Art faCTory: l’arte contemporanea a Catania Collezionisti e curiosi alle Ciminiere

Una mostra mercatoarte contemporanea a Catania, «per respirare arte di qualità senza dover partire per fiere di settore importanti. Anche per questo l’ingresso è gratuito, previa registrazione». Lo dice Daniela Arionte, direttore di Art faCTory 02 che fino a domenica sarà ospitata al centro fieristico le ciminiere di Catania. Giunta alla seconda edizione e organizzata da Dietro le Quinte arte con l’aiuto dei ragazzi dell’Accademia delle belle arti di Catania, ha un presidente d’eccezione, Lucio Dalla,  che tanto ha partecipato alla prima edizione e al quale questa fiera è dedicata. Molti gli stand di artisti locali, nazionali e internazionali. «Dopo il successo dell’anno scorso abbiamo ampliato il numero delle gallerie e siamo cresciuti anche in qualità» afferma Arionte.

Pittura, scultura, fotografia, uso di elementi misti come in un collage, giovani artisti, ma anche nomi affermati. C’è il morfing di Vittorio Sgarbi in una capra, l’immancabile Marylin Monroe di Warhol, ma anche Church chrasing market che fa «dell’ironia sull’accostamento della scienza del fund raising con la chiesa, di cui ne è madre» come afferma l’ideatore Andrea Bartoli. E ancora installazioni, incisioni e oli su tela. Concettuale e  informale, diverse sfaccettature dell’arte contemporanea. Un’arte che non sempre viene apprezzata dalla massa perché soprattutto personale. La fiera è aperta alla città, ma il target è comunque medio alto, fatto soprattutto di collezionisti. «Art faCTory vuole essere un progetto culturale per la città. Il Mediterraneo è per l’arte contemporanea un luogo in incontro e anche di scontro, a volte» afferma Arionte.

Eterogeneo in effetti è il pubblico e non solo catanese, ma diverse sono le posizioni. La signora Emanuela viene apposta da Reggio Calabria con un alcuni amici. Fa l’architetto ed è venuta «soprattutto per guardare» dice, ma «se capita l’occasione, sono disposta a spendere fino a cinque mila euro» aggiunge.  Roberto, Benedetta e Preetum, sono invece tre studenti di ingegneria. Loro non possono permettersi di comprare nulla, dicono, ma sono venuti perché amanti dell’arte. Sono contenti di quel che vedono, ma lamentano la mancanza di una sufficiente pubblicità all’evento. «Lo abbiamo saputo per caso da un amico e non avevamo capito che era così grande e che ci fossero tanti artisti importanti». Non una buona comunicazione al pubblico, dunque, lamentata anche da alcuni galleristi. «Non è certo la biennale di Venezia, ma c’è tanto impegno, ottima ospitalità tipica della Sicilia e un allestimento più che decoroso. Mi sarei aspettato però, un po’ di promozione in più, almeno in città» afferma Fabrizio Russo dell’omonima galleria romana al suo primo anno di esperienza a Catania.

E non solo di poca pubblicità si lamenta Enrico Astuni, dell’omonima galleria bolognese. «È una piccola fiera sperimentale che sta funzionando abbastanza bene, ma che deve avere l’aiuto delle amministrazioni e degli sponsor. Facciamo tutto noi e l’organizzazione sembra fare fatica a far quadrare tutto». Una mostra mercato serve soprattutto a vendere le opere presentate, e quella di Catania non fa eccezione. Ma per i galleristi un incontro del genere è importante non solo per le vendite, spiega Francesco Rovella della galleria catanese Carta Bianca. «Oltre all’aspetto economico, è utile anche in prospettiva futura incontrarsi con galleristi di altre città e nazioni. Potrebbero nascere scambi lavorativi importanti». Un’occasione per tutti, insomma, galleristi, appassionati, curiosi. Fino a domenica.


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