Intervista fiume con Tommaso Cerasuolo, cantante dei Perturbazione e disegnatore/regista del loro ultimo video Animalia, che indaga il rapporto tra uomo e animale
Animalia, ‘Un colpo di stato dell’uomo sull’uomo’
Animalia è il nuovo singolo dei Perturbazione (www.perturbazione.com) e sulle emittenti televisive sta girando anche il video, disegnato e diretto da Tommaso Cerasuolo, cantante del gruppo. E un video danimazione, dautore aggiungiamo noi che labbiamo visto. Il video è piaciuto anche a lOipa (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) è una ONG affiliata al Dipartimento della Pubblica Informazione dell’ONU. Scopo dell’OIPA è la tutela e la valorizzazione della natura e dell’ambiente, l’abolizione della vivisezione nei vari paesi del mondo e la difesa degli animali da qualsiasi forma di maltrattamento. Così il video viene utilizzato per le campagne di sensibilizzazione dellOipa.
Tommaso, come è nato questo video, e quale è stato il punto di partenza grafico, quale il primo bozzetto?
Il soggetto del videoclip è nato molto tempo fà, nel 1995. Nell’idea iniziale era un cortometraggio in animazione e ciò che mi stava a cuore era raccontare il mondo da vari punti di vista di diversi animali, unendo a tutto ciò il fatto che troppo spesso il destino degli altri esseri viventi, quando incontrano l’uomo, è quasi sempre tragico. In quegli anni una guerra era venuta a bussare alla nostra porta; a poche centinaia di km si consumava il dramma della ex-Jugoslavia e della guerra civile. Stefano Milano, bassista del gruppo, ed io, facevamo parte di un’associazione di volontariato, Cerchiamo La Pace, che lavorava con un campo profughi in Slovenia e successivamente in Croazia. In quegli anni, a pochi km da casa, era prassi girare una curva e trovare fucili spianati a un posto di blocco. E non sapere mai come sarebbe andata.
Quando scrissi la storia volevo esprimere il concetto di un colpo di stato dell’uomo sull’uomo. A forza di esercitare la violenza su tutti gli altri esserei viventi, piante incluse, gli ultimi della lista sono gli uomini stessi. Tutto gira e in un certo senso torna indietro. Il cortometraggio non lo realizzai, lo avevo scritto per un concorso bandito da un bellissimo studio francese che produceva opere prime e ospitava il regista per sei mesi mettendo a disposizione lo studio stesso e il suo team, con una vera e propria borsa di studio. Il mio progetto non vinse, ma la cosa curiosa è che lo studio si chiamava e si chiama tuttora Folimage e sono i produttori del cortometraggio del quale acquisimmo i diritti anni fa per rimontarlo sulla canzone “Agosto”. Comunque questa è un’altra storia, te la racconto perchè mi sono sempre interessato della cosiddettta “animazione d’autore”, un mondo sotterraneo che si riesce a sfiorare il più delle volte soltanto ai festival, ma davvero incredibile in termini di idee e linguaggi.
Comunque per rispondere anche alla domanda precedente, inizialmente l’idea era di abbinare ad ogni punto di vista un segno diverso, così da restituirne la “soggettività”. In un secondo tempo Marco Fantozzi, il co-regista del videoclip ed io decidemmo invece di raccontare una storia che rappresentasse progressivamente attraverso il segno il dissolversi della personalità del protagonista del video, il ciclista. Tutto inizia con colori naturali ed è “bucolico”… piano piano la violenza si insinua nel percorso che egli compie fino a disgregarne completamente ogni sicurezza. Di qui i colori più espressionisti e l’animazione sempre più disgregata. Disegnare uomo e animali in bianco e nero e fondali colorati nasce dalla combinazione di una scelta estetica e di “leggibilità” dell’immagine con la voglia di comunicare l’appartenenza allo stesso mondo animale di tutti i soggetti, ma è l’uomo a perdere sempre di più la propria personalità, il proprio segno. Non mi interessava raccontare la storia di un “buono”, di un “giusto”, ma far sentire tutte le contraddizioni di questo mondo… come tutti siano/siamo legati da un destino comune. E’ sicuramente una storia senza speranza, anche terribile da realizzare, ogni tanto mi sentivo male perchè mi sembrava di disegnare tutto nero, l’animazione è lunga e hai modo di pensare molto attorno all’idea che vuoi comunicare.
Come è nata la collaborazione con lOipa?
Il film di fatto pone un sacco di dubbi ed è intriso di incertezza. E’ un punto di vista, molto drammatico, ma ci sembrava bello che fosse soprattutto occasione di riflessione e ci sembrava anche giusto che qualche piccola risposta, diciamo più qualche proposta, arrivasse da chi era più competente di noi nella materia della difesa dei diritti degli animali. Così contattammo diverse associazioni animaliste e l’Oipa si rese subito disponibile a collaborare utilizzando il video all’interno delle proprie campagne di sensibilizzazione. In futuro speriamo di poter collaborare ancora a manifestazioni organizzate dall’Oipa per sensibilizzare una sana forma di rispetto riferita alla questione “diritti degli animali”.
