Una storia rimasta avvolta nel mistero. È quella di Angelina Mioccio. Giovane, ormai da un centinaio di anni custodita all’interno di una nobile cappella gentilizia nel cimitero di Catania, diventata protagonista di numerosi racconti. Quello che sappiamo, tuttavia, è molto frammentario, come confermano gli uffici che seguono il caso in questione. «Tra fine giugno e inizi luglio il sindaco Enrico Trantino ha chiesto di intervenire in quanto la cappella è continuamente vandalizzata», spiega a MeridioNews l’assessore ai servizi cimiteriali Giovanni Petralia. In corso ci sarebbe anche una procedura di espropriazione con la necessità di mettere in sicurezza la bella Angelina (così soprannominata da alcuni) in quanto la tomba versa in condizioni di pericolo da un punto di vista strutturale.
In merito ad Angelina, pare che già da anni non ci siano notizie sui suoi parenti e l’unico erede rimasto si troverebbe a Milano. «Tuttavia non mostrano alcun interesse e dipende da loro la messa in sicurezza o il Comune andrà avanti con l’espropriazione». Tale procedura rientra nel contesto dell’opera di censimento del municipio che, a partire da settembre, analizzerà tutti i casi simili nel campo santo catanese, con particolare attenzione nei confronti di storie di abbandono o trascuratezza alle spalle. Una situazione che impatta sulle spese poiché, come fa notare Petralia, «il Comune alla fine deve riqualificare le tombe a spese proprie con interventi a perdere e sono molte quelle abbandonate a se stesse».
«Fate quello che volete», queste sarebbero le intenzioni trapelate dall’ultimo contatto con i parenti della donna come racconta l’assessore che, tra l’altro, evidenzia l’incertezza sul da farsi: «Una volta terminato l’esproprio, considerate anche le tempistiche molto lente, si deciderà se lasciare in vita la parte monumentale. Se la espropriamo – conclude – possiamo mantenerla e salvaguardare il valore storico in quanto cimitero monumentale». Nel corso del tempo in tanti hanno provato a cercare di fare chiarezza sullo stato di abbandono della mummia. Tra questi anche il blog Melior de cinere surgo – Obiettivo Catania che, lo scorso giugno, ha scritto un post nella propria pagina Facebook con il tentativo di «sensibilizzare le istituzioni per dare dignità alla povera Angelina».
Cosa sappiamo di Angelina Mioccio
Tra miti e leggende, la storia della donna ha sempre catturato l’attenzione nel corso del tempo. Un caso su cui non sappiamo molto come conferma a MeridioNews il responsabile della Gestione servizi cimiteriali e funebri Paolo Romano. Difficoltà non superabili, nonostante gli archivi presenti, anche nel trovare delle informazioni riguardanti la vita di Angelina. Uno dei nodi principali sarebbe quello legato alle distanze temporali poiché la donna sarebbe morta dopo essersi suicidata nel 1911 dal castello di Leucatia, struttura che il padre avrebbe fatto costruire in onore delle nozze. Un matrimonio combinato, voluto da quest’ultimo ma non dalla figlia che si sentiva costretta a sposare un avvocato dieci anni più grande di lei e a dovere allontanare Alfio, un parente di bassa estrazione sociale di cui era invece innamorata. Alfio pare sapesse del matrimonio in vista ma, lavorando per il padre di Angelina, non si sarebbe opposto per paura di perdere il lavoro. Per tale ragione Angelina, che ai tempi aveva 18 anni circa, avrebbe deciso di suicidarsi. In seguito, i genitori l’avrebbero imbalsamata per omaggiarne la sua bellezza in eterno vestendola con l’abito da sposa. Per anni e anni la mummia è stata fonte di attrazione venendo esposta in una teca di vetro all’interno della cappella, ora non accessibile.
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