Mafia, i possibili affari con la massoneria tedesca La proposta fatta a Rinzivillo dal fidato Martorana

Avvicinare la figlia di un avvocato che lavorerebbe nell’ufficio della polizia criminale di Colonia, diventare amico di lui e guadagnarsi così uno spiraglio all’interno degli ambienti che contano. Il piano di Ivano Martorana per estendere la propria rete di contatti mettendola a disposizione del clan Rinzivillo avrebbe previsto relazioni anche con massoni tedeschi. A parlarne al boss Salvatore Rinzivillo è lo stesso Martorana, conosciuto anche con il nomignolo Dodici chili, alla vigilia di san Valentino di quattro anni fa. I due – raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito del secondo atto dell’inchiesta Extra Fines, curata dalle Direzione distrettuali antimafia di Roma e Caltanissetta – sono intercettati mentre si trovano all’interno di una Fiat Panda. 

L’utilitaria è spesso usata da Rinzivillo per spostarsi. Un elemento di sobrietà utile a mascherare affari che, secondo gli inquirenti, sarebbero stati a carattere transnazionale: dai traffici di droga all’edilizia, dal commercio del pesce al riciclaggio. «Lo sai che ho fatto per entrare là dentro, per avere questo amico avvocato? Mi sono fatto il mazzo che non ho avuto nemmeno dieci minuti per me nella vita», racconta Martorana a Rinzivillo. Il dialogo avviene poco dopo che l’allora 34enne, originario di Gela ma trasferitosi in Germania a quattro anni insieme alla famiglia, viene presentato a Rinzivillo dallo zio Paolo Rosa, vecchia conoscenza di Antonio Rinzivillo, il maggiore dei fratelli e oggi rinchiuso al 41 bis insieme all’altro fratello di Salvatore, Crocifisso. «Questo gruppo è il gruppo dei massoni, quelli che comandano il mondo», specifica con uno slancio Martorana. 

Secondo la versione del 38enne ingegnere interessato anche a entrare nel mondo bancario, per far parte del giro massonico ci sarebbe stato bisogno di presentarsi dimostrando di essere spinti da adeguate motivazioni. Stimoli quantificabili, per l’esattezza, in cinquanta milioni di euro. «È una specie di investimento – spiega Martorana a Rinzivillo -. Li vogliono come per dire “benvenuto!”. Questi cinquanta milioni non vengono toccati neanche per un centesimo. Mi fanno: “Non possiamo fare entrare tutti, Ivano. Se davvero vuoi entrare, cerca uno che ti fa un investimento. Metti i soldi là, noi vediamo che davvero voi volete entrare“». In cambio, a detta dell’intraprendente tedesco d’adozione, ci sarebbero state molteplici opportunità per il clan. «Tale operazione finanziaria avrebbe garantito la possibilità di forti guadagni attraverso investimenti in Europa, soprattutto tramite catene della grande distribuzione, Nord Africa e Arabia Saudita», si legge nell’ordinanza del gip di Caltanissetta David Salvucci.

Nonostante non sia possibile stabilire se Rinzivillo si sia fatto sedurre dalla proposta, gli inquirenti si soffermano sulle entrature di Martorana. «Le conoscenze nelle lobby affaristiche tedesche, nell’ambito delle quali appare ben inserito, grazie anche alla sua partecipazione a logge massoniche, lo rendono perno indispensabile per lo sviluppo del dinamismo imprenditoriale che Rinzivillo sta avviando anche in territorio tedesco», si legge nelle carte dell’inchiesta. Una fiducia che il capomafia non molto tempo dopo estende anche alla sfera più intima, scegliendo Martorana come padrino di cresima del figlio. A seguire la cerimonia, che si svolge nella chiesa di Prima Porta, ci sono anche gli investigatori. Gli stessi ascoltano le considerazioni che Rinzivillo, nelle vesti di padre, fa alla compagna sulla scelta fatta. «Sono contento che il padrino è Ivano perché funge come secondo padre. Una persona squisita, responsabile, che si prende cura di lui, lo so perché già lo conosco». Una settimana dopo, il capomafia tornerà ad accogliere il proprio uomo di fiducia in arrivo dalla Germania, ma per tutt’altro motivo: un summit di mafia, alla presenza di alcuni uomini di Cosa nostra palermitana, in un locale vicino Ponte Milvio.


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