Antimafia, un asse da Catania a Bruxelles

Sono presenti tutte le istituzioni alla festa del Partito Democratico, schierate dietro un tavolo per parlare alla gente di sviluppo e legalità in Sicilia. Un asse che va da Catania a Bruxells, con la magistratura rappresentata da Nicolò Marino, il Senato della Repubblica da Marilena Samperi capogruppo commissione antimafia, Beppe Lumia  anche lui membro della commissione nazionale antimafia e Rosario Crocetta Eurodeputato. L’incontro del 10 Ottobre affronta un tema la cui attualità e urgenza sono testimoniate dalla ampia partecipazione, a dispetto di una pioggia scrosciante: “Sviluppo e legalità. Binomio possibile in Sicilia?”

Ad aprire il dibattito è Rosario Crocetta, che subito mette in guardia i presenti da quell’infomazione  che punta i riflettori sugli arresti dei grandi nomi della criminalità organizzata: «Ci dicono che quello mafioso è un fenomeno in estinzione perchè privo dei suoi capi e perdono di vista una mafia che oggi si è globalizzata e radicata in tutta Europa». L’ex sindaco di Gela è testimone della sua esperienza di “antimafia dei fatti” al Parlamento europeo di cui è deputato dal 2009. In Europa trova però l’opposizione di quanti guardano alla questione mafiosa come a un cancro dell’Italia meridionale, ignorando che la mafia è un sistema ormai infiltratosi nell’economia e nella politica dell’intero continente. Per questo, ha fondato una commissione di studio sulle mafie in Europa e tenta di scuotere il tanto civilizzato nord attraverso una cooperazione tra stati e misure normative a supporto della legalità.

Quello di Nicolò Marino è invece un appello a raccogliere il testimone della magistratura: «È alla magistratura nel suo insieme che deve essere riconosciuto il valore del suo operato, e non al singolo». Ricorda inoltre la recente vicenda del ritrovamento del bazooka davanti alla procura di Reggio Calabria e spiega in quanti, tra giornalisti e magistrati,  si espongano in prima linea denunciando appalti truccati e casi di collusione. A ostacolare la loro azione è la politica con i suoi continui tagli alla giustizia: «Abbiamo dovuto anticipare i soldi allo Stato. Due marescialli che seguivano un’importante indagine hanno messo i soldi di tasca loro perché non abbiamo più benzina né auto». E’ dunque alla società civile che il magistrato chiede partecipazione perché l’impegno della magistratura non sia vano.

Il dibattito prosegue sul filo conduttore della legalità come risorsa per la nostra isola, perché “denunciare conviene”. Interviene la capogruppo della commissione giustizia alla camera, Marilena Samperi, e  conferma quanto i tagli alla giustizia abbiano legato le mani al sistema giudiziario. «L’analisi e la comprensione del sistema mafioso da parte della politica si sono arrestate a Pio la Torre che per primo capì che la mafia era un sistema da isolare e da combattere con leggi speciali. Oggi i partiti piuttosto che dedicarsi a inutili tatticismi, dovrebbero pensare ad un Paese che sta perdendo la bussola. Perché la mafia non ha intermediari, ma entra in modo diretto nella politica e nell’economia», afferma.

Dunque solo dalla collaborazione tra istituzioni, società civile e mondo dell’imprenditoria può costruirsi un’alternativa. È Beppe Lumia a ricordare che «dopo le stragi la parola d’ordine era legalità, ma questa stagione durò pochissimo. Italietta eravamo prima della crisi e Italietta resteremo dopo la crisi se non ci sarà una svolta». Continua spiegando che la magistratura e le istituzioni trovano oggi un alleato in Confindustria perché «obiettivo primario dell’impenditore è sempre stato quello del profitto, ma oggi l’imprenditore, più delle istituzioni, ha capito che senza legalità non c’è sviluppo».

A rappresentare la compagine produttiva del nostro Paese è Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia che spiega come il  federalismo fiscale premierà le regioni più virtuose e se non mettiamo in regola i nostri bilanci non ci rialzeremo. L’imprenditore ha capito che la legalità è necessaria per regolamentare il mercato. «Un mercato in cui l’imprendiore che smaltisce i rifiuti illegalmente è un imprenditore più ricco e quindi più competitivo è un mercato falsato», sostiene Lo Bello.

C’è spazio per un confronto con la platea e sono in molti a chiedere che le istituzioni si facciano portavoce di quella Sicilia che vuole cambiare. L’incontro si inserisce in un’ampia programmazione di dibattiti ed eventi organizzati per la prima Festa Democratica a Catania, dal 7 al 17 Ottobre al Parco Gioeni.


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