A distanza di anni, nell'area archeologica della Purità, tra via Bambino e via Plebiscito, l'ateneo potrebbe realizzare due aule da oltre mille posti. «Nulla verso l'accademia, vogliamo difendere i reperti di estremo valore qui presenti», affermano i cittadini
Antico Corso, comitato contro un progetto di Unict «Nessun pregiudizio. Rispettino area archeologica»
«Non c’è nessuna preclusione riguardo all’università, nessuna posizione preconcetta ma ci ho opponiamo a ogni forma di estirpazione al patrimonio collettivo che deve vivere di vita propria». La posizione dei componenti del comitato di quartiere Antico Corso non lascia spazio a interpretazioni. I residenti del quartiere che vede diversi siti storici orbitare attorno al monastero dei benedettini e e, quindi, alle sedi di un distaccamento di Unict, adesso esprimono il loro parere contrario all’iniziativa dell’Università di Catania di realizzare delle aule didattiche nella zona archeologica della Purità. La zona è stata anche messa sotto osservazione della stessa Università per degli scavi archeologici. Gli attivisti hanno proposto delle soluzioni alternative alla cementificazione dell’area e hanno ribadito la volontà di opporsi al progetto. Il punto interessato, dove oggi gli esponenti del comitato hanno tenuto una conferenza stampa per incontrare la stampa e i residenti, è tra via Bambino e via Plebiscito, davanti all’ex cinema Experia. Nelle ultime settimane tecnici e docenti alla presenza della soprintendenza hanno svolto sopralluoghi nella zona archeologica per aule conferenza di 1200 posti.
L’area in cui dovrebbe avvenire la cementificazione custodisce una villa e reperti di età romana. «Per una serie di cavilli amministrativi e per la battaglia che portammo avanti 20 anni fa rispetto ai lavori del cantiere per due aule di Giurisprudenza, i lavori vennero sospesi in autotutela, non prima che ci fosse inciso nello scavo archeologico i resti della domus romana che venne fuori dopo gli scavi – afferma Salvo Castro, presidente del Comitato Antico Corso – Negli anni si è confermata l’estrema importanza archeologica del sito. Oggi sarebbero aule del Disum».
Il progetto di 20 anni fa fu bloccato grazie alla mobilitazione della cittadinanza. Giuseppe Lanza, componente del comitato, vuole evidenziare come l’università dovrebbe confrontarsi con gli abitanti «prima di intraprendere delle scelte dannose per il quartiere – afferma il cittadino – L’università è ospite, non proprietaria del quartiere. Questa è l’ennesima riprova da parte dell’università di occupare altri spazi. I beni archeologici che ci sono qui sono di un’elevata importanza archeologica – prosegue Lanza – Nel 2004 è stato apposto anche un vincolo. Dopo anni, pensavamo che la stessa università potesse valorizzare questi beni a servizio della città».