Anche in Calabria scatta l’allarme ‘professionisti dell’antimafia’

MENTRE LA SICILIA ANNASPA NELL’IPOCRISIA (E NELL’AFFARISMO) DI CERTI PROFITTATORI, A SCILLA E DINTORNI HANNO COMINCIATO AD APRIRE GLI OCCHI

Dopo la Sicilia, anche in Calabria scatta l’allarme ‘professionisti dell’Antimafia’. L’arresto di Rosy Canale, fondatrice del movimento “Donne di San Luca”, scrittrice di libri sulla ‘ndrangheta e vittima delle cosche mafiose della Locride (truffa e peculato sono le accuse in merito ad  un finanziamento di 160mila euro per allestire la sede dell’associazione antimafia che invece avrebbe intascato) ha accesso i riflettori sui tanti personaggi che strumentalizzano la lotta alle mafie per fini ‘affaristici’.

“Da tanti anni dico di stare attenti a chi si erge a paladino dell’antimafia senza avere alle spalle una storia. Non è tollerabile perché c’è gente che è morta per la lotta alla mafia. C’è gente che lucra con l’antimafia e che ci fa un mestiere. Noi dobbiamo essere vigili a queste condotte non sono solo illecite dal punto di vista penale, ma anche eticamente riprovevoli”, ha detto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri.

Che esorta anche la stampa ad occuparsi di vera antimafia e non cedere alle tentazioni di lusingare chi, nonostante il mantello di cui si è ricoperto, non ha motivo di essere eleogiato: “I giornalisti devono essere feroci, stanare con gli articoli queste campagne antimafia e stare attenti ad elogiarle”.

In Sicilia  il tema è caldissimo. Alcuni  (non tantissimi) magistrati hanno esortato ad aprire gli occhi sui carrieristi dell’antimafia: da Giovambattista Tona ad Alfredo Morvillo, fino a Nicolò Marino, attuale assessore regionale all’Energia ex Pm a Caltanissetta che si è scontrato duramente con i vertici di  Confindustria Sicilia, che sembrano raffigurare bene l’emblema della propaganda antimafia ad usum Delphini.

A quando una bella ‘ripulita’ anche in Sicilia?

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