«Non era possibile aspettare oltre», così commenta Renato Schifani la nomina dei sei nuovi commissari straordinari dei liberi consorzi, le ex province siciliane al netto di Palermo, Catania e Messina che, in quanto città metropolitane, hanno come guida il sindaco del capoluogo di riferimento. Nessuna corsa alle nomine però, i nomi sono infatti stati pescati […]
Arrivano i nuovi commissari straordinari dei Consorzi e la riforma è ancora in alto mare
«Non era possibile aspettare oltre», così commenta Renato Schifani la nomina dei sei nuovi commissari straordinari dei liberi consorzi, le ex province siciliane al netto di Palermo, Catania e Messina che, in quanto città metropolitane, hanno come guida il sindaco del capoluogo di riferimento. Nessuna corsa alle nomine però, i nomi sono infatti stati pescati tutti dal bacino dei dirigenti regionali, come stabilito dalla norma fatta approvare in sordina dall’opposizione all’Ars lo scorso giugno, mentre si discuteva della proroga dei commissari.
Ad Agrigento è stato designato il capo dell’Ufficio legislativo e legale della Regione Giovanni Bologna; a Caltanissetta la responsabile dell’Arit, l’Autorità regionale per l’innovazione tecnologica Vitalba Vaccaro; a Enna la dirigente generale del dipartimento della Funzione pubblica Carmen Madonia; a Ragusa ladirigente generale del dipartimento dell’Ambiente Patrizia Valenti; a Siracusa quello dei Beni culturali Mario La Rocca; a Trapani, infine, quella del Turismo, Maria Concetta Antinoro.
«È mio dovere assicurare una guida alle sei ex Province, i cui vertici sono scaduti già da due settimane – dice Schifani – La scelta è caduta su alcuni dei dirigenti generali in servizio di provata esperienza, ai quali ho chiesto un ulteriore impegno, oltre all’attuale carico di lavoro che hanno come capi dei rispettivi dipartimenti». Intanto a Roma si allontana ancora la cancellazione della riforma delle province voluta da Graziano Delrio, che per il governo Meloni non costituisce una priorità. Bisognerà dunque attendere ancora parecchi mesi prima di poter anche solo pensare all’attuazione della legge regionale, ancora non votata dall’Ars, per la reintroduzione degli enti provinciali.