Giunto ieri in Sicilia per difendersi dall'accusa di sequestro di persona, il leader del Carroccio ha parlato anche delle prospettive del partito nell'isola. Qualche mese fa c'era il rischio di finire nel misto, adesso si torna a pensare in grande
Ars, la Lega cerca di farsi qualche regalo di Natale Salvini: «Presto saremo di più». I nomi dei papabili
«Tra non molto, qualche settimana, all’Assemblea siciliana saremo molti di più». L’annuncio di Matteo Salvini arriva al culmine di una giornata in cui è tornato a vestire i panni di imputato di un reato grave come il sequestro di persona. Era l’estate del 2019 e a bordo della nave Gregoretti vennero trattenuti per giorni 131 migranti. Anche ieri il leader della Lega ha sfoggiato sicurezza davanti ai giornalisti, dicendosi certo di dimostrare come l’operato da ministro degli Interni sia stato non solo indirizzato a fare gli interessi dello Stato ma anche sostenuto dalla volontà di tutto il governo del tempo. Serenità comunicata anche soffermandosi sulle prospettive della Lega in Sicilia, a riprova di come Salvini immagini il proprio futuro tra i palazzi della politica. Lontano da quelli di giustizia e, soprattutto, dagli istituti penitenziari. Sulla carta, infatti, il leader del Carroccio rischia fino a 15 anni.
«Il nostro gruppo nel parlamento siciliano crescerà», ha detto Salvini in una sala in cui spiccava la presenza dell’assessore regionale alla Cultura Alberto Samonà. Una frase che è arrivata a pochi mesi dal momento in cui la Lega ha rischiato di sparire formalmente da sala d’Ercole, dopo le decisioni di Giovanni Bulla e Marianna Caronia di lasciare il partito e mettere fine alle rispettive fugaci liason. Lo spauracchio per Orazio Ragusa e Antonio Catalfamo, gli altri due deputati leghisti, di finire al gruppo misto alla fine non si è concretizzato ed è stato definitivamente messo alle spalle con l’ingresso di Vincenzo Figuccia. Il 46enne – inserito da Musumeci nel governo della prima ora e poi dimessosi nel giro di due settimane – ha abbracciato la causa leghista lasciando l’Udc, nelle settimane in cui Totò Cuffaro si è deciso a rifondare la Democrazia Cristiana come «reazione ai populismi» rappresentati da Movimento 5 stelle e, appunto, Lega. «Credo che il Novecento sia passato da un bel po’, e il tempo non torna indietro», chiosa Figuccia, pure lui presente a Catania per sostenere il suo nuovo capitano.
«Si conferma un leader europeo e in una panorama che si accinge a dividersi tra progressisti e conservatori, con i cinquestelle destinati a flirtare con il Pd, e il centrodestra che si compatta, lui resta il riferimento», commenta a MeridioNews Figuccia. Per quanto non voglia sentire parlare di possibili acquisti e cambi di casacca, il tema dell’ampliamento della presenza leghista all’Ars tiene banco. «Non sono io che me ne occupo, ma credo ci siano le condizioni affinché qualcosa si concretizzi – va avanti Figuccia – Tutto accadrebbe nell’interesse dei siciliani, perché dopo anni e anni di politica che non ha saputo dare risposte ai problemi, abbiamo la possibilità di cambiare le cose».
Tenendo a mente il clima in cui si è sviluppato il disagio degli ormai ex Bulla e Caronia – «non c’era possibilità di incidere, decideva tutto Candiani» – per cercare di capire dove potrebbe pescare la Lega non resta che gettare un’occhiata all’Ars. Lontano da taccuini e microfoni, c’è chi qualche indizio se lo fa scivolare dalla bocca. Ora Sicilia e Genovese? Non è semplice, considerata la recente costituzione in partito. Meglio cercare tra gli autonomisti, lasciando da parte i popolari. Allora vengono fuori i nomi di Roberto Di Mauro e Pippo Compagnone, lombardiano diventato capogruppo dopo l’estromissione di Calogero Pullara. Un altro che potrebbe fare al caso della Lega potrebbe essere Danilo Lo Giudice, attualmente nel misto dopo avere lasciato l’Udc negli stessi giorni di Figuccia.
A sostegno dell’ipotesi Lo Giudice c’è il doppio nodo che lega il deputato e sindaco di Teresa di Riva a Cateno De Luca. Il primo cittadino messinese, che non ha mai fatto mistero di ambire a palazzo d’Orleans scalzando quel Nello Musumeci, di cui in questi mesi di pandemia ha criticato praticamente ogni decisione, potrebbe essere il nome su cui un centrodestra a trazione Lega potrebbe puntare per il 2022. Due anni però sono tanti e soprattutto sufficienti a vanificare ogni tipo di previsione. Anche perché ad avere un discorso aperto con Matteo Salvini sarebbe lo stesso Musumeci. L’ipotesi di una federazione tra la Lega e Diventerà Bellissima se è vero che non si è concretizzata, è altrettanto vero che non è mai stata archiviata. «Anche se quando due non si decidono a sposarsi, poi alla lunga i sentimenti si raffreddano», riflette Figuccia. Che dal canto suo dà l’aria di essere nel pieno di un innamoramento. «La speranza è capace di spostare le montagne, e con la Lega – assicura – quella di iniziare a fare il bene della Sicilia può essere finalmente coltivata». Salvini d’altronde non nasconde la volontà di avere un ruolo decisivo nei prossimi appuntamenti elettorali. Il primo obiettivo sono le Amministrative a Palermo, dove la Lega presenta per la prima volta una lista. C’è poi il nodo Regionali senza dimenticare quanto fatto per Catania. «Saluto Pogliese che è tornato a fare il sindaco – ha detto ieri Salvini – Il bilancio di questa città è salvo per quello che abbiamo fatto quando ero ministro.»