L'eurodeputato catanese ha annunciato l'addio al Movimento guidato da Giuseppe Conte. «Decisione sofferta ma inevitabile», dice a MeridioNews. «Io candidato presidente? Volevo fare una votazione interna come prevede lo statuto», aggiunge
Dino Giarrusso lascia M5s e lavora a un nuovo partito «Finita la democrazia nei 5 stelle. Regione? Valuterò»
Il Movimento 5 stelle perde un altro pezzo. L’ultimo addio è quello targato Dino Giarrusso, ex Iena originario di Catania, eletto al parlamento europeo nel 2019, risultando il candidato più votato di sempre nella storia dei pentastellati. L’annuncio durante la trasmissione Coffee Break in onda su La 7. Giarrusso nei mesi scorsi aveva anche espresso la volontà di candidarsi a presidente della Regione. Alla notizia ha replicato anche l’ex presidente del Consiglio e attuale capo politico dei pentastellati Giuseppe Conte: «L’ho incontrato spesso, anche di domenica, e mi ha sempre parlato e e chiesto poltrone, vicepresidenze, posizioni, delegati territoriali – spiega Conte durante un punto stampa all’università La Sapienza di Roma – Non ho mai avvertito dissenso politico. Ora gli chiediamo coerenza, chi lascia il Movimento deve lasciare i suoi incarichi».
Il diretto interessato ha replicato definendo le parole di Conte come «imbarazzanti, false e diffamatorie». Abbiamo raggiunto l’eurodeputato telefonicamente, quando stava terminando un leggero pranzo a base di insalata, polpetta di carne, acqua e caffè.
La decisione di lasciare il Movimento è maturata in quanto tempo?
«Per me è un grande dolore e dispiacere. Si tratta di una decisione sofferta ma inevitabile considerato quello che succede dentro il Movimento».
Cioè?
«Siamo supini al governo di Mario Draghi e subbiamo da tempo le decisioni, alcune delle quali inaccettabili, come quelle sul super bonus 110 per cento. Rischiamo di fare fallire migliaia di imprese e bruciare tanti posti di lavoro. Mi sembra altrettanto triste e sbagliata questa assenza di democrazia interna. Decide tutto Giuseppe Conte e si è creato un cerchio magico, che io ho ribattezzato cerchio tragico. Dovremmo stare sui territori e poi in Sicilia su 126 Comuni al voto ci presentiamo soltanto in quattro; direi che questo è un problema».
In Sicilia c’è anche il nodo di chi non si vuole più candidare con il Movimento.
«C’è molta delusione e mi dispiace ma è un fatto».
Questa decisione complica i suoi piani per la candidatura a presidente della Regione?
«Potrei candidarmi con il centrosinistra, coalizione che ha fatto delle regole deliranti per garantire a qualcuno il terzo mandato. Io avrei voluto fare le primarie interne come da statuto. Invece si è fatta una scelta diversa con regole surreali elaborate da grandi statisti. Sulla candidatura adesso farò delle valutazioni. Conte parla di democrazia diretta ma tutte le nomine passano da lui».
Si è parlato della nascita di un suo soggetto politico.
«Un progetto in fase embrionale a cui però sto lavorando in modo concreto».