Un centinaio di persone ha preso parte al sit-in davanti all'imbarcazione della organizzazione non governativa che si trova sotto sequestro al porto. A fare da portavoce è Anabel Montes, indagata dalla procura di Catania per il reato di associazione a delinquere finalizzata all'immigrazione clandestina: «Abbiamo agito bene»
Da Roma a Pozzallo, solidarietà alla ong Proactiva «Continueremo a salvare vite umane, non è reato»
«Salvare vite umane non è reato». È questo lo slogan della manifestazione di oggi a Pozzallo, davanti all’imbarcazione posta sotto sequestro alcuni giorni fa nell’ambito di una indagine della procura di Catania che ha indagato tre persone – il comandante della nave Marc Raig, il capo missione Anabel Montes e il coordinatore della ong Gerard Canals, che si trova in Spagna – con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina per il salvataggio in acque internazionali di oltre 218 persone nel Mediterraneo avvenuto la sera del 15 marzo.
«Siamo qui per dare solidarietà a chi ogni giorno si impegna, rischiando pure, per salvare vite umane senza farsi intimidire nemmeno dalla guardia costiera libica» dice a MeridioNews Flavia dell’ong Medici per i diritti umani (Medu), che è fra le circa cento persone presenti al sit-in organizzato dalla chiesa valdese e da altre associazioni locali impegnate nel fronte dell’immigrazione, nel piazzale del porto, proprio davanti agli uffici della guardia costiera. «Noi siamo contro questo accordo criminale con la Libia perché ogni giorno raccogliamo le testimonianze di persone che da lì provengono. Solo ieri – racconta Flavia – al Cara di Mineo un ragazzo con gli occhi molto rossi ci ha spiegato che ciò dipende dal fatto che in Libia i miliziani lo hanno rinchiuso e tenuto segregato, insieme a un’altra ventina di persone, dentro una stanza piccolissima tanto che per due settimane non è riuscito a sedersi e, dunque, nemmeno a dormire. Questo ragazzo è vivo, ma è morto dentro. Molti di questi corpi arrivano ma la loro psiche è frantumata. Nemmeno questo possiamo permettere che accada ancora».
La strada che porta al porto è chiusa. Ogni partecipante passa dal metal detector. Per le macchine di servizio degli operatori delle organizzazioni non governative i controlli sono ancora più puntuali. A fare da portavoce a nome di tutto l’equipaggio di Proactiva è Anabel Montes che prende parola per ringraziare «tutti per essere qui oggi e per l’appoggio. Per le circostanze in cui ci troviamo è – precisa lei che al momento è fra gli indagati dalla procura etnea – molto importante ricevere questo sostegno soprattutto dalla città di Pozzallo, dove ci siamo trovati bloccati». In contemporanea si manifesta anche a Roma, Madrid, Barcellona e in altre città più piccole dell’Italia e della Spagna. «Siamo convinti – dice aiutata da un traduttore – di avere agito nel pieno adempimento di tutte le leggi marittime e di essere in buona fede in tutto. Abbiamo speranza che si possa risolvere la vicenda nel migliore dei modi. Comunque, continueremo a portare avanti le nostre attività umanitarie come abbiamo sempre fatto perché sappiamo che è fondamentale il lavoro che facciamo per salvare migliaia di persone che rischiano la vita nel Mediterraneo nel tentativo di fuggire da guerre, persecuzioni o povertà alla ricerca di una vita migliore».
A unirsi al motto che fa da filo conduttore alla iniziative è anche il deputato nazionale del Pd, Fausto Raciti. «Questa campagna di criminalizzazione della solidarietà, non soltanto giudiziaria, deve cessare. Io credo che siamo in presenza di una inammissibile aggressione giudiziaria contro uomini e donne animati soltanto dal desiderio di salvare vite umane nel Mediterraneo. Le accuse rivolte all’equipaggio e il fermo della loro imbarcazione sono abnormi. In ogni caso – aggiunge – le circostanze in cui ci troviamo contribuiscono a rovesciare le parti in commedia, a esporre mediaticamente queste persone come se fossero delinquenti».