Animalisti contro il sindaco di Monreale: “Cani trattati come cose”

Animalisti – e, più in generale, gli amanti degli animali – sul piede di guerra contro il sindaco di Monreale, Filippo Di Matteo, dopo la sua decisione di emettere un’ordinanza che vieta d’introdurre e condurre i cani, anche se custoditi, nei giardini, nelle fontane pubbliche, nelle aree sistemate a verde o destinate a giochi per bambini, proibendo di fatto la possibilità agli “amici dell’uomo” della libertà di bere.

Multe salate per i possessori o detentori dell’animale che violano l’ordinanza comunale: dai 25 ai 500 euro (eccetto i non vedenti che usano i cani da accompagnamento).

Secondo la Lida Palermo, contattata telefonicamente da LinkSicilia, si tratta di una scelta “assurda”, dovuta alla triste uguaglianza “animale = cosa”.

Ma non solo. Perché, stando a quanto dichiarato dall’esponente della Lida, Salvatore Libero Barone, si tratta di una decisione “ridicola” che proviene da un’amministrazione comunale che “da troppo tempo tratta con disinteresse il tema del randagismo”. Sono migliaia, infatti, i cani – che appartengono, essendo randagi, al sindaco – che vagano per il territorio di Monreale, uno dei più estesi d’Italia, nonostante ci sia una legge regionale, la 15 del 2000, che impone l’istituzione di un presidio sanitario/veterinario.

Insomma, da un lato il sindaco di Monreale, attraverso l’ordinanza, “vuole tutelare la pubblica incolumità in riferimento alla circolazione di cani, che vagano senza cautela sul suolo pubblico privi di guinzagli e museruole e nello stesso tempo per salvaguardare le condizioni igienico-sanitarie e garantire le condizioni di decoro urbano”, come recita l’ordinanza; dall’altro, come ha spiegato Barone, “il sindaco non protegge i bambini da tutti i randagi per cui non ha fatto assolutamente nulla”. Per la serie: “Da che pulpito proviene la predica…“.

Sì, perché vietare ai cani randagi di accedere alle fontane pubbliche per abbeverarsi, “comporterebbe aggressività e la propensione ad aggregarsi in branco per ottenere ciò che gli serve per vivere, aumentandone di conseguenza la pericolosità”, dice l’esponente della Lida.

L’associazione animalista da due anni, inoltre, lotta per far sì che il Comune di Monreale applichi la legge regionale ma senza successo: “Abbiamo chiesto più volte d’incontrare Di Matteo. Ci siamo riusciti con tutti gli altri sindaci ma con lui mai, manifestando così la sua strafottenza sia verso di noi che verso il problema in sé”. In pratica, la risposta è sempre la stessa: “non ci sono i soldi necessari per aprire un nuovo canile”.

Ma il Comune di una delle cittadine siciliane più famose nel mondo ha anche altri difetti di non poco conto: “I vigili urbani – ha rivelato l’esponente della Lida – non hanno in dotazione il lettore dei microchip per l’identità degli animali”. La conseguenza di questa mancanza è ovvia: la polizia municipale non può accertare se un cane sia iscritto o meno all’anagrafe canina.

Morale della favola: “Si tratta di un’ordinanza che di fatto trasmette una finta preoccupazione, emessa solo per scopi turistici – precisa Salvatore Libero Barone – Noi della Lida e le altre associazioni animaliste non ci fermeremo nella protesta. Organizzaremo altre manifestazioni. Peccato, comunque, che nessun magistrato, nonostante le nostre denunce, non abbia aperto un fascicolo per la mancata applicazione della legge 15 del 2000…”.

Foto: animalisti che protestano a Monreale (da Facebook)


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