Un provino va preso con il giusto spirito. Innanzitutto va precisato che non è un esame, ma neanche uno scherzo. E’ un semplice incontro con il regista o con un suo incaricato per capire se un attore possiede le caratteristiche giuste per interpretare un determinato personaggio, e si pretende serietà; la persona che si presenta, professionista o dilettante che sia, oltre che brava deve dimostrarsi matura: è consigliabile perciò presentarsi da soli ai provini e mai accompagnati da genitori, o addirittura da amiche/i che sghignazzano come pollastrelle o che si imbaldanziscono come galli. Ancor peggio è farsi accompagnare dal fidanzato geloso e diffidente come un cane da guardia. Naturalezza e brio: ecco cosa occorre!
Al Medialab è andata così: si sono presentati ragazzi e ragazze, solari e simpatici, per niente appariscenti. Qualcuno forse ha voluto fare lo “splendido”, ma è andata bene lo stesso. Molti studenti, qualche lavoratore e due attori professionisti: chi più spigliato, chi meno, chi sembrava avere la parte cucita addosso a pennello, nonostante non avesse mai provato le battute in questione, e chi tra un’interruzione e un’altra o rideva a più non posso o arrossiva a più non posso; chi bruno e chi biondo; chi alto e chi basso… L’unica cosa però in comune tra tutti era la voglia di fare una nuova esperienza.
Sonia Giardina, regista e coordinatrice del Medialab “Realizzare un cortometraggio”, si è detta entusiasta di alcuni aspiranti attori. I risultati sono andati oltre le aspettative previste per una semplice prima giornata di reclutamento. Chi è nell’organizzazione, ovvero l’equipe al completo tra regista, aiuto-regista, operatore macchina, sceneggiatori, segretari e selezionatori, afferma “è una soddisfazione vedere che c’è feeling tra noi collaboratori e che il lavoro procede bene!”
Un altro aspetto che accomuna gli attori, ma in questo caso inseriamo anche gli organizzatori del laboratorio, è che il lavoro effettuato non riceverà compensi economici, trattandosi di una produzione a zero budget. Ma neanche i crediti basteranno a compensare la fatica di lavorare il triplo delle ore di qualsiasi altro medialab. Dunque lo si fa per soddisfazione personale, per passione e per imparare. Niente di più. Se il prodotto poi dovesse “sfondare” si potrebbe anche pensare di presentarlo a qualche concorso. Ma questo è un pensiero molto “futuristico”.
Tornando alla concretezza dei primi step del casting. Di solito il primo incontro consiste in un colloquio e nel recitare qualche battuta; compilare una scheda di presentazione e portare una foto. Se l’impressione che si è fatto il regista o il delegato, o altri dell’équipe, è positiva si verrà ricontattati per il cosiddetto “provino su parte”: si riceverà uno stralcio di copione da imparare. Questo incontro sarà una vera prova di recitazione davanti al regista. Se poi si è chiamati una terza volta allora si è sulla buona strada. Potrà trattarsi di un “call back” (una prova definitiva) o della firma del contratto. “Il medialab non dà soldi – lo sanno bene i partecipanti – ma dà tante soddisfazioni e amicizie nuove. Intanto si inizia così, un po’ per gioco, e poi, chissà, potrebbe diventare un lavoro vero e proprio”.
Altro consiglio per chi volesse davvero fare questo lavoro nella vita. Non adottare comportamenti antiprofessionali: come non essere puntuali, assumere atteggiamenti da attori viziati o rifiutare alla fine delle riprese di riconoscere la percentuale con il pretesto di aver cambiato agente. Deleterio!
Passando alla sezione “truffe legalizzate”, ma pur sempre truffe, iniziamo col dire che se già un’agenzia pretende i soldi per l’iscrizione allora “qualcosa puzza di bruciato”: quelle serie guadagnano unicamente con una percentuale sui lavori procurati all’artista rappresentato. Se poi vengono anche richiesti prezzi esosi per la realizzazione del book fotografico, senza neanche la possibilità di scegliere il proprio fotografo di fiducia, allora sarebbe meglio scappare subito… dalle grinfie di questi truffatori. Di solito sono piccole organizzazioni, ma possono persino essere dei grandi apparati, che si spacciano per agenzie serie e che invece si specializzano in artifici e raggiri psicologici, inducendo l’aspirante attore a sborsare consistenti somme di denaro; in cambio di queste elargizioni vengono promessi book fotografici stratosferici e corsi specializzati (scadenti entrambi!). Come esca spesso appaiono nomi noti dello spettacolo e location-casting in uffici di lusso.
Cifre inaudite di 5.000 – 10.000 euro per aggiudicarsi un ruolo da protagonista in film inesistenti (intascata la somma gli pseudo-agenti scompaiono). La spesa viene giustificata con corsi in città importanti o per polizze di assicurazioni che in realtà non devono mai essere a carico dell’artista, ma della produzione.
Occhio agli annunci sui giornali, anche quelli più popolari: c’è troppa gente senza scrupoli pronta ad illudere ragazzi e ragazze il cui sogno è entrare nel “pailleté” mondo dello spettacolo o del cinema. Le prime prede sono gli inesperienti diciottenni-ventenni. ‹‹Mi è arrivata a casa, due anni fa, una lettera (ne arrivano spesso via posta o via mail) con la quale mi invitavano a fare un colloquio, selettivo a livello regionale, per partecipare – racconta Carlotta, 21 anni, studentessa – al corso di presentatrice, conduttrice e giornalista tv. Voi ci credete? Io, ci sono andata al colloquio per semplice curiosità. Ufficio di lusso al Viale Africa››.
Cosa ti hanno propinato? ‹‹Due settimane a Milano: book fotografico, elementi di trucco con Diego Della Palma, dizione, recitazione, tecniche giornalistiche, direttrice didattica Maria Teresa Ruta e tanto altro ancora. Nessuno stage. Tutto alla modica cifra di 5.000 euro più iva. E se chiedevi “ma non è troppo costoso per due settimane soltanto?” rispondevano “ma si tratta di un corso full-immersion e rateizzabile”. Che bufala secondo me… certo, casomai trovo lavoro subito dopo! Ma poi come si può pensare di professionalizzarsi in due settimane e in un campo come questo? Sono rimasta esterrefatta e me ne sono andata. Mi piacerebbe sapere se qualcuno l’ha frequentato e se poi ha lavorato››.
E ancora: ‹‹Esistono addirittura, soprattutto tra Roma e Milano – afferma Gemma, 32, art director – diversi tipi di impiegati, commercianti… e semplici disoccupati che la sera s’imbucano nelle grandi feste frequentate dai personaggi famosi e si spacciano per talent scout, casting director o registi. Se volete tentare questa strada andate nelle scuole riconosciute, è meglio. E poi l’unico vero requisito per emergere come attori, come in tutto, è quello di essere preparati››.
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