All’On. Letizia MorattiMinistro del M.I.U.R.Viale TrastevereROMALa Società Italiana dei Francesisti (S.I.D.E.F.), fondata nel 1969,ha esaminato, nel corso della sua Assemblea generale dei soci, tenutaa Roma l’11 e il 12 novembre 2005, il Decreto legge in oggetto, cheha suscitato in tutti i presenti un’animata discussione e il più vivorincrescimento per le seguenti considerazioni.Modificando gli obiettivi specifici […]
Appello della Società Italiana dei Francesisti
All’On. Letizia Moratti
Ministro del M.I.U.R.
Viale Trastevere
ROMA
La Società Italiana dei Francesisti (S.I.D.E.F.), fondata nel 1969,
ha esaminato, nel corso della sua Assemblea generale dei soci, tenuta
a Roma l’11 e il 12 novembre 2005, il Decreto legge in oggetto, che
ha suscitato in tutti i presenti un’animata discussione e il più vivo
rincrescimento per le seguenti considerazioni.
Modificando gli obiettivi specifici di apprendimento per la lingua
inglese e per la seconda lingua comunitaria nella Scuola di I grado,
regolati dalle precedenti normative, l’art. 25 del DL 17 ottobre 2005
li ha “sostituiti” con le seguenti indicazioni (comma 2): “Al fine di
offrire agli studenti l’opportunità di conseguire un livello di
apprendimento della lingua inglese analogo a quello della lingua
italiana, è data facoltà, nella scuola secondaria di primo grado,
alle famiglie che ne facciano richiesta, di utilizzare, per
l’apprendimento della predetta lingua, anche il monte ore dedicato
alla seconda lingua comunitaria. Tale scelta è effettuata al primo
anno della scuola secondaria di primo grado e si intende confermata
per l’intero corso della scuola secondaria di primo grado ed anche
per i percorsi del secondo ciclo di istruzione e formazione.” Nello
stesso art. (comma 3), è poi precisato che “resta ferma la
possibilità, per gli studenti [di cui al precedente comma] di
avvalersi dell’insegnamento della seconda lingua comunitaria
nell’ambito delle attività ed insegnamenti facoltativi.”.
Vanificando pertanto il lungo percorso per l’introduzione di una
seconda lingua straniera nella predetta Scuola Media e gli stessi
positivi effetti della sperimentazione che vi si erano riscontrati,
si è praticamente ripristinato l’assetto curricolare, con
l’insegnamento di una sola lingua straniera, previsto dalla
legislazione del 1962 relativa alla Scuola Media. E infatti dallo
stesso art. 25 (comma 3) è evidenziato lo spostamento
dell’insegnamento della seconda lingua straniera all’area opzionale
“nell’ambito delle attività ed insegnamenti facoltativi”.
Con tale decreto, che lascia praticamente alle famiglie la soluzione
di un problema spinoso, sono state del tutto abbandonate le
raccomandazioni espresse dal mondo culturale ed educativo e dalle
Istituzioni italiane ed europee preposte alla salvaguardia dei
traguardi raggiunti nel passato sulla materia in questione. Ci si
riferisce, soprattutto, agli obiettivi raccomandati dal Conseil
d’Europe di Barcellona del marzo 2002, secondo il quale, “per vivere
e lavorare insieme bisogna che i cittadini dell’Unione abbiano le
conoscenze necessarie per capire i loro vicini e comunicare con loro
(…) ogni cittadino europeo dovrebbe avere delle competenze che gli
permettano di comunicare in almeno due lingue oltre alla sua
madrelingua”.
Risultano pertanto del tutto intollerabili le offese che il Decreto
in oggetto arreca al mondo della Scuola, ai valori del
plurilinguismo, della comunicazione, della circolarità della cultura,
della stessa Comunità europea.
Nei suoi 36 anni di vita la S.I.D.E.F. non è mai venuta meno al suo
dovere di inviare a codesto Ministero vari documenti e petizioni, per
difendere l’insegnamento della lingua francese e per promuovere il
plurilinguismo nelle nostre Scuole in modo che fossero tutelati anche
i diritti dei docenti di spagnolo e di tedesco e di altre lingue
“minoritarie”. A maggior ragione la Società Italiana dei Francesisti
rivolge ora alla Sua attenzione il presente documento in cui tutti i
suoi membri si riconoscono, con la viva speranza che siano di nuovo
valorizzati i motivi della loro convinta partecipazione al mondo
della Scuola e al più ampio contesto della Comunità Europea.