Ars, il Bilancio ‘fantasma’ e i ciechi lasciati senza soldi

IN UN’ATMOSFERA DI SFASCIO GENERALE OGGI TORNA A RIUNIRSI SALA D’ERCOLE. ALL’ORDINE DEL GIORNO CI SONO I TAGLI DELLA POLITICA. SULLO SFONDO UNA REGIONE CHE INSEGUE IL PRECARIATO E I LOSCHI AFFARI MANDANDO A FONDO L’ECONOMIA SICILIANA. CON L’ADDIO DI UNICREDIT ALLA NOSTRA ISOLA CHE FA DA COROLLARIO A UN GOVERNO DI INCAPACI

A Sala d’Ercole si apre oggi un’altra giornata contrassegnata da polemiche e confusione. Come abbiamo scritto ieri sera, il Governo di Rosario Crocetta, che lo scorso fine settimana aveva annunciato l’approvazione in Giunta del disegno di legge su Bilancio e Finanziaria – provvedimento illustrato ‘fantasmaticamente’ nel corso di una strana conferenza stampa – alla fine ha ritirato tutto.
In pratica, giunti quasi a metà dicembre, all’Ars non si intravede ancora nulla di concreto in merito alla manovra economica. Solo gli annunci del governatore Crocetta e dell’assessore all’Economia, Luca Bianchi. Un po’ poco per una Regione con l’economia bloccata, con la disoccupazione alle stelle, finita nelle salde mani degli speculatori.
E’ di ieri sera la notizia di Unicredit che si accinge ad abbandonare definitivamente la Sicilia, sbaraccando le otto strutture commerciali. Decisione pesantissima non soltanto per gli altri posti di lavoro che si perderanno, ma anche per il significato economico che questa scelta strategica assume.
E’ evidente che se il gruppo Unicredit decide di abbandonare definitivamente la Sicilia si sarà fatto i propri conti. Per la nostra Regione è un altro duro colpo. Ma non sarebbe corretto analizzare questo fatto solo alla luce delle ragioni della Sicilia.
Dobbiamo avere il coraggio di ammetter che la nostra Isola non muove più economia. La mafia è ancora fortissima e lo dimostrano i fatti di ieri accaduti a Palermo. Con un imprenditore che, rifiutandosi di pagare il ‘pizzo’, è stato preso a martellate. E dove non arriva la mafia del ‘pizzo’ ci pensano le tasse ad ammazzare le imprese.
Tra mafia e pressione fiscale al 68 per cento chi dovrebbe venire a investire in Sicilia? E infatti non viene più nessuno. E quei pochi imprenditori che resistono, meditano di andarsene o di ritirarsi.
Per non parlare della politica siciliana, che crea alle imprese altri problemi. In queste ore il dibattito ‘politico’ della Regione è imperniato non sullo sviluppo, ma su come trovare 330 milioni di euro per mantenere i 24 mila precari degli enti locali.
Il precariato, in Sicilia, è un’idrovora che toglie il futuro alle nuove generazioni. Da anni – a parte i fondi europei spesi male o non spesi – in Sicilia non ci sono investimenti. Gli 80 mila e forse più precari siciliani prima hanno ‘succhiato’ tutta la spesa in contro capitale (cioè i soldi per gli investimenti). Poi hanno fatto fuori i fondi globali (i soldi per approvare nuove leggi di spesa).
Quindi hanno svuotato le ‘casse’ dei Comuni che, per pagare i precari, non assistono più le fasce deboli della società: anziani, minori a rischio, malati poveri. Tutto questo sotto gli occhi ‘distratti’ delle organizzazioni sindacali e delle stesse organizzazioni cattoliche impegnate nel sociale. Ci riferiamo a Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Acli, che non hanno mai criticato questo sistema di rapina ai danni delle fasce deboli della società. Ma anzi lo avallano. 
Ieri sera, dopo annunci e conferenze stampa, il governatore Crocetta e l’assessore Bianchi hanno scoperto l’acqua calda: e cioè che per continuare a pagare non i “ventimila precari dei Comuni”, ma i 24 mila precari dei Comuni (che forse potrebbero addirittura essere più di 24 mila) bisogna licenziare i forestali o gli stessi dipendenti regionali.
Questo perché, ormai, il Bilancio regionale è ‘rigido’ e, per la parte di ‘cassa’, è fatto per il 99 per cento di pagamenti di stipendi al personale, con in testa l’esercito del precariato.
In questo scenario il dibattito previsto oggi, all’Ars, sui tagli ai costi della politica è demagogico e surreale. Giusto ridurre i costi della politica. Sbagliato far credere alla gente che, tagliando i costi della politica e recuperando 10-15 milioni di euro, si possa risolvere il problema del Bilancio regionale. Là dove mancano 330 milioni di euro solo per il precariato (a questi, infatti, dobbiamo aggiungere i soldi per i Comuni, per le Province completamente abbandonate dalla miopia e dalla demagogia dell’attuale Governo regionale e via continuando).
La presenza di Confindustria Sicilia nel Governo, negli ultimi 5 anni, lungi dal migliorare le cose, le ha peggiorate. L’addio di Unicredit alla nostra Isola è, in primo luogo, la sconfitta di Confindustria Sicilia. Perché, al di là delle giuste difese d’ufficio, una grande banca non lascia una Regione di 5 milioni e oltre di abitanti così: se lo fa è perché ha constatato che in Sicilia non si può fare banca, perché il sistema di imprese è troppo fragile e perché la mano pubblica o non c’è più (lo Stato) o sostiene solo il precariato (la Regione).
Confindustria Sicilia, da parte sua, ha soltanto tutelato grandi affari, spesso opachi: non a caso, stamattina, il presidente dell’Antmafia regionale, Nello Musumeci, ha convocato l’assessore all’Energia, Nicolò Marino, per parlare dei rifiuti. Ovvero del gruppo Catanzaro di Agrigento, gestito dal vice presidente degli industriali siciliani, Giuseppe Catanzaro, che in questo settore fa il bello e il cattivo tempo facendo affari d’oro con la discarica di Siculiana, sulle pelle dei Comuni che poi la Regione deve sostenere contraendo mutui. Una follia.

C’è anche il problema dei non vedenti siciliani lasciato incancrenire. Se ne occupa il parlamentare del Pdl-Forza Italia, Marco Falcone. “Nonostante le promesse del Governatore – dice Falcone – i non vedenti siciliani, circa 35 mila, si vedono ancora negati il diritto alla cultura, allo studio e all’assistenza specialistica”.
“L’Unione Italiana Ciechi – precisa i deputato – per mancanza di fondi non è più in grado di garantire ai non vedenti siciliani i servizi sinora assicurati. Sono a rischio, anche, le attività della Stamperia regionale Braille e del Centro regionale Helen Keller per l’addestramento dei cani guida, istituiti dalla Regione siciliana con LR 4/2001”.
“Oggi in Aula – conclude Falcone – presenterò un Ordine del Giorno che impegni il Governo a liquidare, in tempi stretti, i fondi necessari per l’ assistenza ai non vedenti”.
In tanti anni non abbiamo mai visto i non vedenti abbandonati dalla politica siciliana. Con Crocetta e la sua band lo stiamo vedendo. Ma adesso, presidente Crocetta, pensiamo ai precari e agli amici di Confindustria Sicilia…


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