Messina, De Luca manda in ferie 700 dipendenti «Se Stato non interviene, ex provincia in default»

Prima l’annuncio di chiusura della città metropolitana per fallimento e lo stop alle attività finanziarie dell’Ente. Adesso la conferma che da lunedì 11 saranno messi in ferie oltre 700 dipendenti, sugli 840 che compongono l’organico della ex provincia. I restanti 140 resteranno in servizio per garantire i servizi essenziali quali la Protezione Civile e parte della Polizia metropolitana. Un atto di forza quello del sindaco metropolitano Cateno De Luca nei confronti di Stato e Regione.

«Si tratta di una situazione paradossale – ha dichiarato il primo cittadino – determinata dal meccanismo diabolico del prelievo forzoso attuato per contribuire al risanamento del debito pubblico ed in cui l’esclusivo creditore è lo Stato. Oggi ci ritroviamo uno squilibrio di 12 milioni di euro per l’anno 2018 che rischia di far saltare circa 300 milioni di euro di investimenti. Non dimentichiamo che la Città Metropolitana non è soltanto il soggetto attuatore del Masterplan a titolarità dei vari Comuni della provincia, ma è anche il soggetto principale dei progetti di propria titolarità. Qualora la situazione dovesse perdurare – ha concluso – il passo inevitabile sarà quello della dichiarazione di dissesto, atto che verrà concretizzato entro il mese di febbraio». 

Se entro il 1 marzo le cose non cambieranno, De Luca ha annunciato di essere pronto a barricarsi all’interno di Palazzo dei Leoni e a iniziare uno sciopero della fame. Prima, però, consegnerà nelle mani del Prefetto la fascia di sindaco metropolitano. Previsto inoltre un corteo di protesta di tutti i sindaci dei comuni messinesi. Lunedì 11 alle 10, De Luca ha indetto conferenza stampa davanti all’ingresso di palazzo dei Leoni e ha invitato i dipendenti messi in ferie a non presentarsi perché «procederò personalmente, con l’ausilio della polizia metropolitana, ad accompagnarli fuori dalla porta», spiega.

Sulla vicenda sono intervenuti il segretario generale della Funzione Pubblica Cgil, Francesco Fucile, e il segretario generale della Uil Fpl, Giuseppe Calapai, poco dopo aver incontrato la Prefetta Maria Carmela Librizzi: «Gli atti approvati da De Luca sono presuntivamente illegittimi, se non addirittura illegali. Ravvisiamo dei profili di interruzione di pubblico servizio e vanno immediatamente revocati. Ci riserviamo – hanno spiegato – di porre in essere tutte le azioni possibili a tutela dei lavoratori ma anche dei cittadini, considerando che le decisioni assunte rischiano di mettere a repentaglio attività di fondamentale importanza per l’intera comunità».

Intanto ieri sera la Camera dei deputati ha approvato un ordine del giorno concordato e presentato dall’onorevole di Forza Italia Matilde Siracusano per salvare dal dissesto le nove ex province siciliane. «Con la legge della Regione siciliana 4 agosto 2015, n. 15, le ex province regionali sono state trasformate in liberi consorzi comunali e città metropolitane – spiega la Siracusano – ma questo importante e storico processo di riforma non ha ricevuto alcun sostegno finanziario da parte del governo nazionale. Anzi è stato caratterizzato negli anni da un crescente prelievo forzoso, attraverso il contributo alla finanza pubblica, che di fatto ha cancellato ogni autonomia finanziaria, assorbendo lo Stato ogni entrata tributaria delle ex province nel proprio bilancio». Un sistema che nei liberi consorzi e nelle città metropolitane siciliane ha causato un forte disavanzo. «L’ex provincia di Siracusa, per esempio, – prosegue la parlamentare di Forza Italia – ha già dichiarato il dissesto e almeno altre quattro ex province (Catania, Enna, Messina, Trapani) si apprestano a dichiararlo nel corso del 2019». 

Al governo viene chiesto di «concedere alle ex province la facoltà di predisporre il solo bilancio annuale e di rendere disponibili gli avanzi liberi e destinati per il mantenimento dell’equilibrio finanziario». Anche l’assessore regionale alla Funzione Pubblica Bernadette Grasso ritiene che «accettando questa proposta, il governo possa risolvere la situazione. Il presidente Nello Musumeci ha fatto quanto in suo potere per sostenere le città metropolitane e i liberi consorzi. Adesso è il momento che entri in azione la politica del dialogo e non quella dello scontro e della provocazione. Lo Stato doveva essere più attento ed evitare di arrivare a questa situazione».


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