Si tratta di un coltello con una lama di venti centimetri. A indicare il punto in cui è stato gettato è stato il 34enne. Intanto i suoi legali hanno rinunciato a difendere Margareta Buffa, la presunta complice, dopo che la giovane ha detto di essere vittima dell'uomo
Omicidio Marsala, trovata arma del delitto in un torrente L’ipotesi satanismo forse usata da Bonetta per depistare
Rinvenuta l’arma utilizzata per colpire a morte Nicoletta Indelicato: un coltello con una lama di 20 centimetri. I presunti assassini, prima di andare a ballare in un locale di Castelvetrano, se ne erano disfatti, gettandolo nelle acque del torrente Mazzaro. A condurre gli investigatori lì è stato Carmelo Bonetta, di 34 anni, originario di Termini Imerese, accusato assieme alla 29enne Margareta Buffa dell’omicidio della 25enne.
Frattanto, entro oggi il gip dovrebbe pronunciarsi sulla convalida del fermo dei due indagati. E proprio in queste ore – in attesa del risultato dell’autopsia, in corso in queste ore – l’intricato puzzle del delitto si arricchisce di nuovi tasselli. Il luogo del delitto non sarebbe casuale, ma probabilmente è stato scelto per depistare le indagini. In quel vigneto di contrada Sant’Onofrio, nelle campagne di Marsala, dove Nicoletta è stata uccisa, c’è una cappella abbandonata, scavata nella roccia, utilizzata – a quanto pare – per riti satanici. Carmelo Bonetta lo sapeva e lo ha detto agli inquirenti durante l’interrogatorio di garanzia.
La dichiarazione del 34enne, però, non collega l’omicidio nell’ambito esoterico e, inoltre, cozza con quella resa della sua presunta complice. «L’auto si è fermata lì per un guasto», ha dichiarato Margareta Buffa. La ragazza, durante l’interrogatorio di garanzia che si è svolto ieri, ha affermato di essere anche lei vittima di Bonetta e di essere estranea al delitto: «Credevo che fosse uno scherzo», ha affermato rispondendo alle domande del gip. Insomma, la giovane ha addossato tutte le responsabilità al 34enne, aggiungendo anche che con lui non aveva alcuna relazione sentimentale. Da qui, pertanto, la decisione degli avvocati Natale Pietrafitta e Marcella Buttitta di rinunciare al mandato difensivo nei confronti della ragazza, continuando ad assistere soltanto Carmelo Bonetta. Nessuna traccia ancora del telefonino di Nicoletta che potrebbe contenere la giusta chiave di lettura dell’omicidio.