LA RICERCA DEL BELLO IN ARMONIA CON LA NATURA DI QUESTA PARTICOLARE ARTISTA SICILIANA
di Ivan Scinardo
Capita casualmente di finire in uno dei luoghi più suggestivi e magici della città e ti ritrovi immerso nella storia del Museo Internazionale delle Marionette, indissolubilmente legata alla figura di Antonio Pasqualino, a cui oggi il museo è dedicato.
Lui fu insigne antropologo e profondo studioso delle tradizioni popolari della Sicilia. Nel 1965 fondò l’associazione per la conservazione delle tradizioni popolari, grazie alla quale potè raccogliere una grande quantità di materiale riferito alla storia dei Pupi, dai testi di scena alle marionette, fino agli oggetti delle scenografie. E così, passeggiando fra i corridoi di questo incredibile non luogo tanto amato dalla moglie di Pasqualino, la mecenate danese Janne Viabaek, ti imbatti nel suono della fiaba di un altro antropologo, Giuseppe Pitrè, che dei racconti della tradizione popolare orale siciliana, dedicò metà della sua vita oltre a quella di medico.
Una delle sue più celebri novelle rivive nella sand art di una straordinaria e incredibile artista di origini ennesi, Stefania Bruno. Caterina la sapiente, soprannominata così da suo padre, prende forma in un mondo fantastico, fatto di granelli di sabbia sapientemente modellati su una lavagna luminosa. La creatività di Stefania tocca punte di genialità quando costruisce immagini che si dissolvono in altre attraverso proprio un’abile tocco di dita che si trasformano in pennelli. Il pubblico, quasi tutti bambini, è estasiato, non assiste questa volta allopera dei pupi, ma a una favola di sabbia, quella appunto di Caterina.
Colta e astuta, provoca l’ira di uno degli alunni della scuola che dirige: il giovane principe che, pubblicamente punito per la sua ignoranza, decide di sposarla per potersi vendicare in virtù del proprio ruolo di marito. La cala da una botola con una corda fino a quando non si sarebbe pentita dello schiaffo dato a un reale a scuola. Ma, ribelle, Caterina non cede neanche di fronte all’autorità del marito e ordisce un tranello per riacquistare la libertà senza dovere rinunciare alla sua astuzia e alla posizione acquisita.
Mentre lartista disegna sulla sabbia, una colonna sonora accompagna laffabulazione e viene in mente la frase famosa: “Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”, quella Legge di Lavoisier, che proprio con la sand art, si afferma nell’uso della sabbia per ricreare e dare respiro a storie che somigliano a dei quadri dorati che rapidamente si dissolvono con un colpo di mano dell’artista.
La straordinaria eleganza dei ritmi artistici, accompagnata dalla musica, scuote i granelli sabbia ricreando forme istantanee dall’anima di luce. Docilmente, nel silenzio, l’arte si fa libro e fa proprio l’incipit “C’era una volta…”.
Di origini ennesi, Stefania Bruno, fin da giovane età, ha un legame intenso con l’arte. Una ricerca del bello che l’artista traduce, nei suoi quadri, in un linguaggio surreale, misto a visioni oniriche e sensazioni in materia vibrante. E’ ben chiaro l’amore di Stefania Bruno per la natura. La modella, la ricerca, la ritrae, la matura e la anima e di essa ne fa arte.
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