Ars, sulle variazioni di Bilancio scontro all’arma bianca tra il presidente Ardizzone e la Commissione Finanze

NEL MERITO HA RAGIONE LA PRESIDENZA DI SALA D’ERCOLE. CHE, PERO’, SEGUE UN METODO NON TROPPO ORTODOSSO. CHE FINISCE COL DARE RAGIONE AI DEPUTATI

E’ polemica, dai toni molto duri, tra il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, e la Commissione Bilancio e Finanze della stessa Sala d’Ercole. Pomo della discordia: lo stralcio di alcune norme dalla legge di variazioni di Bilancio operato dalla presidenza dell’Ars.

I fatti sono andati in scena ieri, quando il vice presidente dell’Ars, Antonio Venturino, ha notificato all’Aula lo stralcio di alcune norme sostanziali. Dal disegno di legge sulle variazioni di Bilancio che, in effetti, era già diventata una mezza legge omnibus – cosa che il nostro giornale ha stigmatizzato ieri – la presidenza dell’Assemblea ha stralciato le seguenti norme:

1) Art. 3, comma 4;

2) Art. 4 “Imposta sulle assicurazioni contro la responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore”;

3) Art. 5, comma 3;

4) Art. 8, comma 6 secondo periodo;

5) Art. 9 “Modifiche di norme in materia di consumi intermedi, variazioni compensative di bilancio e credito d’imposta”;

6) Art. 11 “Norme in materia di personale a tempo determinato”;

7) Art. 12 “Modifica di norme in materia di trasporto gratuito degli alunni della scuola dell’obbligo e della scuola media superiore”;

8) Art. 13 “Interpretazione autentica in materia di proroghe di contratti”;

9) Art. 14 “Modifiche di norme in materia di status di amministratori di società partecipate dagli enti locali”.

La notizia dello stralcio è stata accolta molto male dai deputati. Da qui una lettera indirizzata al presidente dell’Ars, Ardizzone, firmata dai seguenti parlamentari: Nino Dina, Vincenzo Vinciullo, Giovanni Di Giacinto, Giorgio Ciaccio, Roberto Clemente, Antonello Cracolici, Pippo Currenti, Nicola D’Agostino, Giovanni Di Mauro, Baldo Gucciardi, Claudio La Rocca, Lino Leanza, Giuseppe Lupo e Riccardo Savona.

“Corre l’obbligo di sottolineare – scrivono i deputati – che il disegno di legge esitato dalla Commissione (Bilancio e Finanze ndr), secondo una prassi che trova numerosi riscontri, non rappresenta una mera legge di variazioni di bilancio, ma contiene, al capo II, una serie di disposizioni che ai componenti sono apparse urgenti ed indifferibili”.

Per farla breve, i parlamentari della Commissione Finanze sostengono che la presidenza dell’Ars non ha il potere di stralciare gli articoli di una legge approvata dalla Commissione Bilancio e Finanze e, prim’ancora, dalle Commissioni legislative di merito.

In realtà, per essere precisi, la presidenza dell’Ars può intervenire, operando anche gli stralci, nella discussione sulla legge Finanziaria. Già lo stralcio – ma questo è un nostro sommesso giudizio – diventa un po’ temerario in una legge di variazioni di Bilancio. Ma i deputati vanno al di là e, non a caso, nella lettera, come già riportato, si premurano di scrivere che quella in discussione all’Ars, ” non rappresenta una mera legge di variazioni di Bilancio”.

Risparmiamo ai lettori i passaggi tecnici, soprattutto di prima mattina. Precisando che, a parere dei parlamentari che criticano il presidente dell’Ars, i punti stralciati sono stati approvati dalle Commissioni legislative competenti. E, in quanto tali, non possono essere stralciati, visto che in discussione non c’è la legge finanziaria.   

“Il comma 3 dell’articolo 12 dello Statuto della Regione – si legge nella lettera che i parlamentari della Commissione Finanze hanno inviato al presidente dell’Ars – demanda l’elaborazione dei progetti di legge alle competenti commissioni dell’Assemblea regionale ed esclude, pertanto, la possibilità che una singolo soggetto, persino il presidente, possa porre in discussione in aula una proposta significativamente difforme dall’elaborato delle suddette commissioni”.

Nella lettera i parlamentari notano anche qualche contraddizione. Come il ‘caso’ dell’Istituto zooprofilattico. Dove il Governo, contro il parere della Commissione legislativa competente, si ostina a voler nominare un direttore generale privo di titoli. Ebbene – questo i deputati non lo scrivono, ma lo deduciamo noi – come mai proprio questa norma non è stata stralciata dalla presidenza dell’Ars?

(Per la cronaca, a stralciare dalla legge di variazioni di Bilancio le operazioni clientelari che il Governo regionale intende ‘pilotare’ all’Istituto Zooprofilattico ha pesato la stessa Commissione Bilancio e Finanze).

Quindi il finale della lettera: “Nel ribadire la ferma intenzione di questa Commissione di tutelare le proprie prerogative, a prescindere dal merito delle disposizioni approvate e nel rispetto delle decisioni assunte dai singoli commissari – conclude la nota – La invitiamo a rivedere la Sua decisione o, in caso contrario, a convocare immediatamente la commissione per il regolamento dell’Assemblea per discutere della questione”.

Che dire? Che, nel merito, ha ragione il presidente dell’Ars: non è corretto trasformare una legge di variazioni di bilancio in una legge omnibus.

Ma, nel metodo, non ce la sentiamo di dare torto ai parlamentari della Commissione Finanze. Per un motivo semplice: perché nelle democrazie parlamentari – e questa è una ‘legge’ universale – i Parlamenti si autodeterminano. Nelle buone e – in questo caso – nelle cattive leggi.

Ci permettiamo anche di ricordare che gli articoli del regolamento dell’Ars che consentono al presidente, durante la discussione sulla legge Finanziaria, di stralciare norme ritenute dalla stessa presidenza del Parlamento siciliano difformi dall’argomento oggetto della discussione, hanno sempre provocato aspre polemiche. Estendere queste prerogative alla discussione di altre leggi a noi sembra – ed è sempre un nostro sommesso parere – quanto meno eccessivo.

Ribadiamo: nel merito ha ragione la presidenza dell’Ars. Che senso ha, ad esempio, inserire nella legge sulle variazioni di Bilancio le “Norme in materia di personale a tempo determinato”? Per riassumere a tempo determinato i 45 precari dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente, ben sapendo che dall’1 gennaio la Regione licenzierà circa 80 mila precari?

Il PD e, in generale, tutti i politici siciliani se ne facciano una ragione: questo articolo, anche se dovesse essere reinserito nel disegno di legge e approvato dall’Aula, verrà impugnato dal Commissario dello Stato per manifesta incostituzionalità.

Per un motivo semplice: perché l’ufficio del commissario dello Stato, negli ultimi pronunciamenti – che caratterizzano la gestione dell’attuale Prefetto-Commissario – ha ristabilito un principio costituzionale che la politica siciliana ha ignorato per trent’anni: e cioè che nella pubblica amministrazione si entra per concorso e non per raccomandazione.

L’eventuale approvazione di questo articolo riaprirebbe il capito del precariato. E questo la Regione siciliana – soprattutto nell’attuale momento storico – non se lo può permettere.  

Anche l’Art. 13, ovvero l’ “Interpretazione autentica in materia di proroghe di contratti”, appare totalmente fuori luogo: da quando in qua l’Ars s’improvvisa giuslavorista? Anche su questo punto l’impugnativa è matematica.

 

 

 

 


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