Giacomo Emanuele porta avanti l'azienda a conduzione familiare nel Messinese. Da circa 30 anni si dedica alla specie rara, che adesso rischia di essere travolta dalla moria. «C'è bisogno di attenzione alla biodiversità», afferma a MeridioNews
Anche l’ape nera sicula dei Nebrodi rischia di scomparire «Si dovrebbero usare meno pesticidi, seppur a norma»
La crisi nel settore dell’apicoltura continua inesorabile, complici anche le altissime temperature che fanno andare a picco le produzioni di miele. Il grido dall’allarme da parte della categoria era arrivato già all’inizio del mese di giugno, dove apicoltori e agricoltori, attraverso un tavolo congiunto, avevano avanzato delle proposte alle istituzioni regionali affinché dessero ossigeno al settore. Altro nodo fondamentale da sciogliere è fare in modo che anche alcune specie vegetali siano protette. I fiori sono di fondamentale importanza per il nutrimento delle api e, di conseguenza, per il mantenimento di alcuni cicli naturali. A gravare sulla questione sono, inoltre, i tantissimi incendi che in questa stagione distruggono gli ambienti naturali fondamentali per il nutrimento delle specie e per l’impollinazione.
In Sicilia i produttori di miele sono oltre duemila. Una pratica che è uscita dai confini hobbistici ed è diventata una fonte importante per l’economia siciliana. Tra i tantissimi produttori di miele dell’Isola c’è anche Giacomo Emanuele, che da quasi 30 anni pratica l’apicoltura nella sua azienda sui Nebrodi, nel Messinese, dove insieme alla sua famiglia si occupa di preservare l’ape nera, una varietà capace di resistere e lavorare anche con alte temperature. Tuttavia il caldo afoso degli ultimi tempi sarebbe poco sopportabile anche per questa specie. «Gli scompensi climatici sono così repentini da condizionarne l’esistenza – afferma Emanuele a MeridioNews – Anni fa l’abbiamo selezionata e abbiamo cercato di preservarla anche da possibili contaminazioni, perché alcuni avevano cercato di soppiantarla attraverso l’introduzione di altre varietà: è una specie capace di produrre tanto miele. Inoltre ha una ligula (proboscide con cui l’ape estrae il nettare dai fiori) più piccola, che riesce a entrare nei fiori in cui le altre api non riescono».
Adesso anche l’ape nera rischia di subire le sofferenze legate all’ambiente. E, va da sé, tutto si riversa anche sulla produzione degli apicoltori. «All’inizio siamo partiti con la mia famiglia come se fosse una scommessa – prosegue l’apicoltore – Poi ci siamo ingranditi senza mai abbandonare i metodi tradizionali della produzione del miele che si fa in montagna. Col passare del tempo abbiamo visto che, oltre al clima, anche i pesticidi che si utilizzano, seppur a norma di legge, sono spesso dannosi sia per le piante che per le api: ci vorrebbe un freno nell’utilizzo». La scarsità della produzione di miele a cui si è arrivati oggi, però, Emanuele sembrava già averla prevista. «Siamo arrivati al punto che oggi dobbiamo essere noi apicoltori a nutrire le api – sottolinea – Qualcosa di incredibile. Una volta era un caso straordinario il fatto che non si riusciva a produrre del miele, qualche stagione negativa poteva capitare. Ma da vent’anni le stagioni veramente positive sono state solo quattro».
Da qualche anno è scattato il campanello d’allarme, che secondo Emanuele potrebbe spegnersi soltanto se si riuscissero a preservare alcune varietà vegetali. «La crisi l’anno scorso è stata un po’ in tutta Italia – aggiunge – I problemi possono essere fermati limitando l’uso di pesticidi e tutelando alcune specie vegetali che abbiamo soltanto in Sicilia. Fiori, non soltanto da frutto, che appassionati ed esperti di altri Paesi del mondo investirebbero un sacco di soldi soltanto per vederli sbocciare: penso soltanto alle orchidee o alle ginestre che crescono dalle nostre parti. Ad alcuni può sembrare banale, ma è così. Oltre al loro valore estetico, poi, è fondamentale garantire la biodiversità proprio a favore della vita di tutte le specie».
A fare eco a Emanuele è Nicolò Lo Piccolo, apicoltore di Caltagirone e membro della giunta regionale dei giovani imprenditori agricoli della Cia siciliana (Confederazione italiana agricoltori). Lo Piccolo lo scorso mese aveva partecipato al tavolo che aveva visto l’unione delle associazioni regionali di categoria. Gli operatori del settore adesso attendono di incontrare l’assessore all’Agricoltura Toni Scilla. Tra le richieste formulate ci sono le detrazioni di alcuni contributi e sostegni economici per gli apicoltori. «Se continueremo a non avere risposte, saremo pronti a manifestare – sottolinea Lo Piccolo – Si prospetta una stagione critica per l’agricoltura, visto il persistere della mancanza di nutrimento per le api, aggravando ulteriormente le problematiche già presenti. È previsto, ad esempio, un picco di oltre il 40 per cento della raccolta delle arance per via della mancata impollinazione del fiore della zagara». Per Lo Piccolo la situazione è diventata insostenibile. «Le alte temperature di queste ultime settimane e i tantissimi incendi a cui assistiamo in questa stagione hanno dato un’ulteriore mazzata all’apicoltura siciliana, distruggendo quegli ultimi fiori presenti nei boschi di eucalipto e dei castagneti, già soggetti alla malattia della psilla e la cinipide che li fanno ammalare – conclude – Si intervenga nell’immediato, altrimenti siamo decisi a scendere in piazza».