Andrea Doria: un passo avanti, ma non basta

Una lotta cominciata tre anni fa, quella delle mamme dell’Istituto Comprensivo “Andrea Doria”, iniziata affinché i loro figli potessero fare gli studenti se non in condizioni ottime almeno in condizioni discrete.
Oltre al problema dello sfratto dai locali della sede centrale, in via Cordai, la situazione non era migliore per la succursale “Giovanni Paolo II”, sita in Via Case Sante, pieno centro storico.
Una discarica abusiva decorava gli spazi adiacenti il plesso scolastico e, come se non bastasse, in una scuola pubblica, tra l’altro di nuova costruzione, mancava un normale impianto elettrico.

Da più di tre anni la discarica accumulava rifiuti e, nonostante la sua esistenza, i bambini seguivano ugualmente le lezioni. Tra amianto, cani randagi e zecche, la vita era impossibile non soltanto per gli studenti, ma anche per tutti gli altri abitanti del quartiere.
Un mese fa, le mamme hanno deciso di agire e, con l’appoggio di Rifondazione Comunista, hanno presentato un esposto ai Carabinieri. La risposta non si è fatta attendere: «Il primo ad interessarsi della cosa», racconta Marcello Failla, Rifondazione, «è stato giustamente l’Assessore alle Manutenzioni di Catania, Angelo Sicali, il quale ha etichettato la vicenda come “un’accusa strumentale”». Nonostante il riscontro negativo da parte dell’assessore, le donne non si sono perse d’animo e hanno organizzato, quindici giorni dopo, uno sciopero che è durato un’ora. Protesta lampo, perché ascoltata.
Le istituzioni, questa volta, hanno provveduto immediatamente: le mamme e gli esponenti di Rifondazione che con loro si erano mossi sono stati avvisati che il giorno seguente avrebbero preso avvio i lavori di ripristino della zona. E così è stato.

Un’altra questione spinosa era relativa all’impianto elettrico: citofoni guasti e cancelli perennemente aperti lasciavano la sede troppo esposta ad ingressi non proprio desiderati. Risolta anche questa.

Rimane ancora sospeso il caso dell’arredamento scolastico. La struttura, infatti, manca di quel minimo di arredo che dovrebbe essere indispensabile per il normale svolgimento delle lezioni. Sembra che alcune insegnanti si arrangino facendo lezione in piedi, poiché non bastano le cattedre.
Non si tratta più, a questo punto, di mancata manutenzione, ma di pure e semplici politiche scolastiche, ancora assenti in quella zona di Catania, un quartiere storico e difficile. Ed è proprio lì che, a maggior ragione, il diritto allo studio per i giovani alunni dovrebbe essere garantito in una maniera che, anche se definita “decente”, non sarebbe ancora sufficiente.


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