Il ristorante incendiato riapre nonostante le intimidazioni L’autore minacciò pure il sindaco: «Pensa ai fatti tuoi»

«Guarda che La Pineta è aperta perché lo voglio io, quindi sappi che non è aperto il tuo locale per volere tuo, dei carabinieri o del Comune, ma perché lo voglio io, ti ripeto che qui non si muove foglia se non decido io! Te lo faccio chiudere quando voglio quindi stai attento a quello che fai!». A parlare è Vincenzo Albino, arrestato oggi dai carabinieri di Patti in esecuzione di un’ordinanza di misura cautelare siglata dal gip Eugenio Aliquò.

Per i militari e la procura di Patti, che ha coordinato le indagini, il 42enne è il responsabile del rogo che la notte tra il 21 e 22 maggio scorso ha distrutto il ristorante La Pineta di Piraino. Incendio aggravato, atti persecutori e violenza privata i reati di cui deve rispondere il 42enne originario di Brolo, che adesso si trova al carcere di Barcellona. Di sola violenza privata, invece, rispondono i due complici, uno di Brolo ed uno di Piraino, per i quali è scattata la denuncia

Come ricostruito dai carabinieri, proprio Albino, qualche settimana prima dell’incendio, insieme ad un complice, avvicina il figlio del titolare del ristorante ed un suo amico accusandoli di avere dato alle fiamme una baracca in lamiera di un suo amico. In quella circostanza Albino minaccia pesantemente i due giovani promettendogli che se fosse successo qualcosa di simile lì in zona – «dove non si muove foglia se io non voglio» – lo avrebbe massacrato spaccandogli la testa. E avrebbe intimato al figlio del titolare di tornarsene in Germania, dove la famiglia aveva lavorato per anni prima di rientrare a Piraino e aprire con i risparmi maturati in tanti anni il locale poi incendiato. 

I due ragazzi negano di essere responsabili dell’evento e la situazione sembra finire lì. Ma il mese dopo La Pineta viene incendiata e, nel tentativo di domare le fiamme, il figlio del titolare rimane gravemente ferito. Dopo mesi in ospedale, il ragazzo viene dichiarato fuori pericolo di vita, ma le cicatrici delle bruciature sul suo corpo sono ancora visibili. Tutti in paese conoscono gli sforzi che la famiglia Maniaci aveva dovuto affrontare per aprire il locale. E così l’intero paese di Piraino si mobilita con una raccolta fondi per aiutare i due imprenditori. 

Albino, indispettito per questo interessamento, non avrebbe però esitato a recarsi persino dal sindaco chiedendogli di non impicciarsi della faccenda e bloccare la raccolta fondi per il ristoratore. «So che ti stai interessando per raccogliere fondi per la ricostruzione del locale, stai attento che dietro ci sono persone pericolose, tutt’altro che stupide, hai visto quello che sono in grado di fare, non ti interessare più di tanto e pensa ai fatti tuoi». Questa la minaccia fatta al primo cittadino di Piraino Maurizio Tindaro Ruggeri da uno dei due complici denunciati dai carabinieri. Una minaccia che non ferma però il primo cittadino. 

Sempre secondo quanto ricostruito dai carabinieri, Albino insieme ad un amico non avrebbe esitato a minacciare anche una coppia di Piraino invitandola a non contribuire alla raccolta fondi per far riaprire il ristorante a Maniaci. «Ti conosco, siamo amici ci conosciamo da tanto tempo, sai sono successe delle cose ultimamente, vedi la situazione di Angelo Maniaci… Ora io vengo per conto di alcuni amici». Amici che Albino si affretta a sottolineare che erano «incazzati con tua moglie per le parole che ha scritto su Facebook… Digli di cancellare quello che ha scritto… Io ho messo una buona parola con loro perché ti conosco e sto cercando di bloccarli o farli stare calmi. Tu e tua moglie vi dovete fare i cazzi vostri e non dovete più aiutare Maniaci. Il ristorante La Pineta deve restare chiuso e nessuno aiuterà Angelo a ripartire». 

Le minacce vengono rivolte anche ai figli della coppia. «Io non ti posso garantire niente, fai quello che ti ho detto io intercederò per te… Ricordati che hai famiglia, dei figli e quella femmina si trova in Calabria, digli pure a tua moglie di andare a ritirare subito tutti i blocchetti che ha distribuito». E per far capire che non scherza, come raccontato poi dalla coppia ai carabinieri, Albino mostra sullo smartphone la foto di un uomo che abbraccia un mitra. I due coniugi interrompono la raccolta fondi in favore di Maniaci per sostenerlo nella ricostruzione del ristorante.

Ma sostenuto dall’aiuto del paese, Maniace riesce ad aprire un ristorante in estate sul lungomare di Gliaca di Piraino. Il 42enne, arrestato oggi, non esita però a contattare la persona che sta per affittare il locale all’imprenditore. «Vedi che se gli affitti locale, non rimane nemmeno la scorcia – intima all’affittuario – gli puoi mettere le telecamere, puoi mettere videosorveglianza, gli puoi mettere quello che vuoi». Non soddisfatto, comincia una vera e propria guerra di nervi verso il ristoratore che è proseguita anche durante l’estate quando Albino decide di stazionare spesso davanti al locale aperto in spiaggia dal ristoratore per intimorirlo. Una spirale a cui i carabinieri hanno messo fine con il suo arresto.


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