Il dibattito di questi giorni non sempre è stato all’altezza della difficile prova a cui saremo sottoposti in occasione delle elezioni del Sindaco di Palermo. Pochi programmi, poca politica, molta ruggine e fatti personali fra i protagonisti dei partiti. Sono stati riesumati vecchi rancori e si è innescata la resa dei conti.
Lo afferma il parlamentare regionale del Pd, Pino Apprendi.
Il problema – aggiunge – è che il danno maggiore lo pagheranno i palermitani se non si troverà la giusta convergenza e il naturale equilibrio che in questi casi è necessario. Bisogna ricominciare da dove siamo partiti. Mesi di discussione per decidere sulle primarie per poi fare di tutto per non farle. Davide Faraone, quando ha lanciato la sua candidatura a Sindaco, ha centrato tutto sulle primarie e oggi conferma la sua coerenza; Pippo Lupo, segretario regionale del Pd, in solitudine e in maniera autoritaria, ha deciso di proporre l’autorevole candidatura di Rita Borsellino a Bersani, creando non pochi imbarazzi nella maggior parte del partito, per il metodo scelto, anche a coloro che riconoscono in Rita Borsellino una persona che può essere utile e funzionale ad un progetto condiviso; Fabrizio Ferrandelli, anch’egli candidatosi fuori dagli schemi tradizionali, capisce che le primarie sono la legittimazione degli elettori del centro sinistra e affronta la grande sfida; Ninni Terminelli ha deciso di convergere su Ferrandelli; infine Antonella Monastra che non intende fare primarie.
In occasione delle elezioni per il segretario regionale del Pd – prosegue Apprendi – è successo di tutto: sui candidati si sono riversati tutti i partiti presenti in Sicilia; eppure tutti hanno taciuto, forse perché non conveniva delegittimare un evento così importante che ha mosso migliaia di siciliani. Parlare di primarie inquinate oggi dovrebbe indurre il segretario regionale e quello provinciale a difendere le primarie apertamente per non consentire a nessuno di bruciare una delle più coinvolgenti pratiche messe in campo da un partito politico, oggi Pd.
C’è una discriminante che si chiama mafia – concludeApprendi – dalla quale non possiamo prescindere; sul resto basta osservare ciò che in questo momento sta avvenendo a Roma e dove nessuno grida allo scandalo.Si vada avanti con le primarie, diamo dimostrazione che la battaglia è politica e non personale, per poi appoggiare chi le vincerà.
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