La Siracusa-Gela rischia di fermarsi a Ispica E Regione potrebbe restituire 48 milioni all’Ue

Adesso il rischio è che la Siracusa-Gela si fermi a Ispica. E che si materializzi un buco da 48 milioni di euro nelle casse della Regione. Non c’è pace per l’autostrada del Sud-Est che attraversa, ancora sulla carta, territori che hanno bisogno come l’ossigeno di infrastrutture per importare turisti ed esportare l’agroalimentare. La nuova doccia gelata arriva dall’Europa che avrebbe detto no alla riprogrammazione dei fondi per il Po-Fesr 2014-2020. In sostanza l’opera, che ha usufruito di 48 milioni di euro della programmazione precedente, avrebbe dovuto essere ultimata entro il 2019. Ma visto che così non sarà – l’ultimo cronoprogramma parla del completamento del lotto fino a Modica entro febbraio 2020 – la Regione ha chiesto a Bruxelles di inserirla tra le opere da realizzare a cavallo con il Po-Fesr 2014-2020. 

«Era una buona idea per salvare i finanziamenti, solo che è stata bocciata. Ci è stato comunicato dalla commissione europea in risposta a una nostra precisa domanda», spiega il deputato regionale del Movimento 5 stelle, Luigi Sunseri. Destino diverso per altri due grandi progetti, cruciali per la mobilità in Sicilia: l’autostrada Palermo-Agrigento e il completamento dell’anello ferroviario di Palermo fino a Giachery. «Questi ultimi sono in fase di completamento e hanno una storia meno travagliata della Siracusa-Gela, per la quale erano già stati stanziati fondi europei nella programmazione 2000-2006».

Le conseguenze derivanti dalla bocciatura potrebbero essere disastrose per la Sicilia. E le strade per arrivare a soluzioni alternative appaiono decisamente in salita. I lavori sulla Siracusa-Gela al momento sono fermi al viadotto Rosolini-Ispica. Cosige Scarl – il consorzio che si è aggiudicato l’appalto nel 2014 per realizzare 19 chilometri fino a Modica, entro il 2017 e per un valore complessivo di 339 milioni di euro – ha prima sofferto di gravi deficienze finanziarie che hanno portato la ditta Condotte (che ne fa parte insieme a Cosedil) alla richiesta di concordato preventivo, per poi essere travolto dall’indagine della Procura di Messina che ha svelato un presunto sistema di tangenti finalizzato proprio all’aggiudicazione dell’appalto di cui parliamo. Agli arresti domiciliari sono finiti Duccio Astaldi, presidente del consiglio di gestione della Condotte spa, e il presidente del consiglio di amministrazione della Cosige Scarl, Antonio D’Andrea. Oltre al responsabile del procedimento per conto del Consorzio autostrade siciliano, Gaspare Sceusa.

Il Cas – rinnovato nei vertici dal governo Musumeci – si trova, adesso, a gestire un duplice problema. Deve valutare, nel giro di poche settimane, se Cosige ha ancora la forza di portare avanti i lavori. Nei giorni scorsi, erano giunti timidi segnali di ripartenza alle ditte impegnate nei subappalti, ma ancora non si muove nulla al cantiere. Se tutto resterà così, il Cas avvierà la risoluzione del contratto. A quel punto, si aprirebbero due strade: lo scorrimento della graduatoria e l’affidamento dei lavori alla seconda classificata. O, se questa opzione non fosse percorribile, l’indizione di una nuova gara. Con un ulteriore notevole slittamento – si parla di anni – nella consegna dell’opera. 

A tutto questo, però, adesso si aggiunge un problema di ordine superiore: il reperimento dei fondi necessari. Al gennaio del 2018, il Cas ha certificato una spesa pari a cento milioni di euro, cioè il 45 per cento dell’importo contrattuale, poco più di 93 milioni sono stati pagati. Di questi, l’Unione europea ha finanziato 48 milioni con la programmazione 2007-2013. Solo che, per far sì che Bruxelles non chieda indietro questi fondi, l’opera sarebbe dovuta essere consegnata entro il 30 marzo del 2019. Un traguardo ormai irraggiungibile, come messo nero su bianco dalla stessa Regione nella delibera dello scorso 8 marzo, dove invece si certificano nuove possibili scadenze: dicembre 2019 per il tratto fino a Ispica, e febbraio 2020 per quello che arriva a Modica. Troppo tardi. Per questo il governo Musumeci ha tentato la carta della realizzazione a cavallo sulla nuova programmazione. Ma dopo il no di Bruxelles, la Regione sarà costretta a restituire quei 48 milioni all’Europa, con la conseguente «necessità di reperire le risorse per il rimborso», si legge ancora nel documento. 

A meno che… a questo punto le soluzioni alternative sembrano essere tre. La più plausibile si chiama Olaf, Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode. Si tratta di avviare un’indagine conoscitiva, alla luce delle inchieste che hanno segnato la storia di questo appalto, che permette di congelare i tempi della procedura. E quindi rendere possibile lo slittamento della scadenza imposta dall’Europa per il completamento dell’opera. Le altre due opzioni portano a Roma: da una parte si attende la formazione del nuovo governo per tentare un’interlocuzione con Bruxelles e riaprire la possibilità di riprogrammazione sui fondi 2014-2020; dall’altra potrebbe partire la caccia a nuovi finanziamenti. Per un’autostrada che, secondo il primissimo progetto, sarebbe dovuta essere pronta già nel 1973.


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