Il Presidente dell'Ars dà il 'benvenuto' all'assessore inviato da Roma, ricordandogli che se la Sicilia è nei guai finanziari, non è solo colpa della Regione. Il riferimento è alla mancata applicazione delle norme finanziarie dello Statuto che secondo le stime valgono almeno 11 miliardi di euro l'anno. Soldi che Roma si 'dimentica' di girare all'Isola...
Ardizzone striglia Baccei sul bilancio «Nessun problema se non ci tolgono le risorse»
Ritrovato orgoglio? Presa di coscienza? Dichiarazioni di facciata? Pressioni dell’opinione pubblica o cosa? Sulla rete si moltiplicano gli interrogativi sulle ultimissime dichiarazioni delle massime istituzioni Siciliane in tema di Autonomia. Non solo il Presidente della Regione, Rosario Crocetta, che sia ieri in conferenza stampa, che oggi a Sala d’Ercole, come vi abbiamo raccontato qui, ha affermato di volere difendere lo Statuto (e sarebbe ora).
Anche il Presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, nella seduta d’Aula che si è appena conclusa, insieme con alcuni deputati (tra i quali Toto Cordaro, Michele Cimino e Santi Formica) ha fatto sentire la sua voce sul tema. E lo ha fatto rivolgendosi, con una certa enfasi, ad Alessandro Baccei, il neo assessore all’Economia, inviato in Sicilia dal Governo nazionale:
«Caro assessore, il bilancio siciliano non avrebbe nessun problema se le nostre risorse rimanessero in Sicilia. La nostra regione, – ha sottolineato il numero uno di Sala d’Ercole- non avrebbe nessun bisogno se qualcuno non portasse via ciò che è nostro».
Il riferimento, non è solo ai prelievi forzosi che Roma opera sul bilancio regionale sotto forma di accantonamenti (più di un miliardo in due anni) ma anche e, soprattutto, alla mancata applicazione dell’articolo 37 dello Statuto Siciliano, secondo il quale le imprese che producono in Sicilia, ma hanno sede legale altrove, dovrebbero pagare qui le imposte. Invece le trattiene Roma. Se sommiamo gli introiti che dovrebbero restare alla Sicilia grazie a questa norma, a quelli previsti dalle altre previsioni finanziarie dello Statuto, si arriva, come abbiamo scritto in questa inchiesta, ad almeno 10 miliardi di euro l’anno, che la Capitale trattiene illegittimamente.
I conti dunque sono presto fatti: quest’anno si parla di un buco di bilancio di 3 miliardi e di un indebitamento complessivo di oltre 6. Evidente che se la Sicilia trattenesse quanto gli spetta costituzionalmente – lo Statuto è parte della Costituzione- i problemi, come ricorda il Presidente dell’Ars, sarebbero relativi.
Detto questo, non ce ne vogliamo Ardizzone e Crocetta, ci chiediamo perché non abbiano mostrato i muscoli prima, ognuno per la parte che gli compete.
Un esempio? Una recente e alquanto rivoluzionaria sentenza della Corte Costituzionale (che potete leggere) ha apertamente riconosciuto il diritto della Regione siciliana di riscuotere tutte le entrate legate alla sua capacità fiscale e non soltanto quelle riscosse effettivamente sul suo territorio come avviene tuttora.
Peccato che, nonostante questa sentenza, Crocetta abbia firmato un accordo con il Ministero dell’Economia in cui si impegna a rinunciare ai contenziosi con lo Stato. Rinuncia che rende praticamente ‘inutile’ il pronunciamento dei giudici costituzionali.
Allora, ammesso e non concesso, che i ‘nostri’ si siano redenti, cosa aspettano a rimettere in discussione questo accordo capestro? Le vie non mancherebbero:i dubbi sulla sua legittimità, infatti, abbondano.