Douda Diane la mattina del 2 luglio era stato a lavoro. Poi di lui si è persa ogni traccia. A presentare la denuncia è stato un gruppo di amici. «Escludono che possa trattarsi di allontanamento volontario», dice a MeridioNews il segretario della Cgil Peppe Scifo
Acate, allarme per un uomo scomparso da dieci giorni Cgil: «In video si lamentava delle condizioni di lavoro»
Da dieci giorni un uomo originario della Costa d’Avorio ma da anni residente ad Acate, nel Ragusano, è scomparso. Di Douda Diane non si hanno più notizie da sabato 2 luglio. La mattina era stato a lavoro e poi di lui si è persa ogni traccia. «Occorre indagare e accendere un riflettore su questa vicenda», dice a MeridioNews il segretario generale della Cgil di Ragusa Peppe Scifo. Anche la Federazione del sociale Usb iblea, nei giorni scorsi, ha preparato un volantino con la foto dell’uomo e l’ha postata sui social per diffonderla e aiutare nelle ricerche. A presentare denuncia per la sua scomparsa sono stati gli amici che «hanno escluso l’ipotesi di un allontanamento volontario – riferisce Scifo – perché dico che non sarebbe mai andato via senza avvisarli».
Arrivato dalla Costa d’Avorio qualche anno fa, Diane vive ad Acate ed è un lavoratore saltuario. «Nell’ultimo periodo era stato impiegato nel campo dell’edilizia e stava lavorando in un cantiere per un’azienda che però – dichiara Scifo – non lo aveva messo in regola». Un invisibile senza contratto che adesso è scomparso. «Stando a quanto ci risulta – aggiunge il sindacalista al nostro giornale – poco prima di scomparire ha mandato al fratello e ad altri familiari rimasti nel suo Paese d’origine un video in cui lamenta le proprie condizioni di lavoro e la mancanza di garanzie e sicurezze». Da diverso tempo, oramai padrone della lingua italiana e consapevole dei propri diritti, Douda Diane fa anche il mediatore in un Cas dell’Opera pia Eugenio Criscione Lupis ad Acate. Adesso ci sono delle indagini in corso e da diverse realtà locali è arrivato l’invito a chiunque lo abbia visto o abbia delle informazioni a farsi avanti. Per la Cgil, inoltre «occorre indagare a fondo sulla sua condizione di lavoro e sui suoi rapporti con l’azienda per la quale lavorava in nero».