L'inchiesta della procura di Palermo ha portato a 12 misure cautelari. Otto ai domiciliari, due in carcere e due divieti di esercitare la professione. Fermati funzionari pubblici e imprenditori. Tra loro anche Antonino Candela, l'uomo scelto da Nello Musumeci
Appalti pilotati, arrestato coordinatore comitato Covid Gare per 600 milioni, tra gli indagati pure un deputato
Appalti pilotati a Palermo. Dieci arresti tra funzionari e imprenditori. La guardia di finanza, su delega della procura, sta eseguendo le misure cautelari emesse dal gip per i reati di corruzione, rivelazione di segreto di ufficio e turbata libertà degli incanti. Al centro dell’attenzione degli inquirenti ci sono quattro gare per un valore complessivo di circa 600 milioni di euro. Ai domiciliari finisce anche Antonino Candela, l’uomo scelto da Nello Musumeci per coordinare il comitato tecnico-scientifico che assiste il governo per quanto riguarda l’emergenza Covid-19. Candela in passato è stato al vertice dell’Asp di Palermo – posizione per cui è stato indagato – ai tempi di Crocetta e medaglia d’argento al merito della Sanità pubblica
In carcere vanno il direttore generale dell’Asp di Trapani Fabio Damiani e il faccendiere agrigentino Salvatore Manganaro (1976). Ai domiciliari, oltre Candela, anche il faccendiere Giuseppe Taibbi (1973), ritenuto riferimento di Candela, l’amministratore delegato di Tecnologie Sanitarie spa Francesco Zanzi (1964), il responsabile operativo della società Roberto Satta (1970), il responsabile operativo per la Sicilia di Siram spa e amministratore delegato di Sei Energia scarl Angelo Moltisanti (1969), Crescenzo De Stasio, 49enne direttore unità business Centro-Sud di Siram; Ivan Turola, ritenuto referente occulto di Fer.Co. srl e Salvatore Navarra, 47enne presidente del cda di Pfe spa. Per Giovanni Tranquillo – catanese considerato referente occulto di Euro&Promos spa e Pfe spa – e Giuseppe Di Martino, ingegnere e commissario di gara, è stata applicato il divieto temporaneo di esercitare attività professionali e pubblici uffici.
L’inchiesta ha portato al sequestro di sette società tra Sicilia e Lombardia e di 160mila euro. Quest’ultima cifra è ritenuta la somma versata a titolo di tangenti, mentre altre per un totale di 1,8 milioni erano state promesse. Sotto la lente della procura sono finite le gare gestite dalla Centrale unica di committenza della Regione Siciliana e dall’Asp 6 di Palermo. Le procedure sarebbero state pilotate. Nello specifico gli occhi degli inquirenti si sono fermati su: gestione e manutenzione apparecchiature elettromedicali (Asp di Palermo, oltre 17 milioni di euro); servizi integrati manutenzione apparecchiature elettromedicali (Cuc, oltre 202 milioni di euro); fornitura vettori energetii, conduzione e manutenzione impianti tecnologici (Asp Palermo, oltre 126 milioni di euro); servizi di pulizia per gli enti regionali (oltre 227 milioni di euro).
Stando a quanto emerso dalle indagini, il patto tra le parti garantiva l’arricchimento di dipendenti pubblici e intermediari. Le mazzette erano del valore del 5 per cento sull’importo dell’aggiudicazione. La catena di comando svelata prevedeva che l’imprenditore interessato alla gara avvicinasse il faccendiere e tramite lui facesse pervenire al pubblico ufficiale i propri desiderata. Dai funzionari pubblici arrivavano poi le indicazioni per confezionare un’offerta adeguata ad aggiudicarsi la gara.
Nell’inchiesta è coinvolto anche il deputato regionale Carmelo Pullarà, eletto nelle file della lista Popolari e autonomisti. Pullara avrebbe spinto per un trattamento di favore verso un’impresa.