Ogni volta che mi capita di parlare di questa cosa io sottolineo molto che il video e la canzone esprimono un disagio nel rapporto tra uomo e animali, qualcosa che ti fa dire: “non sono affatto in pace con me stesso”… e mi importa anche sottolineare che il gruppo è composto da qualche vegetariano ma non solo, che io sono stato vegetariano per 8 anni e non lo sono più da tre, che ciascuno di noi non si sente affatto “nel giusto”, anzi, al contrario spero che tutte queste contraddizioni vengano fuori nella canzone e nel video. Perchè quello che più detesto di questo sistema di vita nostro, del potere, della comunicazione, è che è sempre di più ortodossa, manicheista, fondamentalista. O sei puro, o non ti sognare di criticare. O mantieni sempre il comportamento corretto, mangi solo vegan, compri rigorosamente prodotti non testati non ottenuti ecc da animali o cosa vuoi dire con questo video.
Ecco, questo è ciò che fa questa cultura, anzi questa sottocultura. Ti insegna che contraddirti è male. Qundi o fai la strada fino in fondo, o è meglio sei stai zitto. O metti la bomba, o taci. Ecco, i Perturbazione sono una banda di peccatori, contradditori polemici indecisi che non vuole stare a questo gioco. Tutto qua. La manifestazione del maggio a Milano a me è piaciuta soprattutto nella parte finale, quando sul palco si sono alternati ricercatori e ricercatrici universitari, per dire che il tema della vivisezione sta entrando nelle univesiità, è entrato, e che occorre superare lo schema “vivisettore boia” e tutti noi “duri e puri”, perchè siamo tutti dentro questa contraddizione e o ci interroghiamo tutti insieme o falliremo ancora. Mi è piaciuta meno quando ho sentito gli slogan tipo “vivisettori sporchi criminali giù le mani dagli animali” perchè secondo me questo è un modo di comunicare vecchio, schematico e francamente gli slogan mi han rotto le palle, si può dire vero? Non servono a niente se non ad appiattire le complessità, ad essere facili bersagli. Ecco perchè abbiamo pensato che sia meglio un film di uno slogan, è un altro tipo di comunicazione possibile, non il solo, certo, ma più “complesso” e quindi più stimolante.
Qual’è il tuo personale rapporto con gli animali, se ne hai uno o quale vorresti avere?
E’ conflittuale, il mio rapporto con gli animali. Per esempio, amo i gatti, ne vorrei due, ma non mi sogno di tenere un animale in un appartamento con la vita randagia che faccio, spesso sono via per giorni. Eppure non passa giorno senza ripensarci. Gigi ed Elena, rispettivamente chitarra e violoncello, hanno uno splendido gattone ma vivono in un contesto meno urbano, può uscire liberamennte e condurre una vita dignitosa per un gatto, no?
Una volta quel che sentivo era più lineare, se faccio questo e quest’altro, se non mangio carne, se non compro prodotti testati su animali. ma come si fa a semplificare così? Sono convinto che si consumi troppa carne, ma entro a fatica nel dibattito “l’uomo è vegetariano per natura” perché alcuni cari amici e il popolo degli esquimesi veramente provano il contrario. Ma non è mica importante arrivare a delle risposte codificate, io credo… l’importante è non smettere di farsi domande, di informarsi, di sapere da dove viene, come è stato allevato, cresciuto, fatto nascere e anche ucciso ciò che mangiamo, che indossiamo, che usiamo per lavarci, per pulire la casa, ecc ecc. Quanti vegetariani sanno che l’Amazzonia è disboscata per far posto alla soia? Ma poi se vai a vedere bene, di quella soia pochissima diventa cibo per vegetariani e la gran parte va a nutrire mucche macellate nei paesi ricchi. Come ci poniamo di fronte al massacro delle tenere foche artiche, dal momento che il più sfigato, meno attraente e decisamente meno visibile merluzzo del Canada è praticamente estinto da quando Brigitte Bardot si è presa a cuore la faccenda? Sai chi ha mangiato i merluzzi? Ma le foche, è ovvio, che dalla fine degli anni ’70 godono di salute migliore.
Anche all’interno del WWF e di Greenpeace si è avviato un consistente dibattito su come operare per non generare ulteriori disastri: crei la riserva, sbatti fuori i bracconieri, dentro la riserva è il paradiso e i tuoi soci son contenti e con la coscienza sollevata mentre fuori dai confini della riserva, da una situazione di purgatorio si è passati all’inferno!! Qualsiasi piano che parli dei diritti degli animali deve per forza prendere in considerazione gli uomini tra questi, altrimenti si instaurerà un meccanismo a catena capace di generare disastri maggiori. Soprattutto, in tutta questa storia, quel che ci siamo detti noi da sempre è: gli slogan non funzionano, cerchiamo il più possibile e per quanto possibile, di andare in fondo alle cose, di informarci davvero e non solo per “sistemare comodamente la coscienza su un tappeto di tessere associative e di politicamente corretto”. Qundi come musicisti e io come regista, più si evitano gli schematismi e gli slogan più siamo soddisfatti. Inquieti e soddisfatti