Il secondo sciopero nel giro di una settimana. Scendono di nuovo in piazza i lavoratori del call center 4U. Lunedì scorso il sit-in, organizzato da Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom e Ugl comunicazioni, si era tenuto sotto la sede dei Monopoli di Stato per protestare contro la delocalizzazione della commessa di Sisal Match Point in Albania. Stamani, invece, i dipendenti si sono dati appuntamenti in piazza Croci per arrivare nella centralissima piazza Politeama.
Una protesta nel cuore della Palermo bene per manifestare tutta la loro contrarietà alla procedura di mobilità dichiarata per 175 dipendenti su 370 del call center. Il colorato serpentone ha attraversato le vie del centro, mandando in tilt il traffico. Sugli striscioni la rabbia dei lavoratori, che vedono il loro futuro sempre più in bilico: «370 lavoratori non mollano», «Azienda 4U chiude, 370 senza lavoro e dignità», «Wind, offerta del mese? Per 175 operatori l’offerta scade il 28 giugno 2015, con le lettere di licenziamento».
«Con il licenziamento di più della metà dei dipendenti l’azienda è destinata a non andare più avanti – dichiara Francesco Brugnone, Rsu della Slc Cgil di Palermo -. Questo è il nostro più grande timore: domani potrà facilmente toccare anche agli altri». Infatti, oltre al problema di Sisal, che ha delocalizzato la commessa a Tirana, anche Wind Infostrada minaccia di mettere a gara la più grossa commessa affidata ai lavoratori di Palermo, «rischiando di affossare l’altra metà che resterà dopo i primi licenziamenti. Chiediamo garanzia e per tutti. Wind non può usare due pesi e due misure e comportarsi con Almaviva e Infocontact in un modo e con noi di 4U in un altro».
«E’ una vergogna che un’azienda importante come 4U porti il suo lavoro a Tirana, abbandonando l’Italia e mettendo a rischio la sopravvivenza della sede di Palermo – dice il segretario Slc Cgil Palermo, Maurizio Rosso -. Regione svegliati, dai un segno, chiedi a Wind di lasciare i lavoratori a Palermo». A Paul Manfredi, amministratore delegato di 4U Servizi, le parti sociali chiedono di «darsi da fare portare nuove commesse a questa azienda. E’ questo il settore del futuro, la politica non può non interessarsene: non permetteremo che un solo posto di lavoro venga soppresso».
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