Ardizzone Gioeni, ordine di sfratto per una ipovedente Il commissario: «È la legge. Se sbaglio mi rimuovano»

Una raccomandata arrivata sotto Natale ordina a Jessica Costa di liberare e lasciare la stanza dell’Ardizzone Gioeni dove vive da quattro anni. «Un ordine che arriva dopo una lunga diatriba tra il commissario straordinario Giampiero Panvini e gli ospiti dell’istituto per ciechi e ipovedenti di Catania, che – come denunciano le deputate all’Ars e alla Camera del Movimento 5 stelle Gianina Ciancio e Maria Laura Paxìa – ha determinato il distacco del riscaldamento e dell’acqua calda per diversi giorni nell’ala destinata alle stanze dei non vedenti». Per questo, entrambe chiedono all’assessore regionale alla famiglia Antonio Scavone la rimozione di Panvini dall’incarico di commissario dell’Ipab etneo. «Se riconoscono che ho fatto male il mio dovere, mi devono rimuovere – commenta il commissario contattato da MeridioNews – ma questa è l’unica Ipab siciliana che funziona e, anche in questo caso, io sto facendo solo rispettare la legge». 

Nella delibera del 16 dicembre si parla di «risoluzione del rapporto di convitto e del regime residenziale per inadempimento e grave inosservanza del regolamento interno» dell’istituto. In sostanza, la giovane ipovedente «non ha provveduto al regolare pagamento della retta maturando – si legge nel documento – un debito di 3.537,60 euro». Anche i numerosi solleciti, sarebbero rimasti «del tutto privi di riscontro». A Jessica viene inoltre contestato di avere violato altre parti del regolamento non presentando «la documentazione sulla sua situazione patrimoniale e reddituale» e il certificato medico specialistico dell’Asp in cui si attesta il grado di disabilità visiva. Insomma, entro la fine dell’anno la ragazza dovrebbe lasciare la sua stanza nello storico istituto – che si trova al civico 595 di via Etnea – nato «in sollievo dei ciechi indigenti d’ambo i sessi», come si legge nel testamento del filantropo Tommaso Ardizzone Gioeni.

«Per quanto riguarda la morosità – dichiara Jessica Costa – voglio precisare che sono diverse le note mandate all’istituto dal mio avvocato per chiedere al commissario di trovare un bonario componimento della controversia». Stando a quanto riferito dalla giovane ipovedente a MeridioNews, l’idea sarebbe stata quella di arrivare alla sottoscrizione di un accordo transitivo fra le parti. «Purtroppo, ci siamo trovati a interloquire con un muro di gomma – commenta – e non abbiamo ricevuto risposta. Nel frattempo, nonostante la carenza dei servizi, io ho continuato a pagare la retta mensile di ottobre, novembre e dicembre 2020. Nessuno ha mai preteso che il commissario violasse alcuna norma di legge – conclude Costa – ma è anche vero che nei miei riguardi non ha avuto un minimo di umanità». 

«Né il coronavirus – sottolineano le portavoce m5s – né le festività sono riusciti a stoppare questa decisione. Intimare l’allontanamento – aggiungono – in piena emergenza sanitaria e a soggetti fragili, è un atto di scarsa sensibilità umana e anche contrario alle norme vigenti». Stando a quanto risulta alle deputate, pare fosse in via di definizione – tramite gli avvocati di entrambe le parti – una soluzione al problema. «Per molto tempo la ragazza non ha pagato la retta (di 245 euro al mese) e il debito si è accumulato. Da padre di famiglia – dice Panvini – le ho sempre suggerito di sanare la sua situazione. Con il nostro avvocato abbiamo aspettato tutto il tempo della diffida ma non abbiamo mai ricevuto risposta e, così, abbiamo avviato questa procedura perché il mio ruolo nell’istituto resta comunque quello di risanare i debiti». Al momento, Jessica (insieme a una coppia di fratelli non vedenti) resta a vivere all’interno dell’istituto. «Da quando sono diventato commissario di questo Ipab ho ricevuto più di 500 esposti – ammette Panvini – Sono stato passato al setaccio ma ho sempre potuto dimostrare di avere agito con onestà e trasparenza». 

L’istituto, negli anni, è stato varie volte al centro delle cronache per i vari disservizi segnalati residenti (Jessica Costa in primis): dalle criticità sulla mensa alla revoca di servizi di assistenza per gli studenti. A questi, si sono sommati la mancata apertura del centro per disabili pluriminorati e gli interrogativi sui rapporti tra l’istituto e l’ente per il diritto allo studio universitario. Alcuni locali dell’immobile storico sono stati destinati a residenza universitaria e questo ha spinto il M5s a presentare una interrogazione e una interpellanza per chiarire il doppio ruolo di Panvini: nominato commissario straordinario nel dicembre del 2015, è anche dipendente dell’Ersu.


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