini di Castelvetrano è favorevole a proseguire il commissariamento, mentre il 54 per cento ha affermato che non andrà a votare. Tutti segni di un profondo disorientamento».
A parte la situazione finanziaria, quali sono le altre priorità per Castelvetrano?
«C’è il tema della pianta organica dei dipendenti comunali in esaurimento. Sul mio tavolo nelle ultime settimane sono arrivate una ventina di domande di prepensionamento. Rivederla è una priorità, anche se in questa situazione non sono consentite assunzioni, né mobilità. Si potrà contare solo sulle risorse interne».
Lei ha avviato le demolizioni degli immobili abusivi nella frazione marinara di Triscina, rimaste non eseguite per decenni. Quante case sono state abbattute?
«In totale sono 85 le abitazioni da demolire, perché c’erano ordinanze non eseguite. Finora ne sono state abbattute 22. Ma in questi mesi abbiamo redatto un elenco con altri 273 immobili che rientrano nella fascia entro i 150 metri dal mare e quindi abusivi. Non potevo prendere in esame tutti i casi, ne ho sorteggiato il 10 per cento e li sto esaminando uno per uno. Ho riscontrato permessi assenti o dati in sanatoria ma successivamente alla legge del 1976. Chi arriverà dopo di me non si potrà esimere dal continuare questo lavoro, sia nelle demolizioni sia nelle comunicazioni all’autorità giudiziaria».
Non tutti i candidati la pensano allo stesso modo. E i proprietari degli immobili abusivi riuniti in un’associazione, Triscina Sabbie d’Oro, continuano a dare battaglia.
«Quell’associazione non ha mai consegnato i documenti al Comune. Io li ho chiesti più volte: atto fondativo e statuto, ma niente. Per me quindi finora non sono un’associazione riconosciuta con cui il Comune può intrattenere rapporti. Dopo diversi esposti di questa associazione, i lavori sono stati sospesi e la Cogemat, ditta aggiudicataria delle demolizioni, ha subito diverse ispezioni dell’Asp sull’eventuale presenza di amianto. Dalle verifiche non è stato riscontrato amianto, ma l’Asp ha chiesto alla Cogemat di dotarsi di una procedura in caso di presenza di questo materiale. Per questo la ditta si è dovuta rivolgere a un’altra impresa. Quindi l’Asp ha chiesto la presenza di un coordinatore per la sicurezza, abbiamo indetto una nuova gara tra mille difficoltà, facendo economie sulle somme già previste. È stato nominato la settimana scorsa e martedì dovrebbero riprendere le demolizioni».