ROMA – Acque agitate negli atenei italiani. Il contestatissimo testo di legge delega sullo stato giuridico dei docenti, da mesi bersagliato dalle critiche delle varie componenti universitarie, approdera’ in Aula alla Camera lunedi’ prossimo e la macchina della protesta si e’ rimessa in moto.
Da settimane si susseguono mozioni e prese di posizione di collegi dei presidi, senati accademici, consigli di facolta’, assemblee di docenti e studenti che bocciano il provvedimento messo a punto dal ministro Moratti. I documenti approvati si sono espressi ”contro la messa a esaurimento del ruolo dei ricercatori e per il riconoscimento a essi del ruolo di professore svolto; per il mantenimento della differenza tra tempo pieno e tempo definito; per una riforma dei concorsi che preveda la netta distinzione tra reclutamento e avanzamento di carriera”.
Il provvedimento targato Moratti invece – accusano – ”mortifica l’universita’ pubblica, rinnega l’autonomia universitaria, precarizza la docenza e disconosce il ruolo dei ricercatori”. Un ampio ventaglio di organizzazioni della docenza – Adu, Andu, Apu, Cisal-universita’, Cisl-universita’, Cnru, Cnu, Firu, Flc-Cgil, Snals-universita’, Sun, Uilpa-Ur – ha tradotto questo diffuso dissenso in un pacchetto di iniziative di lotta che culminera’ il 2 marzo in uno sciopero dei docenti e in una manifestazione nazionale a Roma.
Prima di quella data sono in calendario l’occupazione simbolica dei rettorati lunedi’, in concomitanza con l’avvio della discussione parlamentare sul ddl (il centro-sinistra ha gia’ pronti un centinaio di emendamenti), un sit-in alla Camera il giorno successivo e iniziative decise dai singoli atenei per la settimana 21-25 febbraio che includono interruzione della didattica e blocco degli esami.
Intanto, aumentano le adesioni alla petizione on line, da presentare al Presidente Casini, lanciata nei giorni scorsi dal Coordinamento dell’assemblea di ateneo dell’universita’ di Salerno mentre l’ateneo romano La Sapienza, che e’ stato protagonista fin dalla primavera scorsa e poi nell’autunno nelle iniziative contro il ddl Moratti, ha fatto ancora una volta da apripista organizzando mercoledi’ scorso un confronto-dibattito pubblico dal quale si e’ levato alto e forte un coro di ‘no’ alla proposta Moratti.
Dissenso anche da parte della Conferenza dei rettori che appena due giorni fa, assieme ai presidi di facolta’, ha ribadito l’opportunita’ che la revisione dello stato giuridico di docenti universitari venga affrontato con una legge ordinaria e non con lo strumento della legge delega. In verita’ da giorni circola l’ipotesi di una trasformazione parziale (il cosiddetto stralcio) o totale del ddl in legge ordinaria ma finora non ci sono state conferme di questa intenzione.
Ad arroventare un clima gia’ caldo e’ poi arrivata nei giorni scorsi la nota inviata dal ministro Moratti ai rettori per chiedere il blocco dei concorsi. Un atto dovuto – ha spiegato il ministero – per essere coerenti con il decreto-legge governativo che stabilisce la data del prossimo 31 marzo per formulare e trasmettere al ministero i programmi riguardanti il fabbisogno di personale delle universita’.
Ma la spiegazione non ha placato i malumori. ”Non si puo’ riformare l’universita’ procedendo per frammenti invece di rifarsi a un progetto organico” hanno tuonato i rettori segnalando, assieme al Cun e al Coordinamento delle conferenze dei presidi di facolta’, un’altra urgenza che rimane sullo sfondo: quella di adeguati finanziamenti agli atenei ”con incrementi annuali del Fondo di finanziamento ordinario non inferiori al 10%, fino ad allineare il sistema universitario italiano a quello internazionale, europeo in particolare”.
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