Appello (a scoppio ritardato) di Crocetta ai Siciliani dopo avere ‘svenduto’ la Sicilia

Il Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, si sfoga su Facebook. Nel suo nuovo ‘pizzino’ parla di vecchi sistemi che ostacolano il cambiamento della Sicilia e e della sua battaglia contro lo status quo. Poi lancia un appello ai Siciliani: “Non e’ poco e questa battaglia, il Presidente non la può fare da solo, ma insieme a tutti voi”.

Un appello che colpisce. Che ricorda quelli fatti in campagna elettorale e all’indomani del suo insediamento. Un momento in cui davvero parlava da Presidente dei Siciliani. Poi è successo qualcosa. Le vicende del Muos, dell’assessore inviato da Roma,della presenza asfissiante di Confindustria nel suo Governo (e sottogoverno). Passaggi che hanno profondamente messo in dubbio la sua volontà di essere il Presidente dei Siciliani. Ha fatto pensare più ad un ordinario politico di turno e di professione.

Che succede ora? Ha capito che senza l’appoggio dei Siciliani non si fa molta strada? Sappiamo che la battaglia è dura. Che è necessario  fare tanta pulizia, soprattutto  in certi settori che sono stati la mangiatoia dei politici & company. A questo proposito Crocetta ha annunciato ad esempio che denuncerà per “furto’ quattro enti di Formazione.  Ma la battaglia, ‘la rivoluzione per il cambiamento’ non può godere di un sostegno popolare se non si dimostra che è per questo popolo che si sta combattendo.

Il Presidente, è al potere solo da un anno. Avrebbe ancora tanto tempo per dimostrare di avere a cuore i veri interessi dei Siciliani (a cui interessano poco le sue frizioni col Pd). Ritroverebbe in un attimo quell’entusiasmo che pure la gente gli aveva  dimostrato quando annunciava una ‘rivoluzione siciliana’. Rcordate le parole sull’autonomia, sulle  imprese che dovevano pagare qui i tributi, l’articolo 37 dello Statuto e lo stesso Muos?

 Lo ripetiamo. Sappiamo che non è facile essere Piersanti Mattarella, Presidente che difendeva le prerogative dei Siciliani cercando di fare pulizia per una “Sicilia dalla carte in regola” ma la strada dovrebbe essere quella. Di certo non è la via giusta né farsi dettare la linea politica da quattro affaristi peraltro non eletti, né quella di svendere l’Isola agli interessi romani.

Ma leggiamo cosa scrive Crocetta:

“C’e’ chi prima di me ha scritto che la dialettica storica e’ fatta di tesi, antitesi e sintesi. Che in ogni società ci sono delle strutture date, che tendono alla conservazione, delle forze che vogliono cambiare l’ordine delle cose esistenti e che alla fine nello scontro tra passato e presente, si realizza una nuova società, una nuova sintesi. Io non so se il mio governo riuscirà a realizzare nel quinquennio del proprio mandato questa nuova sintesi, cioè un ordine nuovo, qualcosa che finalmente non rappresenti soltanto la rottura col passato ma una grande innovazione rivoluzionaria. Troppe forze si oppongono e troppe forze tentano di rallentare i processi di cambiamento. Viviamo la fase storica della rottura col passato che e’ propedeutica per creare un nuovo rinascimento, un nuovo ordine della Sicilia. E’ impensabile costruire un nuovo presente senza demolire tutto ciò che ci trasciniamo dietro dal passato.

Una regione fatta di privilegi, di sprechi, di assenza di progettualità ma soprattutto di scarso senso dell’interesse pubblico. Tutto si fa in nome di se stessi, di interessi propri e dei propri amici. Questo lo stiamo cancellando. Quando, ad esempio, vengono fuori questioni come quella comunicazione di 186 milioni di euro sprecati senza alcun risultato e accaparrati da politici, burocrati e imprenditori senza scrupoli; oppure gli sprechi della formazione che non produce alcun risultato per i ragazzi. O ancora, l’appropriazione indebita da parte della mafia di terreni che appartengono alla regione o i furti dell’incasso dei biglietti dei musei etc etc.
Mettiamo le condizioni perché si possa ragionare e creare un nuovo futuro. Solo che per fare questo non si può assolutamente prescindere dalla lotta dura con i vecchi poteri e il vecchio sistema, da chiunque essi siano rappresentati.

Io non so se riuscirò ad essere il Presidente di una Sicilia felice, di pace, di serenità, di un nuovo modo di fare politica, so soltanto oggi che stiamo spezzando un vecchio sistema, stiamo operando la più grande rottura col passato che sia mai stata compiuta in Sicilia, mettendo sulla terra il seme del cambiamento, in una prospettiva fatta di ideali e valori. Non e’ poco questa battaglia, il Presidente non la può fare da solo, ma insieme a tutti voi”.

Al via il MegaForum: si festeggia la resa della Sicilia a Roma    


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