Femminicidio a Messina, il dolore nel racconto del padre «Cristian era sotto casa, non ho capito che era stato lui»

Non smette di piangere. Il viso è stravolto dal dolore. «Non avrei mai potuto pensare che queste cose potessero capitare a me». A dirlo è Luciano Musarra, il padre di Alessandra, la 29enne uccisa dal suo fidanzato, Cristian Ioppolo, 26 anni. Che ieri mattina si è fatto trovare dal padre della sua compagna davanti casa. È stato lui a inviare al suocero un messaggio dal cellulare di Alessandra alle 2 della scorsa notte in cui chiedeva aiuto. Ma mentre scriveva l’aveva già uccisa, forse strangolandola. «Papà aiutami il mio ex ragazzo si trova qui e mi impedisce di aprire la porta». Il padre legge il testo appena sveglio. Lui abita a Santa Teresa di Riva, è separato dalla moglie che vive a Villafranca. 

Chiama il figlio Salvatore che abita nella stessa palazzina di Alessandra ma al piano di sotto. Gli chiede di controllare come sta sua sorella, ma Alessandra non apre. Nel frattempo si mette in auto. «Quando sono arrivato davanti casa ho trovato Cristian – spiega – non ho capito subito che era stato lui». Il 26enne prende una scala che tiene in auto, entra da una finestra nell’appartamento e apre la porta al padre. Alessandra è senza vita, supina con la testa rivolta a sinistra. Indossa ancora i vestiti da casa. È ai piedi di un letto in una cameretta. Tutto attorno macchie di sangue. 

La casa conferma che c’è stata una lite e i lividi attorno al collo di Alessandra lasciano intuire che sia stata strangolata. Sarà l’autopsia a dire se effettivamente è andata così. Luciano Musarra ripete come in una litania, come se volesse convincersi di quello che è successo: «Alessandra non apriva la porta e siamo entrati con la scala nel balcone. Non so come spiegare tanta violenza». 

La squadra mobile comincia ad ascoltare i parenti. «Nessuno sapeva dei continui litigi che Alessandra aveva con Cristian – spiega la procuratrice aggiunta Giovanella Scaminaci teneva tutto nascosto. Non abbiamo potuto aiutarla». Negli uffici della Questura in via Placida ieri arriva anche Cristian Ioppolo. Dopo un lungo faccia a faccia con gli agenti e con il sostituto Marco Accolla, capisce che il suo tentativo di depistare le indagini non ha funzionato. Si contraddice più volte e alla fine confessa di averla uccisa. 

«Non gelosia, ma solo l’ennesimo litigio – spiega Accolla – stavano insieme da aprile del 2018 ed erano andati a convivere un mese dopo. Ma la mancanza di un lavoro stabile e il poco denaro per le spese quotidiane spesso li portava a litigare». Il rapporto comincia a incrinarsi. Cristian torna a casa dalla madre per poi fare saltuariamente ritorno a casa di Alessandra. Ma ogni volta che litigano è sempre peggio. Fino a ieri, quando al culmine della lite lui la uccide. 

Secondo la ricostruzione della polizia di Stato, torna a casa, si cambia e mette i vestiti a lavare. Quindi torna nell’appartamento dove ha ucciso Alessandra e manda il messaggio al padre. Esce di casa lasciando la chiave nella toppa interna della porta che si tira dietro. Quella stessa porta che invano la mattina dopo proveranno ad aprire e che custodisce il corpo senza vita di Alessandra.


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