Regionale

L’Ars e i debiti fuori bilancio, l’argomento che proprio non si vuole trattare

Da mesi, prima ancora che si entrasse in fermento per le Amministrative e persino prima del rendiconto dettagliato del presidente dell’Assemblea regionale Gaetano Galvagno, ci sono ben cinque punti che ritornano, sempre identici, negli ordini del giorno di ogni seduta, ma che di fatto non sono andati mai nemmeno vicini a essere trattati. Sono quelli che riguardano i debiti fuori bilancio. Per la precisione quelli maturati a marzo, maggio e agosto del 2021 e ad agosto e novembre del 2022. In realtà si tratta di cosa da poco, o poco più. L’Assemblea dovrebbe solo limitarsi a prendere visione dei documenti e votare, ma questo punto appare persino un miraggio, nonostante il parlamento siciliano non si sia potuto dire esattamente oberato di lavoro negli ultimi mesi, con le leggi importanti arenate nelle commissioni e le riforme promesse arenate chissà dove. E a nulla pare essere valso il rimbrotto da parte della corte dei Conti appena sei mesi fa, con i giudici contabili che hanno lamentato i ritardi sistematici nel riconoscimento dei debiti, che porta – di conseguenza – al proliferare di contenziosi e alla lievitazione delle spese legali a carico della Regione.

A porre l’accento su questo punto, durante l’ultima seduta dell’Assemblea, è stato il pentastellato Luigi Sunseri, che nel suo intervento ha ricordato che questi debiti «devono essere messi al voto dell’Aula, oppure che vengano tolti dall’ordine del giorno, perché non manca certamente per il gruppo parlamentare che rappresentiamo metterli in votazione, ma manca per la maggioranza di quest’Aula, che li ha fatti arrivare dalla commissione Bilancio. Qualcuno, però, si deve prendere pure la responsabilità di approvarli o di bocciarli – prosegue il deputato – perché, onestamente, tenerli più di due mesi all’ordine del giorno senza nemmeno essere trattati ritengo che non sia assolutamente utile e, ripeto, non è certamente responsabilità delle opposizioni, ma evidentemente la maggioranza o non li vuole votare oppure non sa cosa fare».

Gabriele Ruggieri

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