Apologia d’Annibal Caro

LA SUA E’ LA MIGLIORE VERSIONE DELL’ENEIDE. LA PIU’ CLASSICHEGGIANTE. MA, INCREDIBILMENTE, LE SCUOLE ITALIANE NE ADOTTANO ALTRE

di Giovanni Albanese

Vergognatevi! Avete cancellata dai programmi scolastici, in nome d’una pseudocultura, la classicissima versione dell’Eneide vergiliana, fatta da uno de’ principi, sì della versificazione e sì della prosa d’arte del nostro aureo secolo sedicesimo, del nostro Rinascimento: la versione dell’Eneide d’Annibal Caro.

Del vostro errore si era già avveduto Manara Valgimigli, eccelso cultore del classicismo greco-romano,e allievo nientepopodimeno che di Giosuè Carducci in persona.

Per l’ignoranza e l’astio d’alcuni professori- egli dicea – ignoranti, oggi non studiasi più, in quarto ginnasio, la splendida versione d’Annibal Caro, sebben’essa sia un po’ troppo copiosamente ornata d’alquanti latinismi, di figure retoriche e di stilemi desunti da Dante e dal Petrarca. A essa ignominiosamente si antepongono versioni di non men che dubbia ortodossia grammaticale… le quali segnalansi solamente per certi svarioni e strafalcioni”.

Poiché, sì come dell’Iliade la versione classicamente indiscussa è quella di Vincenzo Monti – e pongo in non calere se la sia fedele o no, perch’essa è un’opera d’arte, e dell’Odissea quella d’Ippolito Pindemonte; così dell’Eneide è quella d’Annibal Caro, scrittore troppo ignorantemente ignorato e bistrattato,e il quale fu autore, oltre che della summentovata “Eneide”, così splendida e solenne, e la quale si distingueva per quei “flosculi” e “calamistri” retorici, quali le tirate e le sequenze d’endecasilllabi sciolti sdruccioli.

Fu autore d’insigni prose d’arte, quali l’apologia della sua canzone “Venite all’ombra de’ gran gigli d’oro” contro la malevola critica del velenoso Ludovico Castelvetro, il quale non seppe o non volle, per eccesso d’amor proprio, riconoscerne la sublimità letteraria; le epistole-egli fu infatti un mastro del “pistolotto”- della Commedia “Gli Straccioni”, delle “Rime” e della – non men che dell’Eneide – versione letteraria e artistica degli ”Amori pastorali di Dafni e Cloe”.

Egli è uno de’ massimi maestri della prosa d’arte del XVI secolo, un secolo che annovera, tra’ maestri della prosa d’arte, Niccolò Machiavelli, Francesco Guicciardini, Pietro Bembo, Baldassarre Castiglione, Giovanni Guidiccioni, Giovanni Della Casa, Benedetto Varchi, Bernardo Segni, Lionardo Salviati, il fondatore della “Crusca”.

Egli, da buon marchigiano, compatriota del Leopardi, soggiorna a Firenze, per apprendere tutt’i più ghiriribizzosi usi de’ riboboli toscani, de’ quali egli si avvale nella composizione de’ sonetti detti “Mattaccini”, strabocchevoli di “chicche” pe’ puristi.

Si dovrebbero vergognare quanti hanno sbandita la versione del Caro da’ programmi del quarto ginnasio!

E dove trovate voi un testo altrettanto “classico”! Quale perdita e sconfitta ha subite il quarto ginnasio, ormai abbandonato a versioni, non dirò di dubbia autorevolezza, ma semplicemente affatto sfornite di qualsivoglia eleganza letteraria.

Ecco spiegatomi, per qual cagione certuni entrano al liceo ignoranti, e ignoranti n’escono. La ragione è da cercarsi negli originari ignoranti, i quali siete voi, o professori e professoresse.

Eh!- odo già qualcun obiettare- ma l’unica edizione dell’Eneide del Caro, sendo edita dalla Utet, costa assai.

Sì , è vero – io replicherei – ma voi non vi peritate d’imporre spese eccedenti i limiti del buon senso, facendo cambiar testi di qualsivoglia materia, ogni anno, ai vostri scolari, talché un fratello o una sorella più giovani, non possan avvalersi de’ testi de’ lor magiori fratello o sorella, i quali son passati alla classe superiore.

L’edizione Utet dell’Eneide d’Annibal Caro, una volta per tutte, risolverebbe, nonostante il suo prezzo, alcuni problemi economici.

Oome posso finire, senz’aver prima data la meritata lavata di capo a’ ministri della pubblica “distruzione”? Costoro, non paghi d’aver abolito il latino nelle scuole medie, sono da considerare come i precipui autori della messa al bando del’Eneide d’Annibal Caro.

Il fatto sta ch’essi sono sempre stati – da quando entrò in vigore l’unità d’Italia, con la sola e unica eccezione di Francesco De Sanctis – i sovrani nemici della cultura, e a essi è da imputarsi ogni regresso subito massime dalle materie umanistiche.

Or ch’io sono soddisfatto -si fa per dire, ché veramente soddisfatto sarei – se nelle scuole si studiasse un po’ più di greco e latino e l’Eneide d’Annibal Caro e altresì bene la grammatica italiana.

Posso dar fine al presente sfogo, e lasciarlo alla Considerazione de’ miei benevoli lettori e lettrici.

 


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