Dietro il Movimento dei Forconi e, in generale, dietro le manifestazioni di pacifica protesta che da oggi hanno preso il via in Sicilia cè un retroterra culturale che affonda le radici in quelle parti dello Statuto autonomistico siciliano conquistato – e non concesso dallo Stato! – dopo dure lotte combattute dai grandi siciliani allindomani del secondo conflitto mondiale.
Due, in particolare, gli articoli che oggi i Movimenti vogliono portare al centro del dibattito politico non solo siciliano, ma nazionale. Sono gli articoli 37 e 38 dello Statuto Autonomistico siciliano. Cominciamo con larticolo 37.
Si tratta di quella parte dello Statuto che affronta un tema fino ad oggi ignorato: le imposte pagate dalle aziende – in molti casi dalle grandi aziende – che hanno stabilimenti in Sicilia, ma sede sociale altrove, per lo più nel Centro Nord Italia. Ebbene, fino ad oggi, grazie a una politica siciliana di ascari (cioè di venduti agli interessi delle aree forti del nostro Paese), queste imposte vengono versate nelle regioni italiane dove questi grandi gruppi economici e imprenditoriali hanno la sede sociale. Una truffa e un ladrocinio legalizzato ai danni della Sicilia.
Lesempio eclatante dellingiustizia che, ancora oggi, si consuma a danni della Sicilia lo forniscono le raffinerie presenti in Sicilia, e precisamente nellarea industriale di Siracusa (per esempio, ad Augusta). Ebbene, queste raffinerie producono oltre il 50 per cento delle benzine utilizzate nel nostro Paese. Per farlo inquinano la nostra area, la nostra agricoltura, in una parola, avvelenano il nostro ambiente. Mentre le imposte – sembra incredibile! – le vanno a versare in Lombardia e nelle altre regioni ricche dellItalia. Regioni ricche che diventano ogni giorno più ricche grazie anche alla scippo – ripetiamo, legalizzato – operato ai danni della Sicilia e dei siciliani!
Qui in Sicilia, questi signori delle raffinerie, ci lasciano linquinamento dellambiente, ci lasciano le malattie che colpiscono i nostri abitanti e si portano via le imposte che – secondo il nostro Statuto non applicato – dovrebbero invece restare nella nostra Isola! Tutto questo grazie a uni Stato centrale ‘rapace’ e antimeridionale, ma anche all’ ‘ascarismo’ della classe politica siciliana.
E giunto il momento di dire basta a questo scippo. E giunto il momento di porre la questione su un piano culturale, politico e costituzionale. Perché a quanti fanno finta di non saperlo, a quanti si nascondono dietro i pronunciamenti – quasi sempre sfavorevole alla Sicilia – della Corte Costituzionale noi vogliamo ricordare che lo Statuto autonomistico è arrivato prima della Costituzione ed è stato inserito, poi, a tutti gli effetti, nella stessa Carta Costituzionale. Non applicare lo Statuto – come si continua a fare ancora oggi, ignorando larticolo 37 dello Statuto autonomistico siciliano – significa violare la Costituzione.
(nel prossimo articolo affronteremo i tema di un altro scandalo: la mancata applicazione dellarticolo 38 dello Statuto).
http://www.youtube.com/watch?v=q4FUuj2cx2U
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