Appalti, da tre anni ferma indagine su turbativa d’asta L’imprenditore che denunciò: «Così si perde fiducia»

«Finalmente torneremo a fare la processione lungo il percorso storico». Covid permettendo, a Caltabellotta un pezzetto di vita di paese potrebbe tornare alla normalità: la festa patronale potrebbe tornare a percorrere via Bonfiglio, «dopo la messa in sicurezza, tra qualche settimana, della parete che sovrasta via Fontanelle», dice il sindaco Carlo Cattano. Non ancora in carica quando il maltempo provocò un cedimento del muro e quando, tre anni dopo, il cantiere subì un improvviso stop. Con l’involontario contributo di un articolo di MeridioNews, contenente l’audio di una conversazione tra due imprenditori avvenuta a dicembre del 2017 nei pressi dell’Ikea di Catania. Uno di loro, Bartolo De Francisci, nelle settimane successive vinse con la Bdf appalti la gara da 350mila euro. Proprio quella al centro della conversazione: «Finalmente pigghiai ‘sta cosa (ho preso questa cosa, ndr)», dice il 72enne. Spiegando di avere avuto dall’ingegnere capo del Genio civile di Agrigento – all’epoca dei fatti Duilio Alongi – la possibilità di stilare la lista delle 15 imprese da invitare alla gara per presentare le proprie offerte. Con solo un’accortezza richiesta: fare in modo che almeno la metà provenissero da fuori provincia, così da non dare nell’occhio. «L’elenco (delle ditte di fiducia, ndr), iddu mu desi», specifica De Francisci facendo riferimento ad Alongi. Tre anni e un giorno dopo quell’articolo, di cose ne sono successe. Eppure quella storia non ha ancora una fine chiara.

L’aggiudicazione di quella gara è stata prima sospesa e poi annullata. Alongi si è spostato dal Genio civile di Agrigento a quello di Caltanissetta, dove riveste anche la carica di commissario dell’ex Provincia. Mentre De Francisci, pur tirandosi fuori dalla compagine societaria della Bdf nei giorni successivi allo scandalo, ha continuato a lavorare. A volte da solo, a volte associandosi con altre imprese. E vincendo appalti per più di sei milioni. Nello stesso periodo, alla procura di Agrigento è stata aperta un’indagine per una possibile turbativa d’asta, che risulta iscritta nel registro delle notizie di reato contro noti. E, a tre anni dai fatti, l’inchiesta è ancora aperta. Perlomeno fino a ottobre scorso, come conferma l’altro interlocutore di quella ormai nota conversazione all’Ikea, autore della registrazione. 

«Tramite il mio legale ho saputo che l’indagine esiste, ma a oggi nulla di concreto è successo. Eppure credo di avere fatto tutto ciò che era nelle mie possibilità». Le parole sono di Fabio D’Agata, imprenditore catanese, da circa 15 anni è impegnato con l’associazione Addio Pizzo a denunciare ciò che non va nel mondo degli appalti pubblici. Decine gli esposti presentati, non solo in Sicilia. Come nel caso dell’indagine che, quasi dieci anni fa, diede vita a tre operazioni contro la cosca ‘ndranghetista Nasone. «Un giorno arrivò in cantiere una persona che mi suggeriva di pagare il pizzo per non avere problemi. Io però non ci pensai due volte a denunciarlo», ricorda D’Agata. Esiti simili anche quando le pressioni sono arrivate da un funzionario comunale che pretendeva il pagamento di una mazzetta. A fronte di alcuni risultati, c’è però anche una lunga lista di denunce a cui non è seguito nulla. 

«Non spetta a me fare le indagini, ma da cittadino ho sempre agito con la massima collaborazione – continua D’Agata -. Nel caso di Caltabellotta, ho consegnato quella che dovrebbe essere una prova, firmato un esposto e mi sono messo a disposizione di chiunque avesse avuto esigenza di ascoltarmi. Ma a oggi – va avanti l’imprenditore – a eccezione di un colloquio con la guardia di finanza di Catania, nessun altro mi ha cercato». Inevitabile chiedersi se valga la pena continuare a denunciare. «Di certo non ci si fa tanti amici così, ma se si crede nella giustizia non ci sono alternative. Solo che – ammette – è svilente accorgersi che passano gli anni e poco o nulla accade». Anche perché a pesare è la consapevolezza che tutto potrebbe finire per essere prescritto. Per il reato di turbativa d’asta i tempi oltre i quali non è più possibile perseguire gli imputati si aggirano intorno ai sei anni. Tre dei quali, come detto, in questo caso sono già passati.

«Qualche mese fa – prosegue D’Agata – il mio legale ha inviato una memoria per affermare, qualora ci fossero dubbi, che da un punto di vista tecnico la competenza dell’indagine spetta ai magistrati agrigentini, considerato che il reato si è consumato in quel territorio dove la gara si è svolta confermando quanto previsto dall’imprenditore vincitore dell’appalto in un momento in cui – sottolinea – ancora non erano partiti nemmeno ufficialmente gli inviti». Quello delle procedure negoziate, ovvero le occasioni in cui le stazioni appaltanti selezionano la lista delle imprese a cui chiedere di presentare un’offerta, è un tema che negli ultimi mesi è finito più volte al centro dell’attenzione. E su cui si è espresso in maniera molto critica anche il presidente di Ance Sicilia Santo Cutrone. «Per i residenti è importante che questi lavori si concludano. Siamo un piccolo paese, dove le tradizioni sono particolarmente sentite», commenta il sindaco. Il pensiero va all’estate, quando a Caltabellotta si celebrerà la madonna dei miracoli


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